Ciccio e Franco

 

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Non si discute dei due comici siciliani, noti in tutta la penisola per la loro comicità popolare e cinematografica. Voglio invece presentare due paesani della vecchia Banzano, che in occasione della festa di San Michele, erano soliti venire tra noi per divertimento.

Gironzolando per le strade parate a festa, attirarono l’attenzione del nostro Alfonso.

L’uno era piccolo e minuto, l’atro era alto e grasso.

Ambedue sui vent’anni, con baffetti alla Charlot.

Indossavano vestiti dai colori appariscenti e messi per l’occasione; l’uno il capo aveva coperto con chiara paglietta, che spiccava trionfante tra tante teste scoperte, l’altro portava sul cucuzzolo un indefinibile giallo cappello a larghe tese.

Ambedue, ridenti e beati, si aggiravano tra la gente, soffermandosi un po’ qua, un po’ là, avanti alle bancarelle, vicino ai venditori di dolciumi, e andavano rosicchiando il torrone della festa.

Furono immantinentemente adocchiati dal nostro estroso concittadino, che, senza pensarci due volte,  lasciando la compagnia dei suoi amici, si avvicinò loro, e , serio serio, parlò: “Col permesso del giovanotto, posso rivolgervi una parola?”.

Si fece da parte il grande, ed il piccolo, tutto ossequioso: “Prego! Prego!”. “Ho avuto un’ambasciata dal Sindaco di Fontanarosa. Servono due mastri di festa. Voi ed il vostro amico sembrate proprio i tipi adatti. Pensateci sopra e più tardi mi darete la risposta”.

Detto questo Alfonso, serio e compunto si allontanò, mentre l’altro, mezzo frastornato, si avvicinò al suo amico, che gli chiese l’argomento della conversazione.

“Cosa ne pensi?”

“Non so, ma a me non sembra una cosa seria. Che ci abbia voluto sfottere?”

 

 

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