Tommaso Fasano

 

 

Figlio di Alessandro e Livia Morena

 

Nato il 24 dicembre del 1646 a Solofra

 

 

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Attivo in molte chiese napoletane specie nella chiesa di Donna Regina Nuova

 

Vedi l’articolo di Achille della Ragione

http://www.guidecampania.com/dellaragione/articolo39/articolo.htm

 

Mario Pavone, Pittori napoletani della prima metà del Settecento. Dal documento all’opera. (Napoli, 2008)

 

Si parla di questo pittore in Civiltà del Seicento a Napoli, Electa, 1984, pp. 138, 269-270.

 

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Fratello di Gabriele, autore de Lo Tasso Napoletano

 

 

 

Furono detti, entrambi i fratelli, “napoletani”, come molti solofrani che avevano la casa a Napoli.

Tutti gli autori che parlano di loro non ne conoscono il luogo di nascita.

 

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Parla di lui Bernardo De Dominici in Vite dei Pittori, Scultori e Architetti Napoletani 1742-1745,

(Napoli, 1840-1846)

 

 

Tommaso Fasano, detto l’abate Fasano*, fu napoletano, e discepolo di Luca, prevalse nel dipingere a guazzo, e fece anch’egli machine di quarantore, e sepolcri, e tanto fu esercitato nelle pitture a guazzo ci dipingesse; come si vede dalle opere sue dipinte in molte chiese, e massimamente in quella di Donnaregina, ove sono quattro quadri di sua mano ne’ muri laterali di due cappelle; cioè due in quella del Rosario, in cui è dipinta la Madonna, che apparisce, ed un Angelo, che pone in fuga gli eretici; e l’altro è S. Domenico e S. Francesco di Assisi, che si abbracciano, essendovi altri Santi Domenicani, e Francescani con molto popolo. Al di sopra vi sono lunette dipinte a fresco, ma sono deboli in ambedue, come anche la volta. Nell’altra cappella dedicata anche alla Madonna del Carmine vedesi la di lei  immagine portata in processione in occasione della peste, per placare l’ira di Dio , e nell’altro la Beata Vergine, che dà l’abito Carmelitano a S. Simone Stocco, essendovi gran numero di religiosi, e di popolo. Fu Tommaso copioso nell’inventare, ma non fu scelto, e corretto, e, secondo il giudizio de’ professori, il miglior quadro che egli à dipinto è quello situato presso l’altar maggiore di S. Maria delle Grazie in strada Toledo, in cui si esprime l’accidente apoplettico venuto a S. Andrea Avellino sull’altare. In questo quadro è la figura di un medico situato a sedersi innanzi, che è molto bella, e con naturalezza dipinta. Fu amicissimo nella scuola di Luca con Giovan Tommaso Giaquinto, ma poi per gelosia di opere dipinte a guazzo divennero nemici. Mancò Tommaso il 1716 con febbre acuta che lo tolse al mondo. (pp. 206-207).

 

*Questo sintagma si riferisce al fratello, Gabriele, che fu Abate di Santa Maria di Vietri e che fu chiamato l’Abate Fasano, denominazione che passò ad indicare la famiglia. Abitavano al Vico Severini, poi detto Vico dei Garofali, riferito alla omonima famiglia che creò in quel nel loro palazzo una pinacoteca, accogliendo opere di pittori napoletani e non. Poi si chiamò Vico Summonte (G. D’Oria).

 

L’amicizia di Tommaso Fasano con Giovanni Tommaso Giaquinto, montorese, dipende dal fatto che frequentarono entrambi la bottega di Francesco Guarini e che la famiglia solofrana dei Fasano aveva legami con i Fasano di Montoro.

 

 

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La famiglia Fasano