Articoli da “Il Campanile”, 2002 (XXXIII, n. 10, p. 6)

 

 

Solofra si apre alla sua storia

 

 

Le esperienze alla Scuola Media e all'Istituto Tecnico "Gregorio Ronca"

 

 

 

 

Conoscere la storia del proprio paese è come dare le fondamenta ad una costruzione. Sapere ciò che è avvenuto nel passato significa valorizzare il presente, dargli un lustro diverso, significa far parlare luoghi e cose; significa ancora scoprire che la storia che si studia sui libri non è qualcosa di lontano e amorfo o una fredda sequela di date, di nomi e di fatti, ma che questi non fanno altro che fermare momenti vitali vissuti da gente come noi che ha avuto i nostri stessi problemi, ha affrontato le nostre stesse difficoltà, ha vissuto la nostra stessa quotidianità, naturalmente con contenuti diversi. Tutto questo porta a scoprire la validità della storia come disciplina umana per eccellenza e a nutrirsi della sua ricchezza. Quando si parla di Solofra ai ragazzi  - e questa non è solo la mia esperienza -  il loro interesse si fa grande, le loro domande diventano spontanee, e il loro desiderio di sapere dice a noi insegnanti come dovrebbe essere tutta la scuola ed ogni suo argomento. Il tutto acquista un ulteriore valore se consideriamo che noi del sud ci troviamo in una situazione estremamente negativa per quanto riguarda la nostra storia. Essa infatti è la cenerentola dei testi di storia  - e non solo da quelli scritti e stampati nel nord -  che tanto spesso sorvolano su di essa o la trattano molto superficialmente. Basta aprire un qualsiasi libro di storia per costatate quanto poco spazio sia dedicato ai Sanniti, che pure dettero tanto filo da torcere a Roma, o agli Angioini, che pure governarono da noi per più di centocinquanta anni, oppure agli Aragonesi o ancora al Viceregno. La cosa è diventata più evidente da quando i nuovi programmi hanno dato posto nell'ultimo anno, sia di scuola media che delle scuole superiori, allo studio del Novecento, facendo lievitare il periodo di storia studiato nelle classi precedenti. Basti pensare che in prima media si va dalla preistoria alla fine del XIV secolo (un numero di secoli veramente grande), in seconda si arriva alla fine dell'Ottocento. E bisogna tenere presente che questa disciplina è un continuum, per essa non si possono fare salti, anche se si possono approfondire periodi o episodi. Ecco allora che la storia locale diventa l'occasione per introdurre gli approfondimenti necessari, per chiarire degli episodi troppo sintetizzati, per dare valore e profondità a ciò che sembra una fredda notizia, in una parola per far parlare il passato con un linguaggio più vivo e attraente. Lo scoprire che i Sanniti non sono solo un popolo elencato tra quelli che abitarono gli Appennini sottomessi da Roma, ma che hanno lasciato segni evidenti nel nostro territorio non solo nelle tombe di Starza, ma nei toponimi  - veri e propri reperti linguistici - di molti luoghi e persino nel nome di "Solofra"; il ragionare sulla nostra morfologia e scoprire che essa si adattava ai bisogni e allo stile di vita di questo popolo che d'altronde aveva nei nostri monti Mai il confine meridionale del loro territorio, significa veder parlare il territorio e rendere viva una storia lontanissima. Che dire poi della conformazione della conca protetta dalle postazioni di Castelluccia e Chiangarola ed aperta sulla stretta valle di Montoro dove bastava lo straripamento del fiume per isolarla dalla pianura e proteggerla dai suoi pericoli ?. Si deve a questa conformazione alle sue zone pedemontane se da noi c'è stata continuità abitativa quando, dopo la caduta dell'Impero di Roma, le zone abitate si ridussero di molto. E che dire della  Repubblica di Amalfi che si conosce come la prima a tenere floridi commerci con l'Oriente?. Ma dove questa potenza marinara prendeva i prodotti che vendeva in tutto l'Oriente, se non nel mercato di Salerno dove affluivano i prodotti di tutto l'hinterland di questo grosso centro mercantile - già tanto famosa e non solo per la sua Scuola medica fin dal periodo longobardo -  e tra questi anche i prodotti  solofrani (il documento che ne parla è del 1042)?. 

Ed anche circa questo argomento  - i prodotti solofrani -  ci sono i luoghi che parlano e hanno da dire tante cose solo se si sanno ascoltare. Il lontro  (campo del lontro e non di Londra) è nel meridione  un'antica fossa dove si ponevano a bagno le pelli col tannino. La stessa cosa sono i burri (il casale Burrelli era l'antico casale di pie' S. Angelo) e i cantari che hanno dato il nome al vallone Cantarelle; e cosa sono le tine, citate nel documento del 1042 insieme al calce, la macina che triturava la scorza (altro toponimo significativo) di castagno e di querce e le stesse ghiande (i cerri) insieme alla farina (questo tipo di mulino con la doppia funzione è esistito fino a tempi alquanto recenti lungo la Solofrana) se non elementi della concia solofrana posseduti dalla pieve di S. Angelo lungo le sponde del Fiume come un tempo era chiamato l'odierno torrente Solofrana. Ecco che allora questa nostra attività diventa pregnante, greve di significato e valore, diventa come un antico avo che da lustro ad un casato.  Ed ancora, il conoscere i metodi antichi di concia, i loro tempi o i problemi che dovettero affrontare i nostri conterranei dà valore ai moderni metodi di concia e spessore ai problemi che oggi sono intorno alla nostra attività più importante.

