DOCUMENTI

XVIII SECOLO

UN PALAZZO SOLOFRANO DEL XVIII SECOLO

 

Si pubblica un documento notarile che contiene l’inventario dei beni di una delle famiglie più importanti del settecento solofrano quella di Filippo Vigilante e dei fratelli Reverendi Salvatore e Costantino, quest’ultimo vescovo di Caiazzo.

L’atto fu stipulato, il 7 maggio del 1751 allorché, in seguito alla morte di Filippo, si dovette procedere alla individuazione dei beni per i minori Bartolomeo e Felice Antonio, figli di Filippo e di Delia Caropreso.

Il documento permette di conoscere l’arredo, l’abbigliamento, il corredo, i gioielli dell’epoca.

 

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La casa palazziata è situata al Sorbo (via Cacciata) e viene così definita costituita di varie parti superiori e sottani, cortile, pozzo di acqua sorgente e giardino murato accosto ad essa che serve per sue delizie.

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Mobili suppellettili ed argento lavorato ritrovato in casa proprio ed assoluta di detto fu Sig. Don Filippo fatti ed acquistati doppo la divisione tra gli altri fratelli.

Il ritratto dello stesso Sig. Filippo di palmi due e mezzo e tre e mezzo con cornice indorata. Il ritratto del Sig. D. Fran.co Paolo suo figlio e fratello di essi D. Bartolomeo e D. Felice Antonio della stessa misura anche con cornice indorata sistenti nella sala.

Due scrivanie coverte con di noce, una di esse sistente nella prima anticamera, ed un’altra nella stanza dello studio.

Tre genoflessori coverti similmente con radica di noce che se ritrovano uno nella Cappella e un altro nel cammerino contiguo alla prima anticamera, e l’altro nel penultimo cammerino dell’ultima camera.

Uno portiere grande avanti della detta cappella sistente in detta casa palazziata di damasco verde. Tre portieri con zinefra, e cornici indorate di damasco cremisi.

Uno oriuolo di sala, sistente nella stessa sala, con sua cascia di pioppo dipinta.

Uno quadro grande di S. Martino, rotondo al di sopra con stragallo indorato, sistente nella camera dello studio. Uno quadro di palmi tre, e quattro in circa, coll’effigie della SS.ma Annunciata con cornice indorata che se ritrova nella stanza appresso lo studio. Uno quadro di palmi tre, e quattro coll’effigie della nascita di nostro Signore Redentore, con cornice indorata, sistente nell’ultima stanza prossima alla cucina. Uno quadro di palmi tre, e due e mezzo coll’effigie di S. Pascale Bajlon, con cornice indorata, sistente nella stessa stanza. Otto tonni piccioli con varie effigie con cornici negre, e stragalli indorati, che se ritrovano nella medesima stanza.

Due scanzie grandi, e stipi sotto di esse per tener libri ed alte robbe, con rezze di ferri filati.

Uno canapè vestito di montoni rossi sistente nella medesima stanza dello studio.

Una pianeta, stola, manipolo, e velo sopra del calice di drappo fiorato di vari colori con fondo latte. Due camici di mezz’olanda, uno messale grande, e tutti gli altri suppellettili bisognevoli per celebrare la Santa Messa.

 

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L’arredamento della Cappella di casa è di proprietà di Filippo e non dei fratelli sacerdoti che abitavano altrove specie Costantino di cui più giù è descritta la camera.

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Uno galesso con mantice, usato; uno sellone con guarnimento, spezzato.

Uno cappotto di scarlatto, usato; una giamberga, giamberghino e calzone di calidoro con bottoni di fila d’argento, usato; un’altra giamberga, giamberghino, e calzone di panno del busto con asole, e bottoni aggiacciati, usati. Uno giamberghino di lustro di seta.

Uno cotecugno di panno per camera, usato. Una veste di camera di durante fiorato imbottita di bombace. Uno spolverino di seta per està. Uno cappello bordato con trina di argento. Varie calzette di seta, di lana, e di cottone, usate. Tre parrucche, due a bozza, ed una tonna.

Una sottocoppa grande di argento ottongolata. Ventuno posate di argento consistenti in forcine, cocchiari, e coltelli. Due candelieri d’argento. Sei cicchere con piattini per uso ciccolata. Sei tielle con cocchiarini d’argento per uso di sorbetta. Uno tringiante, ed uno forcone d’argento. Uno calice, et patena d’argento con piede di rame indorato. Una spada con manico d’argento.

Di peso tutto il descritto argento libre undeci, ed oncie quattro, oltre li manichi delli coltelli, del tringiante, e forcone, del calice, e patena, e del manico della spada, che per non scomponersi si è stimato non pesarlo.

Uno bastone di canna d’India con pomo di argento lavorato.

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E nella stessa casa palazziata ritrovati si sono altri mobili, suppelletili, oro, argento lavorato, che per terza parte spettano al suddetto Ill.mo, e Rev.mo Sig. D. Costantino vescovo di Caiazzo, un’altra terza parte al detto Sig. D Salvatore, e la restante terza parte al riferito fu Sig. D. Filippo, e sua eredità e cioè:

 

Nella sala

 

Due libree usate intiere con trine di seta, di colore griso ferro con cappelli bordati con trine bianche; uno giamberghino di volante dello stesso colore; uno gonnellino, e fascia di seta, con corpettino e calzone di cottoncigno bianco, e coppola di velluto negra con trina d’argento, ed impresa di argento in fronte.

