La famiglia di Antonio De Stefano

S. Andrea

 

Antonio ebbe una solida preparazione classica al Seminario di Nola, che era uno dei Collegi più seri del tempo, poi all'Università di Napoli fu discepolo di Francesco De Sanctis e di Bernardo Spaventa. Preferì ad ogni altro tipo di scuola quella del suo "villaggio natio" dove operò nel difficile periodo successivo all'Unificazione italiana e si adoperò per la nascita di quella scuola elementare. Il Comune lo premiò con una onorificenza che sottolineava il suo impegno per quella scuola e i suoi meriti nel campo didattico. Quando morì nel 1909 ebbe esequie solenni con la partecipazione delle autorità e del paese, che gli tributarono il loro affetto e la loro riconoscenza.

 

 

 

 

 

 Linda fu discepola di Antonio Cardarelli e di Giuseppe Moscati si laureò in Pediatria ed esercitò agli "Incurabili" di Napoli, morì a Napoli nel 1932. Operò ad Arezzo dove fu assistente agli Ospedali Riuniti prestando la sua opera anche nelle case religiose femminili. A Napoli fu anche al Cardarelli e medico pediatrico degli Incurabili e Direttore di vari ambulatori nella stessa Napoli a Pozzuoli a S. Aniello a Caponapoli e alla clinica pediatrica F. Crispi al Vasto.

 

 

 

Antonietta si laureò in filosofia e insegnò all'Università di Napoli. Fu impegnata nel processo di evoluzione della donna. Approfondì temi letterari, filosofici ed artistici mostrando interessi che portarono allo sviluppo di tesi elaborate in occasione di congressi o celebrazioni e che trovarono sistemazione in pubblicazioni anche premiate. Tra gli studi letterari, degni di nota sono quelli virgiliani con due "lavori originali" su La IV egloga e sul VI libro dell’Eneide e studi danteschi che trovarono sbocco in varie pubblicazioni e furono occasioni di letture pubbliche. Vale la pena citare anche gli studi su Omero o su altre questioni di letteratura che dimostrano la partecipazione della studiosa alle attività culturali del tempo. Soprattutto le permisero di rappresentare le donne dell’Italia meridionale nei congressi nazionali a cominciare dal saggio La donna nell’arte che ebbe il primo riconoscimento dei suoi studi. Edita per i tipi della Morano di Napoli l’opera fu premiata con medaglia d’oro dell’Associazione Artistica Internazionale di Roma nel concorso in occasione delle Feste del cinquantenario dell’Unità d’Italia nel 1911. Si interessò di critica estetica (La poesia di Bertocchi e  Il VI libro dell’Iliade) di studi virgiliani (La IV Egloga di Virgilio e Dal libro VI dell’Eneide, due originali lavori che ebbero molto successo in occasione del Bimillenario del poeta mantovano, in "La Stampa medica" del 1914) e danteschi (Si ricordano: Francesca e Piccarda, pubblicato in occasione del sesto centenario della morte del poeta; I protagonisti della Divina Commedia, composto in occasione del Congresso dantesco di Ravenna nel 1921 per segnalare la partecipazione delle donne dell’Italia meridionale; L’inizio dell’altro amore di Dante e La donna gentile che affronta la questione letteraria con acume e dottrina). Ebbe doti di scrittrice come dimostrano le delicate novelle Gli occhi del mondo (Pubblicato a Roma per le edizioni APE nel 1928, il volume ha la seguente dedica: "A Felice De Stefano ingegnere navale cara memoria di fratello e di compagno dei miei studi classici queste povere cose come una lagrima". Il fratello era morto tre anni prima. Occhi del mondo sono quelli che vedono le cose così come appaiono e come le persone s’industriano che appaiano e non come sono realmente) in cui, ponendosi sulla scia del Verga, delinea situazioni e personaggi che da diverse angolature analizzano il comportamento umano, sia quando è condizionato dall’apparenza, dalla futilità o dalle piccole cose sia quando diventa determinante nella risoluzione di situazioni, fino a scoprire i significati dei luoghi francescani. Antonietta De Stefano è anche poetessa nei bellissimi Canti alla riva (l’opera pubblicata a Napoli per le edizioni "La toga" nel 1935 è dedicata al fratello Angelo), prose poetiche di cui in Appendice si dà un saggio, e che "sono per te viandante ramingo che cerchi la meta" e che hanno per argomento "il movimento ininterrotto dell’Umanità che si agita [...] e dicono come incessante è il conflitto selvaggio delle forze che l’agitano " e il trattatino Mondo cane !, condotto con schietto buonumore. L’impegno dottrinale è invece messo in rilievo da Le osmosi nella vita dello spirito (Pubblicato tra gli Atti Accademici dell’Università di Napoli per il Congresso filosofico internazionale del 1924, Napoli, 1924).

 

Filomena, laureata in lettere e insegnante.

 

Angelo fu un apprezzato avvocato penale che si distinse in processi delicati e difficili. Famosa fu la difesa pronunciata alla Corte d’Assise di Napoli il 2 e il 5 maggio del 1914, in difesa della popolazione d’Itri, la cittadina laziale in provincia di Latina che, stanca di sopportare violazioni e prepotenze, si era ribellata contro i Sardi. Itri infatti ospitava un migliaio dei tremila minatori sardi che lavoravano per la direttissima Napoli-Roma e che si abbandonavano a soprusi d’ogni genere (Cfr. A. De Stefano, La rivolta d’Itri, legittima difesa di una folla, Milano, Vallardi, 1914). L’attività forense, che si estendeva anche al foro di Avellino, era seguita dal periodico solofrano "Le rane" (Cfr. "Le Rane", VIII, 1915, n. 12).

 

 

 

 Felice fu ingegnere, dirigibilista nella prima guerra mondiale, maggiore del Genio navale, uno dei pionieri della politica petrolifera in Italia.

 

Qui Felice in un tenero atteggiamento.

 

 

 

Vedi la pagina su Felice De Stefano.

 

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