Ecco allora a cosa serve la storia locale. Per fortuna ci sono persone che hanno compreso questa valenza e la storia di Solofra da tempo fa capolino qua e là, ma oggi essa gode di un particolare favore. Forse perché c'è un materiale facilmente reperibile nel sito solofrastorica.it che contiene tutto ciò che ho raccolto nei miei lunghi anni di "passione solofrana". Ma il sito nacque proprio per fornire gli allievi di un materiale facilmente utilizzabile, infatti inizialmente fu un insieme di schede divulgative, poi, sotto la spinta di varie considerazioni e di alcune circostanze, si è ampliato ed ora contiene - in più di tremila pagine -  tutto ciò che i miei studi  hanno raccolto, anche i documenti, anche le opere di alcuni solofrani e financo gli studi fatti all'Università di Bari e di Napoli su alcuni nostri uomini illustri o su alcune nostre realtà.

Ma al di là del materiale a disposizione, se non ci sono le persone giuste al posto giusto, che sostengono e determinano certi indirizzi la cosa sarebbe rimasta solo una buona cosa. Invece noi abbiamo nella Scuola Media un dirigente, la preside prof.ssa Concetta Guida, che ha fatto una scelta intelligente e lungimirante quando ha voluto che nelle classi si insegnasse la storia di Solofra. E così mi sono trovata a ritornare nella scuola, dalla quale ero uscita come pensionata solo qualche anno prima, con il compito di realizzare quanto detto. Ed ancora, tenuto presente l'interesse suscitato dal primo tentativo, l'insegnamento quest'anno si è esteso a tutte le classi e coinvolge non solo la storia, ma anche altre discipline per i monumenti e l'arte, per le tradizioni, per la concia. Esso ora è corroborato da un libro, Il racconto di Solofra - fermamente voluto dalla preside - dove gli allievi trovano il riscontro di ciò che si va loro dicendo ed un supporto a questo nuovo insegnamento. E non basta poiché il Laboratorio di studi ambientali, che ha già alcuni anni di vita,  ha ora una sede valida e strumenti adeguati e può essere concretamente e più facilmente utilizzato dai gruppi che vogliano approfondire particolari argomenti.

Quest'anno lo studio della storia locale ha trovato sbocco in un'altra attività scolastica che coinvolge questa volta l'Istituto Tecnico Commerciale "Gregorio Ronca" che ha approvato di recente un progetto dal titolo "Solofra, ieri, oggi, domani" che focalizza alcune tematiche "storiche, ambientali, artistiche e giuridico-economiche con il costante intreccio tra la storia locale e quella generale". L'iniziativa prese le mosse da una proposta del docente di Diritto, Nunzio Repore, che aveva trovato nei nostri Statuti una materia valida per studiarli da un punto di vista non solo storico, per approfondirne cioè gli istituti giuridici in esso contenuti e per confrontarli con quelli che sono nei codici moderni. Al Repore si è affiancata la professoressa Antonietta De Piano, perché il progetto possa essere allargato anche al campo della storia proprio in virtù delle considerazioni fatte sopra; e si avvarrà del contributo mio personale e di quello della dott.ssa Marisa Giliberti che accompagnerà gli allievi in visite sul territorio. Voglio qui sottolineare, oltre al valore indubbio che ha il progetto nel tentare di dare alla storia una maggiore profondità e al territorio una nuova pregnanza, lo studio degli Statuti solofrani attraverso il quale i giovani possono scoprire "le coordinate giuridiche ed economiche" di questi straordinari documenti. L'affrontare lo studio degli Statuti da questi angoli visuali è una esperienza che si fa per la prima volta ma che è ricca di interesse poiché i nostri documenti statutari sono di grande valore. Sono tre corpi che si collocano in diversi periodi della storia di Solofra. Il primo, che è antichissimo ed interessantissimo anche dal punto di vista linguistico, è da collocarsi tra il XIII e il XIV secolo, il secondo è il corpus concesso da Ercole Zurlo nel 1522, ma comprendono capitoli creati lungo tutto il XV secolo. Il terzo sono i capitoli concessi dalla Ferrella-Orsini, che nell'atto di compera del feudo stabilì con la comunità di Solofra alcune clausole e prerogative che poi non mantenne. Il loro studio, che coinvolge un periodo di estremo interesse, quando la comunità si dibatteva in problemi di vitale importanza, quando difendeva la sua attività artigianale già matura e già ricca e la proteggeva contro le prepotenze baronali, mette in piena luce un momento della storia del Meridione che è quella in cui si formarono e presero consistenza quelle situazioni e quegli abusi che saranno alla base di tutta la nostra realtà meridionale.

Da queste pagine va il mio ringraziamento al preside prof. Luciano Di Rienzo che ha trovato valido ed interessante il progetto e che è da annoverare tra quelle persone lungimiranti ed intelligenti, quelle persone giuste al posto giusto, di cui si diceva prima. A lui va il plauso di tutti coloro che hanno a cuore il fatto che questo Istituto superiore si qualifichi per le sue scelte di valorizzazione del territorio e della ricerca d'ambiente.

 

Nel segnalare con la dovuta sottolineatura l'importanza di queste iniziative si vuole anche sollecitare coloro che molto possono fare per ulteriormente sostenerle. Il Comune è il grande assente, finora questo ente, che dovrebbe agire in prima persona - e ne ha tutto l'interesse e l'obbligo - , non ha posto in opera alcun sostegno in questo campo (ci sarebbero molte e interessanti iniziative). Restano le aziende che hanno la possibilità  - alcune lo hanno fatto e lo stanno facendo in modo encomiabile - di sostenere economicamente queste iniziative; e per fortuna Solofra ha imprenditori coraggiosi e intelligenti che troveranno il modo di intervenire affinché Solofra non perda questa occasione di cultura e di progresso.

Mimma De Maio

 

 

 

 

 

Le pagine dedicate alla storia di Solofra

 

 

 

 

 

 

 

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