Quattro cassapanchi di teglia dipinti verdi coll’impresa della suddetta casa Vigilante.

Uno ritratto dell’Illustrissimo Monsignor Vigilante vescovo di Caiazzo di palmi tre, e due e mezzo con cornice indorata. Il ritratto del suddetto Rev.mo Sig. D. Salvatore di palmi tre, e due e mezzo con cornice indorata. Il ritratto del quondam D. Bartolomeo Vigilante di palmi tre, e quattro con cornice indorata. Il ritratto del quondam D. Vito Vigilante con cornice indorata di palmi tre, e quattro. Il ritratto del Confessore del detto quondam Bartolomeo Vigilante con cornice indorata di palmi uno, e mezzo, e due. Il ritratto del fu Dr. Sig. Gabriello Vigilante, con cornice indorata di palmi tre, e due, e mezzo. Tre altri quadretti di ricamo con vetro avanti e cornicette negre di un palmo incirca con tre teste d’Imperatori Turchi.

Due portiere avanti le porte di panno rosso con frange attorno, con i di loro ferri, usati, ed una vetrata alla Francese.

 

Nella prima anticamera a mano destra si sono ritrovati

 

Uno portiere di Damasco cremisi vecchio.

Una scrivania di noce con mostre di ottone. Una bassetta tonna di pioppo con bancale di lana di diversi colori, usato. Nove sedie di appoggio di vacchetta con passamani di seta verdi.

Due quadri grandi di palmi cinque, e sette con cornici negre e stragalli indorati, uno coll’Istoria sagra dello scatorimento dell’acqua di Mosè, e l’altro l’Adorazione del Serpente. Sei quadri di fiori, e frutta, con cornici negre stragallati d’oro, di palmi tre, e quattro. Uno quadretto di S. Gio. Battista quando predicava al Deserto, con cornice indorata di palmi due, e due, e mezzo. Un altro quadretto, in vi stà dipinta la Resurrezione di Lazzaro di palmi due, e due, e mezzo con cornice indorata. Tre tonni piccioli di caccia, con cornici indorate. Due tonni, anche piccioli con figure sopra cristallo con cornici negre. Due quadretti di un palmo due in circa.

Due specchi grandi con cornici negre, con i di loro ferri indorati, e due fiocchi di seta per ciascuno, di misura circa palmi due, e mezzo, e tre.

 

Nella seconda anticamera

 

Uno portiere di damasco cremisi vecchio.

Uno bassettino ottangolato picciolo di marmo, con piede di legno. Due bassettini di pastiglia lavorati, con sopraveste di montone, sopra delli quali vi sono due scrittorj di ebano negro, con più tiratori. Due scarabbatti di cristalli avanti, dentro delli quali vi sono due cassette di Santa Maria di cristallo lavorate, vari fiori di seta, ed una statuetta di cera con vesti cardinalizie.

Tredici sedie d’appoggio di vacchetta di Fiandra, con passamani di seta verde e attorno.

Sei quadri grandi di frutta e fiori, con cornici d’argento indorate colla mistura, di palmi quattro, e sei. Due quadri grandi di campagnole con cornici indorate, di palmi cinque, e sette. Quattro quadretti di campagnole con cornici negre e stragalli indorati di palmi uno, e mezzo, e due. Otto tonni mezzani di frutta, e fiori con cornici indorate. Tredici altri tonni piccioli di caccia con cornici indorate.

Una vetrata alla finestra.

 

Nella camera da dormire al pontone verso mezzogiorno

 

Una bassetta di noce, con tiratori. Uno genoflessorio anche di noce. Uno bassettino di marmo di palmi due, e tre, sopra del quale vi stà uno scarabatto con cristallo avanti, e laterali con cornici negre, e stragalli indorati, dentro del quale vi è una statuetta di Cristo Signor nostro alla Colonna, e sopra altra statuetta della Resurrezione di Giesù Cristo.

Uno specchio di palmi due, ed uno, e mezzo di lume, con cornice negra di pero, e ferri lavorati a fogliame, che lo sostengono.

Uno letto di palmi sette, e nove, consistente in due scanni di ferro, lettiera, tre matarazza piene di lana, con vesti di cottoncigno, coltra di tela di Persia imbottita, coltra di Damasco cremisi frangiata di seta dello stesso colore, quattro capezzali pieni di lana colle vesti di mezz’olanda, una coverta di lana. Uno cortinaggio di Damasco cremisi di palmi otto, e nove, e giraletto simile guarniti con frange di seta dello stesso colore.

