Chiese solofrane

Chiesa e Monastero di 

Santa Teresa 

 

 

 

 

 

 

È posta nella parte alta del rione Sorbo lungo la strada che porta al Convento dei Cappuccini.

La chiesa, intitolata al "SS. Crocifisso" e conosciuta col titolo di "Santa Teresa", fu eretta nel 1686 nel casale Sorbo Soprano, per la munificenza della famiglia solofrana Ronca, dominante nel casale, voluta da Donato Antonio.

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Dati documentali

 

1693. Erezione del Conservatorio di S. Teresa per Giovanni Vittorio Ronchi (1698-1742), presso la chiesa del Crocifisso in Contrada Sorbo. (ADS).

1703. L’Arcivescovo Bonaventura Poerio il 18 giugno trasforma in perfetta clausura il Conservatorio puellarum virginum oblatarum di S. Teresa eretto canonicamente in sede vacante con bolla del Vicario Capitolare Biagio de Vicariis il 2 settembre 1697, fondato dal benemerito sacerdote Giovanni Vittorio Ronchi, canonico della Collegiata a sue spese. Il Poerio invita le monache a emettere voti solenni, richiama l’osservanza delle costituzioni e la perfezione della vita con la vigilanza del loro fondatore ancora vivente "auctis reditibus". Fin dalla prima visita pastorale (marzo 1698) aveva preso a cuore il Conservatorio ne era rimasto entisiasta e già allora si orientava a trasformarlo in monastero claustrale. Ora incoraggia il fondatore ad aumentare la rendita e completare la fabbrica. Nel 1702 febbraio svolge un’accurata visita e nel giugno manda una relazione a Roma per ottenere il rescritto della S. C. dei Vescovi e Regolari per la clausura che sarà concesso il 25 maggio 1703 (ADS, cart I, Teresiane Solofra 1677-1775, arc 7 perg 423 ; ASV VV. LL. Busta 854 pars. I Salern. Poerio; e Libro di Memoria della fondazione del ven. monastero di Monache di S. Teresa di Solofra ms. ff. 5,7,11,13,14, in Crisci, II, p. 230).

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L’attiguo convento, venne costruito nel 1692 ed ultimato nel 1697 per volere del canonico solofrano, nonché Protonotario Apostolico, Giovan Vittorio Ronchi, che fu sepolto nella chiesa nel 1742. Nel 1703 divenne Monastero di clausura.

 

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L’Arcivescovo di Salerno, Bonaventura Poerio, fin dalla sua prima visita pastorale, nel marzo del 1698, rimase entusiasta del Monastero e fin d’allora si orientò a trasformarlo in monastero claustrale. Nel febbraio del 1702 svolse un’accurata visita e nel giugno mandò una positiva relazione a Roma per ottenere il permesso per la clausura che fu concesso il 25 maggio del 1703 per cui il 18 giugno di quell’anno emanò la Bolla che trasformava in perfetta clausura il Conservatorio puellarum virginum oblatarum di S. Teresa.

Il Poerio nella Bolla invitò le monache:

a emettere voti solenni, richiamò l’osservanza delle costituzioni e la perfezione della vita, chiese la vigilanza del loro fondatore ancora vivente, che incoraggiò ad aumentare la rendita e a completare la fabbrica.

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Il monastero è circondato da una poderosa cinta muraria, in parte ancora visibile di cui una lapide, posta nel tratto fortificato "sud", ricorda un restauro del 1733.

Fu una ricca istituzione ecclesiale che alla metà del XVIII secolo il monastero possedeva 17 beni immobili tra cui una conceria nel rione di S. Lucia, diversi crediti in capitale con vari impegni verso il Convento dei Cappuccini, della Chiesa di S. Giacomo e l’obbligo di 530 messe annue.

La chiesa è stata seriamente compromessa dall’ultimo sisma e chiusa al culto, solo di recente sono iniziati i lavori di restauro.

