Piccola Guida turistica

 

 

Itinerario  Pergola-S. Marco

 

Sambuco - Toro sottano - Stazione - S. Maria del Carmelo - Castello longobardo - S. Domenico - Madonna della Neve - Turci -  Castello di Serino (Toppola) - Castelluccia.

 

L’itinerario interessa un’ampia zona meridionale della conca di Solofra che si sviluppa intorno al complesso montuoso Pergola-San Marco. Nel periodo alto-medioevale questo gruppo montuoso fu un elemento difensivo di grande valenza strategica sulla via di comunicazione tra la valle dell’Irno e quella del Sabato.

 Si parte dalla zona denominata Sambuco all’altezza dello svincolo autostradale, si prende via Sambuco al termine della quale a sinistra si entra nell’antico rione del Toro che si attraversa percorrendo una stretta via lungo la quale c’è, sulla destra prima del ponte della ferrovia, una chiesetta gentilizia con un’edicola di S. Antonio (chiusa). Al termine della via Toro si costeggia a sinistra il palazzo gentilizio della famiglia Maffei (vi nacque il giurista Giuseppe Maffei 1728-1812) che si affaccia sulla piazza della Ferrovia. Qui sulla destra c’è la chiesetta gentilizia della Madonna del Carmelo. Da piazza della Ferrovia si imbocca via Giuseppe Maffei che costeggia la collina del castello e dalla quale sulla sinistra si prende la strada che porta al castello. Sullo spiazzo dinanzi ai ruderi si può considerare la posizione strategica del fortilizio e il suo rapporto con la roccia di Castelluccia e con il passo di Turci. Dal castello si ritorna in via Maffei che si percorre costeggiando il vallone Cantarelle in parte occupato dalla strada ferrata e lo si attraversa al ponte di S. Nicola (così detto dalla chiesa di San Nicola alle scanate, ora distrutta) giungendo, al termine della strada, in piazza S. Domenico. È questa la piazza del nuovo centro, dominata dalla chiesa di S. Domenico con attiguo Convento, ornata da palazzi moderni e da due viali di secolari Tigli. Di qui si prende via Casapapa (dalla dimora della famiglia solofrana dei Papa) che giunge al rione Caposolofra al termine del quale si imbocca via Turci, che s’inerpica verso il passo a tonanti divenendo sempre più panoramica. Sulla destra, all’inizio del passo, sorge la isolata chiesa di S. Maria della neve dalla quale si gode uno dei panorami più belli della conca. Si possono osservare, a cominciare dal passo, il monte Faggeto, il monte Vellizzano, il massiccio monte Garofalo, l’alta barriera dei monti Mai e proseguendo il pizzo di S. Michele con dinanzi il colle dell’Uovo e infine la collinetta di Chiancarola. Sulla chiesa incombe la mole rocciosa del monte Pergola in quel punto roso dallo sconcio di una troppo estesa cava di pietra. Si ritorna sulla strada giungendo al passo, luogo di sosta con taverna e fondaco, dove si prende sulla sinistra la via che costeggia a nord il monte e, attraverso un percorso molto panoramico e suggestivo sulla valle del Sabato, si giunge al casale Toppola di Serino. Sulla destra una viuzza conduce allo slargo del castello di Serino del quale si possono visitare i ruderi e ammirare la posizione strategica sulla valle e si può considerare la sua opposizione al castello di Solofra. Ritornati sulla via si imbocca, sulla sinistra, quella che costeggia a nord il monte S. Marco e che conduce, attraverso campi e boschi di castagni, sul passo di Castelluccia posto sul lato occidentale del complesso montuoso. Di qui si gode lo splendido panorama sulla conca di Solofra e sulla pianura di Montoro. Sulla spianata della Castelluccia si può visitare la chiesetta della Madonna dell’Assunzione che è al centro di una tradizione mariana molto seguita ed antica.

 

 

 

 

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Uno scorcio delle antiche cortine solofrane di A. Giannattasio

 

Rione Toro. Il rione ha accolto un antico abitato (poi diviso in Toro soprano e Toro sottano) con la primitiva chiesa di S. Giuliano poi ricostruita nel rione Fratta, al di là del vallone. Il suo toponimo (di origine osco-sannita) è da collegare alle non lontane tombe sannite di Starza, indicanti l’esistenza di un abitato, e alla arx sannita di Castelluccia.

 

 

Chiesa di Sant’Antonio. Ubicata in un piccolo slargo lungo la via che attraversa il Toro, ha una modesta facciata con portale in blocchi di pietra calcarea bocciardata, una finestra centrale arcuata e una cornice che delimita la parte bassa del timpano triangolare al centro del quale c’è il foro campanario. L’interno, decorato da varie lesene lungo le pareti e coperto a botte a sesto ribassato, ha la navata divisa dal presbiterio da un arco a tutto sesto e l’altare con ai lati due nicchie ed in alto una cornice con tela.

 

 

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Uno scorcio degli antichi rioni solofrani di A. Giannattasio

 

 

Chiesa di S. Maria del Carmelo. Cappella gentilizia (prima metà del XVII secolo) della famiglia Maffei (il cui impianto nel casale risale al XV secolo) di piccole dimensioni con facciata semplice e torretta campanaria, ha un portale d’ingresso in pietra locale lievemente scolpito in alto con stemma gentilizio sovrastato da una nicchia semicircolare. L’interno, semplice con pilastri e paraste interrotte da due piccole finestre superiori che lo illuminano e con soffitto piano, ha la parete dell’altare con un arco a tutto sesto che descrive un piccolo vano mentre una nicchia sopra l’altare, in marmi policromi, racchiude la statua della Vergine. Sono conservati pochi quadri ed una pregevole tela seicentesca di ambito guariniano.