Due quadri di palmi quattro, e cinque, uno di Cristo all’Orto, e l’altro di S. Maria della Pietà con cornici indorate. Un altro quadro di palmi due, e due, e mezzo coll’effigie di S. Giuseppe, ed il Bambino. Un altro quadro di palmi uno, e mezzo, e due con cornice indorata coll’immagine del Crocefisso. Tre quadretti piccioli con varie reliquie di Santi con cornici negre di un palmo. Un altro quadro di un palmo con cornice d’ebano, e coll’effigie di Giesù, S. Anna, e Maria. Uno reliquiario lavorato di fogliame indorate dentro del quale vi è un osso di S. Ginnesio martire. Un altro quadro di palmi tre, e quattro con cornice negra stragallata d’oro coll’effigie di S. Francesco Sales. Altri due quadri di palmi due e mezzo, e tre, con cornici indorate, e coll’effigie in uno del sonno di Giuseppe e nell’altro dell’Angelo Custode. Un altro quadretto di un palmo con cornicetta negra, coll’effigie di Cristo Signor nostro alla Colonna. Tre altri quadretti piccioli con varie effigie. Uno pannetto ricamato di seta, con crocifisso d’argento, asta di tortuca, e capitelli di argento. Uno quadro di palmi due, e tre con cornice indorata, coll’effigie della Vergine Addolorata. Un altro quadro di palmi due, e due, e mezzo con cornice indorata, coll’immagine di quando Giesù fu portato al Tempio.

Una vetrata alla finestra.

 

Nel primo cammarino contiguo alla prima anticamera

 

Uno pannetto di portanova di color verde, con il crocifisso di ottone, e sei quadretti piccioli attorno.

Uno letto con scanni di ferro, e lettiera, con due matarazza piene di lana con vesti di cottoncigno, quattro coscine piene di lana, con vesti di tela. Uno telaro con ferri per il cortinaggio. Uno cortinaggio di cottone verde usato.

Una connola dipinta rossa, e stragallata d’oro per figlioli. Una manta di lana cordata, e due lenzuola di tela.

Uno quadro coll’effigie del Bambino, che dorme con cornice di legno di palmi due, e due e mezzo. Cinque altri quadretti piccioli indorati con diverse immagini. Un altro quadretto picciolo di un palmo coll’effigie dell’Immacolata Concezione di Maria sempre vergine. Uno quadretto di un palmo, e mezzo con cornice negra coll’effigie di S. Ignazio.

Una bassetta di noce. Uno baullo picciolo di vacchetta ritrovato vacuo. Una scanzietta per tener scritture ed una vetrata alla finestra, otto sedie di paglia.

 

Nel secondo cammarino contiguo alla seconda anticamera

 

Un pannetto di Damasco verde usato con crocefisso, e sei quadretti piccioli con diverse effigie.

Uno letto con scanni di ferro e lettiera con due matarazza, e quattro coscine piene di lana, con vesti di cottoncigno, ed un altro di fianella, due lenzuola di tela, ed una manta di lana cardata usata.

Uno quadretto di un palmo, e quarto sopra a rame coll’effigie del Sepolcro di Cristo, con cornice indorata. Uno quadretto di un palmo, e quarto coll’effigie di S. Giuseppe con cornice negra. Uno quadro di palmi due, e mezzo, e tre con cornice negra, e stragalli indorati, coll’Immagine della Vergine del SS.mo Rosario. Un altro quadro della stessa misura, e colla medesima cornice negra coll’effigie dell’Angelo custode. Un altro quadro con cornice negra coll’effigie di S. Giovanni sopra a Carta. Altri quattro quadretti sopra a Carta, con cornici negre meno di un palmo.

Una scanzia picciola per tenere scritture.

Uno baullo di vacchetta usato con centrelle di ottone, sedie di paglia numero otto usate.

Una vetrata alla finestra.

 

Nel terzo cammarino

La camera di Costantino Vigilante

 

Uno letto di campagna con due matarazza piene di lana, e quattro capezzali con vesti di cottoncigno rigate.

Padiglione di velluto cremisi con frange proprio ed assoluto il suddetto letto di campagna, e Padiglione del cennato Ill.mo e Reverendo Sig. D. Costantino vescovo di Caiazzo.

Un pannetto di porta nova in seta, uno crocifisso picciolo di avolio, ed asta di legno, sei quadretti piccioli con diverse effigie e con cornici negre, e stragalli indorati.

Una bassetta di noce con tiratoro.

Uno quadro di palmi due, e mezzo, e tre coll’effigie della Vergine, con cornice negra e stragalli indorati. Un altro quadro picciolo di un palmo, e quarta coll’effigie della Vergine Addolorata con cornice negra . Un altro quadretto picciolo di un palmo coll’effigie di Giesù, con cornice negra. Un altro quadro di palmi due colla testa del SS. Salvatore, con cornice di legno, e stragalli indorati. Un altro quadro coll’effigie della Vergine con cornice di legno. Un altro quadro di un palmo, e quarto con cornice indorata, coll’Immagine di Cristo Signor nostro colla Croce su delle spalle. Uno quadretto picciolo con due colonette di pietra coll’effigie della Vergine. Un altro quadretto picciolo con cornice negra coll’effigie di S. Girolamo. Un altro quadretto coll’immagine di Giesù, Maria, e Giuseppe. Un altro quadretto picciolo colla testa di S. Filippo Neri.

Sette sedie di paglia.

Una vetrata alla finestra.