 

 

 

 

Vagamente influenzata da una fugace allusione al linguaggio del grande Vanvitelli, la chiesa, rappresenta uno dei migliori esempi di architettura sacra a Solofra.

La settecentesca facciata concava, molto articolata e arricchita da fregi e stucchi, è un alternarsi di vuoti che conferiscono all’enorme mole uno stile proprio. In essa domina un finestrone a campana modanato.

Sembra pervasa dal pittoricismo classico di Francesco Solimena, nato a Canale di Serino poco distante dalla cittadina. Elementi di chiara ascendenza soliminesca sono ravvisabili negli spazi e nei decori dell’intera architettura, unico esempio epocale, originale, costruito a Solofra.

L’autore sconosciuto, di chiara scuola napoletana, ha realizzato l’impianto a pianta centrale e abside quadrata su matrice ottagonale con quattro cappelle rettangolari ricavate nello spessore murario.

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L’interno è pervaso da un vuoto ritmico, sapientemente illuminato dalla dinamica invasione della luce, che si proietta in una concentrica esaltazione dei valori spaziali.

Il sistema tettonico è dato da coppie di pilastri, con paraste concluse da capitelli compositi, che conferiscono all’interno, l’effetto di quattro baldacchini che circondano l’invaso centrale.

Sulle cornici mistilinee superiori s’impostano i costoloni della cupola che accolgono vele unghiate decorate con stucchi e nello spessore murario sono ricavati i finestroni incorniciati.

La chiesa mostra una tipologia simile ad un chiaro esempio di architettura religiosa napoletana barocca quale la chiesa di Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone, sia in pianta con le disposizione radiali delle cappelle, che in alzato.

 

 

Tra le opere d’arte contenute notevole è la tela di Francesco Solimena del 1686 rappresentante la Crocifissione posta sul pregevole altare maggiore in marmi policromi, splendido esempio, questo, di artigianato barocco napoletano.

Vi si venerano le ossa della vergine e martire Eusebia, fatte venire dal fondatore dalle catacombe di Roma.

 

 

 

Nel 1864 il Consiglio Comunale, in seguito alla discussione in Parlamento della legge per l’asse ecclesiastico e alla richiesta di indicare le Case religiose meritevoli di essere accettate, dichiara che il monastero di S. Teresa è tenuto dalle monache Carmelitane, che è un’opera di beneficenza per le giovani, è il centro del rione, è facilmente raggiungibile anche dalla popolazione di tutto il paese.

(ASA, Asse ecclesiastico; Prefettura inv. 1 vol. 145, fasc. 90/0).

 

 

 

 

 

 

Facciata

 

La settecentesca facciata, suddivisa in due registri da cornici aggettanti, è un alternarsi ritmico di elementi scenografici che conferiscono alla struttura una suggestione particolare.

Nel registro inferiore si apre un enorme portale di legno di castagno sormontato da un arco sorretto da pilastri in pietra, a cui si accede tramite uno scalone pure in pietra, di molto ridotto rispetto alle dimensioni originali dai bombardamenti dell'ultima guerra. Il portale è ulteriormente inquadrato da semplici paraste, che dall'alto basamento in pietra, che corre lungo tutto il perimetro della chiesa, portano al registro superiore. Qui, dove si ripetono alla stessa maniera gli elementi architettonici del registro inferiore, la struttura è dominata dal mistilineo finestrone centrale che conferisce leggerezza ed armonia alla struttura.

Per la stessa funzione, oltre che per illuminare ulteriormente l'interno, l'architetto ha pensato alle due finestre laterali, arcuate, ed ai due finestroni rettangolari, divisi da un pilastrino in pietra ed in asse con il finestrone sottostante.

Nel timpano, che conclude armoniosamente la facciata, si riprende lo stesso tema dei cornicioni. (Carla Nizzolino).

 

 

 

 

 

Un importante approfondimento:

La Chiesa di Santa Teresa al Sorbo di Solofra

di Francesco Guacci

 

 

 

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