 

 

 

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Castello longobardo. Fa parte del complesso difensivo longobardo del Pergola-S. Marco costituito dal castello di Serino (Toppola) nella parte nord, da quello di Solofra sulla parte sud e dallo sperone roccioso di Castelluccia. Posto su una collina pedemontana del gruppo montuoso, il fortilizio è un rinforzo del più grande centro fortificato di Serino che fu potenziato, con la costruzione del punto fortificato di cui si parla, quando, in seguito alla divisione del grande ducato longobardo di Benevento, esso venne a trovarsi proprio sulla linea di confine tra il Principato di Salerno e quello di Benevento. Il complesso costituì poi il confine della contea normanna di S. Severino Rota e fu a difesa del valico di Turci, quando fu abbandonato quello di Castelluccia. Dalla parte che guarda verso Turci infatti fu costruito il “rivellino” di rinforzo della torre di est di cui si possono osservare le fondamenta. Il castello, inizialmente una semplice fortificazione, fece parte del territorio di Serino fino a quando il casale di Solofra fu aggregato a quel feudo, poi fu ceduto all’Universitas di Solofra in seguito alla sua raggiunta autonomia territoriale e amministrativa. In questa occasione pone una sua ristrutturazione.

 

 

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Chiesa di S. Domenico. La chiesa con annesso Convento, assegnato ai padri domenicani di S. Domenico Soriano, fu voluta a metà del XVII secolo dalla feudataria Dorotea Orsini della quale conserva le spoglie oltre ad essere arricchito da edicole e monumenti funerari trasferiti dall’abbattuta Chiesa di S. Agostino. L’edificio, con sulla facciata un portale che dà vita a tutta la costruzione, ha l’interno ad unica navata, pianta a croce latina e copertura a botte, mentre l’incrocio del transetto con la navata è coperto da una cupola con quattro finestre ovali. Le pareti laterali hanno dieci altari arricchiti da statue e quadri, altri due altari con pregevoli tavole nel transetto mentre in prossimità del presbiterio, addossato ad un pilastro sul lato sinistro, c’è un pulpito in legno con decorazioni barocche. L’altare maggiore, in marmo policromo con pregevoli putti di bottega napoletana della fine del ’600 e delimitato da una balaustra in marmo, è un pregevolissimo lavoro di scuola vaccariana. Tra le opere un capolavoro di Francesco Guarini la «Madonna del Rosario» (1646) con la raffigurazione di Dorotea Orsini in preghiera davanti alla Vergine, una tela di Francesco Solimene, la visione di S. Gregorio taumaturgo o San Cirillo di Alessandria (1680), altre tele settecentesche di bottega locale tra cui quella Sant’Egidio di Giuseppe Guarini, fratello di Francesco (1659), il cenotafio neoclassico del Teologo Pandolfelli, agostiniano.

 

 

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Chiesa di S. Maria della Neve. Costruita sul passo di Turci nella seconda metà del XV secolo a sostegno dei mercanti che attraversavano il passo, è sede di un culto impiantatosi in tempi antichi nella conca di Solofra. È una chiesetta di modeste dimensioni con la facciata caratterizzata da un doppio portale ad arco a tutto sesto di cui quello superiore in pietra come il portale. L’interno, ad unica navata di piccole dimensioni, illuminata da due finestre sul lato occidentale, ha due cappelle laterali che quasi individuano una pianta a croce greca ed il soffitto a volta rastremata con affresco. Sulla parete dell’altare maggiore una nicchia incorniciata contiene la statua lignea della Madonna della Neve risalente alla fine del XVIII secolo.

 

 

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Castello di Serino (Toppola).  Fece parte del sistema difensivo costruito dai Longobardi sulla valle del Sabato. Fu il centro del feudo dei Tricarico che vi abitarono e sede della curia delle Universitas di Serino e di Solofra quando i due abitati facevano parte di un’unica unità amministrativa. Sono rimasti resti di mura perimetrali che ne fanno capire l’ampiezza.

 

 

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Castellucia.  È questo uno sperone roccioso posto sul lato occidentale del complesso Pergola-S. Marco che costituì nel periodo sannita una statio (arx) naturalmente fortificata a difesa della via di comunicazione tra la valle dell’Irno e quella del Sabato e della successiva romana “via antica qui badit ad Sancta Agate”. Questo elemento morfologico, insieme alla collinetta di Chiancarola, posta sull’altra parte della conca, trasformò la stessa in un luogo difeso e quindi di grande valenza conservativa negli anni bui delle distruzioni barbariche, cosa che ha assicurato la continuità abitativa nella zona.

 

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Chiesa di S. Maria della Castelluccia. La chiesetta, che sorge sullo sperone roccioso di Castelluccia e che è dedicata a Santa Maria del quindici agosto, conserva un culto antichissimo di origine bizantina. La chiesa, ricostruita all’inizio del XVI secolo dal feudatario di Serino Ludovico della Tolfa ed dotata dal principe di Avellino Marino Caracciolo e dagli Orsini, feudatari di Solofra, ebbe annessa una grancia del Convento di S. Agostino di Solofra.

 

 

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