 

Nel quarto ed ultimo cammarino

 

Una scanzia di pioppo per tener scritture, una bassetta di noce con bancale rigato. Una cascia per letto di campagna.

Una chitarra nuova e diversi ferri per commodo di casa, e quattro sedie di paglia.

Uno crocefisso di legno.

Una vetrata alla finestra.

 

Nella stanza dello studio a mano sinistra della sala

 

Una bassetta grande di noce usata. Otto sedie di paglia.

Due quadri grandi di palmi cinque, e sette, con cornici negre, con stragalli indorati. Uno dell’adorazione del Vitello d’oro, e l’altro quando Mosè fu buttato nel fiume Nilo. Un altro quadro con cornice indorata di palmi due, e tre coll’effigie della SS.ma Trinità, Immacolata Concezione di Maria, e le teste delli quondam Pompilio Vigilante fondatore del Monte della famiglia Vigilante, e di sua moglie. Un altro quadro di palmi due, e due, e mezzo con cornice indorata coll’effigie della Vergine ed altre figurine. Un altro quadro picciolo con cornice di legno intagliata coll’effigie della Vergine, e del Bambino. Due quadri con cornice indorate di palmi uno, e mezzo, e due, uno coll’effigie del Salvatore, e l’altro della Vergine SS.ma con Giesù che dorme. Un ovato picciolo con cornice indorata coll’effigie quando S. Pietro guarì l’infermo avanti il tempio.

Due vetrate nelle finestre.

Bicchieri di cristallo numero venti senza piede, e col piede altri numero diece. Bicchieri di cristallo per uso di rosolio numero sei; una saliera di cristallo. Bocciette di cristallo per uso di aceto ed oglio numero due. Pistolette di cristallo per acqua e vino numero diece otto. Carrafine per messa numero quattro. Giarre di cristallo con coverchi numero due. Una cantinetta con quattro bocciette grandi, e due picciole di cristallo per uso di acqua vita. Chiccare di varie sorti di porcellana, per uso di ciccolata con li piattini numero ventisei. Chiccare per uso di cafè con piattini di varie sorti numero. ventidue. Tazze grandi per brodo numero due. Quattro chiccare di legno inverniciate con li piattini per uso di ciccolata. Due molinelli per macinar cafè.

In due scanzie con le rezze avanti di ferro filato e dipinte a giusa di acero si sono ritrovati li seguenti libri

 

I libri della biblioteca solofrana di Costantino Vigilante

 

Uno calamaro di marmo e suo polverino, altro calamaro d’osso negro e suo polverino con alcune pietre di marmo per mettere sopra delle scritture.

E sotto dette scanzie dei libri si è trovato tonni di stagno numero trentacinque. Tonni di stagno numero dodici. Fiammenchi di stagno numero sei. Reali di stagno numero sei. Mezzi reali di stagno numero sei. Una caffettiera di stagno per portar cafè. Due vasi di stagno per far sorbetta. Otto forme di stagno per far ricottelle di ciccolata colla cassetta.

 

Nel cammerino seu guardiola appresso detta stanza dello studio verso settentrione

 

Una sedia di appoggio di vacchetta usata, due boffette di castagno usate. Due scoppettiere con tre cherubine e sette scoppette lunghe per caccia. Due paia di pistole per avanti cavallo. Due sciabolotti usati e due spade usate coll’impugnatura di ottone per uso dei servidori.

Due candelieri d'ottone ad oglio. Due candelieri grandi a cinque lumi per ciascheduno ad oglio anche di ottone.

 

Nella cammera appresso lo studio verso ponente

Guardaroba

Un portiere di panno rosso usato.

Due letti con quattro matarazza piene di lana ed otto coscine anche piene di lana colle vesti di cottoncigno.

Uno cortinaggio di cottone giallo con giraletto simile. Due coscini grandi di portanuova per genoflessorio. Tre coscini di montone rosso.

Uno cascione di pioppo usato e dentro di esso ritrovate si sono le seguenti robbe della detta fu donna Delia loro madre.

Uno cantuscio usato di damasco negro. Una auteriè di drappo col fondo bianco e fiorata con oro. Uno cantuscio di drappo latte fraschiato. Un altro cantuscio di cordoncino seu amoerre di color celeste. Due altri cantusci anche di amoerre di color cetrangolo. Faudiglie numero quattro di varie sorte fabbricate in lana. Due busti usati.

In un altro baulle di vacchetta usato si è ritrovato:

Cinque pezze di orletta. Camicie di orletta numero cinque di huomo. Tre para calzonetti anche di orletta. Camicie di huomo di tela di Bari numero otto. Calzonetti dell’istessa tela para sei. Camiciole di tela per està numero otto. Falzoletti di orletta con merletti per uso di donna numero undici. Vantesini per uso di donna numero tre, cioè due di musolino ed uno di orletta. Camicie di donna numero otto di tela di Bari. Tovaglie di tela fine e di orletta numero diecesette.

In un altro baullo anche di vacchetta pure usato si è ritrovato:

Tovaglie di uso di Fiandra numero dodici. Lenzuola di tela fina numero quindeci incluse in esse due di orletta con merletti. Vesti di coscini tra grandi e piccioli numero ventidue di diverse tele. Guanti di filo para otto. Salvietti e mesali in tono, pezzotte cinque. Sottocalzette di varie sorti usate e nuove para nove. Falzoletti di seta numero quattordeci. Tovaglie di seta numero due.

In un altro baullo anche di vacchetta usato si è ritrovato:

Due covertini di damasco cremisi con frange attorno di seta e foderati di sangallo rosso. Uno cortinaggio di tela bianca guarnito di rezze lavorate di filo con suo giraletto simile. Quattro covertini di bambace bianca.

Due stipi alla genuese ossiano con tarli guarniti di radiche di olivo e con scudi e pometti di ottone dentro delli quali si è ritrovato:

Sei mante di lana cardata di S. Ciprigno e nel tiratoro di sotto due bancali uno grande di felpa siciliana ed uno picciolo di portanuova. Tre coverte di lana di varii colori per covrire boffette.

E in un altro delli suddetti stipi alla genuese si è ritrovato:

Uno picciolo crocefisso d’oro smaltato con quattro rubini falzi. Sinnacoli d’oro numero sissantadue. Uno cannale con sinnacoli d’oro numero cinquantuno e ventinove ingranatelle. Uno rosario con medaglia d’argento e con cento e due sinnacoli d’oro ed ingranatelle numero cento e diece. Una corona di pietra agata con medaglia di filagrano d’oro e dodici sinnacoli d’oro. Due fila di perle picciole. Uno Cupido sopra argento con diece rubini ed otto diamanti piccioli. Una pioggia sopra argento con sei rubini ed undeci diamanti. Uno paro d’orecchini d’argento con dodici smaraldi. Un altro paio di orecchini d’oro con trenta rubini. Altro paio di orecchini sopra argento con diece diamanti sei rubini e sei perle. Uno gioiello coll’immagine della Vergine con cinque rubini e sei diamantini sopr’oro. Uno schiavaccio d’oro con ventisei rubini. Uno paio di fioccaglie di filagrana d’oro con una perla per uno. Altro paio di fioccaglie d’oro con una perla per una. Un anello a navetta d’oro con sei rubini e sei diamantini. Un altro anello a rosetta con cinque smaraldi e quattro diamantini. Un altro anello a navetta con sette smaraldi e sei diamantini. Un altro anello di huomo con uno smaraldo in mezzo. Altro anello con uno smaraldo in mezzo e due diamantini. Altro anello con torchina in mezzo e sei diamantini. Altro anello di figliolo con smaraldo in mezzo e due diamantini attorno. Altro anello picciolo con torchinella in mezzo. Uno guardanello, sei circhietti d’oro. Una corona di numero centoventiotto coralli grandi e numero tredici sinnacoli d’oro ed una medaglia di filograno d’argento. Altra corona di vaccia con medaglia di argento. Altra corona di cocco con crocifisetto d’argento. Due pettinesse d’argento. Una spadella di argento per uso di donna. Una medaglia di S. Maria Lauretana d’argento. Tre Madonne del Carmine effigiate in argento. Una Immacolata Concezione ed una S. Elena incastrate di argento. Due forbici con vaggine d’argento. Un’unghia della Gran bestia incastrata d’argento. Due temperini colli manichi guarniti d’argento. Quattro fibbie d’argento per cravattini. Uno paio di fibbie d’argento per donna. Un arcarolo con rocchiello e digitale d’argento. Uno balzanino d’argento. Due odorini per acquavita d’argento. Uno picciolo reliquiario d’argento. Uno oriolo di sacca d’oro con suggelli e cateniglia d’oro. Uno quadretto di S. Antonio di pietra agata fatto alla mosaica con cornice d’argento. Una cera grande di S. Pio V col giro intorno d’argento. Una effigie ossia il ritratto di papa Benedetto XIII sopra a verde antico colla cornicetta d’argento indorata. Due scatolette con alcune cose sante di sommi Pontefici.

 

Ed in un altro tiratoro si sono ritrovate

alcune Reliquie di diversi santi colla di loro autentiche e giretti di ottone e sebbene dicono detti Signori don Bartolomeo e don Felice Antonio che vene fussero state più di dette reliquie e con giro d’argento queste si ritrovino in potere dello stesso Sig. don Salvatore.

Una frottiera d’argento di peso libra una e mezza. Una guantiera d’argento di peso libra una ed oncia una e mezza. Una giarra grande d’argento di peso oncie diece e mezzo. Un’altra giarra d’argento di peso oncie tre ed una quarta. Due sottocoppe d’argento di peso libbre tre ed oncie quattro e mezzo. Quattro cocchiaroni d’argento due lisci e due perforati di peso libra una ed oncie sette e mezzo. Dodici posate d’argento consistenti in coltelli, forcine e cocchiari di peso libbre quattro ed oncie due. Due becchieri d’argento di peso oncie sei meno una quarta. Una saliera d’argento di peso oncie quattro e mezzo. Un’altra posata di argento in uno stucchio consistente in coltello, brocca e cocchiaro di peso oncie quattro. Un’acquasantiera d’argento con una colomba che tiene il sicchietto in bocca di peso oncie otto ed una quarta. Altra acquasantiera d’argento di peso oncie cinque e mezzo. Due candelieri d’argento con forbice di peso libre due ed un oncia e mezza. Uno bacile e bocale d’argento di peso libre sette ed oncie otto. Uno cocchiarino d’argento picciolo.

Delli quali argenti dicono li stessi Signori Don Bartolomeo e Don Felice Antonio ritroversene in potere del Sig.re Don Salvatore. Una delle due sottocoppe, otto posate, consistenti in brocche, cocchiari e coltelli.

 

E di più in potere dello stesso Sig. Don Salvatore asseriscono puranche rattrovarsi secondo descritto ravvisasi in un libro intitolato Beni stabili ed altri effetti della Casa p. 32 di proprio carattere dell’inferito fu Sig. Don Filippo:

uno anello d’oro con sette pietre torchine ed otto diamantini. Un altro anello d’oro a fede con 24 pietre rosse ed una verde. Uno paro di fioccaglie di filograno d’oro con due perle per ciascheduna. Un altro paro di fioccaglie d’oro con cinque perle per ciascheduna. Uno paio di anelletti d’oro lisci. Uno cannale con venti sinnacoli d’oro grandi e numero diciasette in granatelle.

E in un altro tiratoro di detto stipo si è ritrovato l’infratto d’argento lavorato proprio ed assoluto di detto Ill.mo e Rev.mo monsignore Don Costantino

cioè quattro zavatte due grandi e due mezzanelle coll’impresa vescovile del medesimo. Una giarra grande di argento indorata dentro colla cifro VC (Vigilante Costantino) ed una posata d’argento consistente in coltello, brocca e cocchiaro di peso l’argento suddetto libre nove ed un ovato con cornice d’argento col Ritratto di Sr. Maria Villani che non si è pesato.

Altri beni nella stessa camera comuni per terza parte.

Sedie di paglia numero quattro.

Uno quadro picciolo con cornice indorata coll’effigie dell’Immacolata Concezione. Un altro quadro simile coll’effigie di S. Antonio. Un altro quadro più picciolo colla testa della Vergine con cornice negra. Un altro quadro di palmo uno e mezzo con cornice negra stragallata ed indorata coll’effigie di S. Lucia. Un altro quadro picciolo con cornice indorata coll’effigie di Cristo Sig.re nostro alla colonna. Un altro quadro di palmi due con cornice indorata coll’effigie del SS.mo Salvatore. Un altro quadro picciolo con cornice negra coll’effigie di S. Giovanni che predica al deserto. Altri quadretti piccioli con diverse effigie. Due tonnini piccioli con varie immagini.

 

Nella seconda camera appresso

 

Uno portiere di panno rosso con ferro.

Uno letto consistente in una matarazza piena di lana quattro coscine anche piene di lana. Lettiera e scanni di ferro. Una lettiera di noce. Uno boffettino di noce sopra del quale vi è uno scarabatto con uno bambino di cera dentro. Uno scrigno con statuette scolpite vecchio. Quattro sedie di paglia.

Uno quadro con cornice negra sopra carta coll’effigie del SS.mo Crocifisso di palmi tre e due. Due quadri di palmi due, ed uno e mezzo con cornice negra coll’effigie della Vergine ed un altro di S. Rosa di Viterbo. Uno quadro di S. Michele Arcangelo con cornice bianca di legno di palmi quattro e tre.

Uno specchio con cornice negra di palmi due.

 

 

Nell’anticocina e cocina

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Quattro caldaie di rame di peso circa libbre novanta. Un altro caldaio di libre circa venti anche di rame. Due teami di rame di peso circa diece libre. Due sartaggini di rame circa libre quattro. Uno sottospido di rame di libre tre in circa. Due conche di rame di peso circa sedici. Sei ovarole di rame.

Due braciere di rame circa libre quindeci con i di loro piedi di legname. Due altre braciere di rame all’antica di circa libre trentotto. Una braciera picciola di rame di circa libre quindeci. Due scaldaletti di rame.

Due bacili di rame di Cipro per lavar le mani. Uno vaso di rame per tener acqua. Tre ciccolatiere. Due sicchietti piccioli di rame.

Due motari con due pistelli di bronzo.

Sei candele ad oglio. Uno capifoco di ferro. Due catene di ferro per il camino. Due mortari di marmo ed altri utensili pignate, teami, piatti, bacili, trepiedi, cocchiare, forconi, grattacasio, cacciacarne, spidi, ed altre cose simili.minuti di cocina come sono.

 

Nelle case sottane e proprio nella cantina si è ritrovato

Sette botti di circa barili dodici l’una, tre delle quali piene di vino ed altre quattro vacue. Due tine grandi per bollire vino. Alcuni carrafoni e carrafe di vetro.

 

In un’altra casa sottana chiamato magazzino si è ritrovato

Grano tomola venti, salati, caso vecchio, caso fresco, casicavalli, forni, risi, maccaroni, ed altre robbe commestibili per quotidiani alimenti.

 

 

 

 

 

 

Un approfondimento

Vale la pena considerare anche la parte del documento che descrive le

robbe mercantili sistenti nella bottega di Congiaria di Filippo sita alla Forna al largo detto di Santa Caterina

e cioè:

Cuoi bufalini, e vaccini di varie specie e numero quattrocento novantasei che si stimano di valuta circa di ducati duemila, e duecento, non potendosi dare determinato prezzo, per ritrovarsi in concia, né si è possuto osservare che sarebbe riuscito di notabile danno.

Porcini nostrali numero trecento, e cinque che si stimano di valuta circa docati venti non ancora conciati.

Altri cuoi conci esistenti in casa numero quindeci, che sono di valuta docati sissanta.

Sevo vaccino cantara quattro docati quaranta. Insogna fracida cantaro uno, docati nove. Oglio per negozio docati centoquaranta. (Sono i grassi per con cui si conciavano le pelli).

 

Filippo è un conciapelli e mercante che ha rapporti commerciali, oltre con i vicini centri del salernitano, del serinese e dell’Irpinia, con Potenza, Atella, Rionegro, Atrani Candela, Cava, Nocera, Amalfi, Bisegna d’Abruzzo, Altamura, Lavello, Ruvo, Benevento, Morcone, e soprattutto con Napoli.

Altri dati

Contanti ritrovati in casa in uno scrigno, tre fedi di credito monete d’oro, ed argento docati mille, e sette, e grana undeci.

 

Filippo ha stabilito:

per li studi, e dottorato del riferito Sig. D. Bartolomeo docati duecento cinquanta,

per li studi del Sig. D. Felice Antonio suddetto docati centocinquanta,

per legati spettanti alle suore sr. Maria Filippa, sr. Maria Francesca, sr. Maria Raffaele, sr.. Maria Emanuele, moniche professe nel Ven. Monastero di S. Giorgio; sr. Marianina e sr Maria Costantina, moniche professe di S. Teresa di questa terra; sr. Maria Michele, e sr. Maria Gabriele, novizie nello stesso e di prossimo devono professare (per i voti che dovranno prendere le ultime due figlie la madre aveva lasciato per testamento ducati mille duecento venticinque) il godimento di ducati duecento per ciascuna, come eredità del padre Filippo per un totale di docati mille, e seicento.

Filippo ha inoltre un arrendamento di duemila e cento quindici ducati sulla rifazione dei frutti della Città di Napoli.

Il figlio Bartolomeo, che è sposato con Rosa Barone, gode di un indennizzo di ducati mille novecento novantacinque. (Vale la pena considerare che Bartolomeo nel 1754 ha quattro figli Delia di 5 anni, Vito di tre, futuro notaio di Solofra, Orsola di due e Filippo di pochi mesi; ha due servitori, una serva ed una nutrice).

 

 

 

 

 

Beni mobili ritrovati in casa e che spettano solo a Bartolomeo perché comprati col guadagno del suo negozio (mercante)

 

Una giamberga, e calzone di velluto color piombino, uno giamberghino ricamato d’oro, ed argento, un’altra giamberga di gammelletto d’Olanda con calzone, uno giamberghino di amoerre color celeste, una giamberga, e calzone di panno d’Inghilterre di color piombino, uno giamberghino di velluto negro, un’altra giamberga di bojettone scarlato.

Calzette di està paja quattro. Uno cappello bordato, e due capelli semplici. Quattro pelucche.

Due ferrajoli di panno.

 

Vesti da donna

 

Un abito di drappo con oro, ed argento fatto ad Andriè col fondo di color latte. Un altro abito anche ad Andriè di velluto color ceraso gallonato d’oro. Uno guarda piede di amoerre color latte ricamato d’argento ed oro.

Uno guarda infante di osso di balena coverto di Armesino color ceraso, un altro guarda infante di gionchi coverto di sancallino color latte.

Due scarpette con argento. Quattro scuffie. Uno pajo di manicotti con scolline tutte con merletti forastieri. Altre quattro scuffie usate anche con merletti forastieri. Uno pajo di calzette scarlato con cugno d’oro, ed altre due paja anche di seta. Uno manichitto ricamato, un altro manichitto di color ceraso.

Uno ventaglio forastiere, due altri ventagli napoletani. Due paja di guanti di seta.

 

Due baulli di vacchetta incontrellati di ottone. Uno busto di ossa di balena coverto di criscietto guarnito d’argento. Due paja di scarpe. Uno di drappo ricamato ed l’altro d’argento. Due paja di scarpe. Uno di drappo ricamato e l’altro di velluto. Tre paja di fibbie d’argento. Uno arcarolo, odorino, e digitale, e rocchello d’argento uniti in uno. Una tabbacchiera d’argento. Tre spungoli d’argento. Uno scaldino d’argento.

 

Uno indirizzo di diamanti consistente in una crocetta con diece diamanti grandi, dodici mediocri, e venti piccioli, ed alcune schiegge anche di diamanti. Due orecchini con quattro diamanti grandi per ciasceduno, diece piccioli, ed altre scheggiette. Due anelli, uno con uno diamante grande in mezzo, otto mediocri e sei piccioli attorno e l’altro con uno diamante grande in mezzo e quattro piccioli tutti ligati sopra argento.

Gioielli

Un altro indirizzo di smaraldi ligato in oro, consistente in una crocetta con diece smaraldi grandi, cinque mediocri e quattro piccioli, cinque diamantini mediocri, ventiquattro piccioli e con molte altre scheggiette di diamanti.

Due orecchini con quattro smaraldi grandi per ciasceduno di essi, una mediocre e varie scheggiette di diamanti. E tre anelli, uno con smaraldo grande in mezzo, quattro mediocri, sei diamantini, e quattro scheggiette anche di diamanti, un altro anello con uno smaraldo grande in mezzo fatto a fede, e due diamanti ed il terzo con uno smaraldo mediocre in mezzo e due diamantini attorno.

Due piogge con undici smaraldi mediocri, quattro piccioli ed alcune scheggiette di diamanti per ciascheduna di esse.

Una madonnina per portare in petto con sette smaraldi mediocri, cinque piccioli e molte scheggiette di diamanti attorno.

Sei fila di perle. Uno oriolo di sacca d’argento.

(ASA, B 6844, ff 147v-166r).

(Sono stati operati pochi opportuni interventi sui termini di difficile lettura).

 

Glossario

amoerre: stoffa di seta o a imitazione di seta.

andrié: a strascico secondo la moda del XVIII secolo.

armesino: ermellino.

arrendamento: sistema vigente nel Regno di Napoli di riscossione in appalto di una gabella.

auterié: tipo di veste da donna.

cantuscio: veste di donna in uso nel XVIII secolo.

capifoco: alare.

cottoncigno: tipo di tessuto.

covertini: tipo di coperta.

balzanino: fermaglio per tenere il velo del cappello da donna.

bancale: cuscino.

bassettino: mobile basso.

bonbace: cotone in fiocco.

boffette: tavoli.

canapé: panca imbottita con spalliera e braccioli.

cannale: collana.

cetrangolo: arancio.

connola: culla.

cotecugno: veste da camera.

faudiglie: specie di sottana.

ferrajoli: ampi mantelli corto con bavero.

fiammenchi: piatti ovali per servire in tavola.

fioccaglie: orecchini.

forni: cibi cotti al forno.

genoflessori: inginocchiatoi.

giamberga: abito maschile da gala che giungeva fino al ginocchio, simbolo a Napoli del ceto borghese.

gionchi: giunchi.

giraletto: pizzo o ricamo che orla tutto intorno il bordo di una coperta da letto.

guardanello: custodia di preziosi.

guarda infante: intelaiatura composta di cerchi di legno digradanti a campana verso la vita montati su una pesante fodera che si poneva sotto la gonna per tenerla allargata e gonfia secondo la moda dei secoli XVII e XVIII.

guarda piede: borsa di pelo per tenere i piedi caldi.

impresa: stemma.

indirizzo: parure.

inzogna: sugna.

infratto: detto appresso.

ingranatelle: gocce che hanno la superficie granosa.

libree: livree.

manichitto: tipo di manicotto.

manipolo: striscia di drappo con la figura della croce che pende avvolta al braccio sinistro del sacerdote nel celebrare la messa.

oriuolo: orologio.

ovarole: tipi di pentole.

ovato: quadro ovale.

pelucche: da feluca, cappello a due punte.

portiere: tenda di velluto di seta o di altro tessuto pesante che si poneva alle porte per riparo o ornamento.

polverino: vaso con coperchio con polvere da mettere sullo scritto fresco perché asciughi.

portanova: tipo di stoffa.

salati: carne e pesce salato.

sancallino: tessuto sangallo.

Santa Maria: erba balsamica.

sarteggini: sartegine è una grossa padella

scanzie: palchetti o mobili a diversi scomparti.

scarabatti: stipi eleganti a vetri per tenervi oggetti di pregio.

scarlatto: pannolano finissimo di colore scarlatto.

scatorimento dell’acqua: apertura delle acque del Mar Rosso.

schiavaccio: tipo di braccialetto.

scolline: bordi a scialle.

scoppettiere: porta armi.

scrittorij: mobiletto fornito di un piano ribaltabile leggermente inclinato che permette di scrivere.

sevo: grasso.

sinnacoli: gocce.

stragallo: orlatura ornamentale a foglie.

stucchio: astuccio.

teglia: legno di tiglio.

tielle: coppette.

torchina: turchese.

tortuca: tartaruga.

radica: legno di radice per lavori fini di ebanisteria

vaccia: tipo di oro.

vantesini: grembiuli.

zinefra: fregio per tendine.

 

Un palazzo del XVIII secolo al casale Sorbo

Gli Atti notarili del 7 maggio del 1751 ci forniscono una straordinaria descrizione di un palazzo del Sorbo. Apparteneva a Filippo Vigilante, fratello del vescovo di Caiazzo, Costantino, e discendente di Pompilio, fondatore del "Monte" di questa importante famiglia solofrana, un ramo della quale abitò nel XVIII secolo la casa "palazziata", sita in via Cacciata, uno dei pochi antichi palazzi solofrani che ancora possediamo. Poiché Filippo era morto lasciando dei figli minori, si dovette fare un atto di ricognizione dei suoi beni, il quale ci permette di conoscere non solo la consistenza economica della famiglia, quanto la struttura del palazzo, l’arredo e le suppellettili e financo l’abbigliamento e i gioielli dell’epoca. Tutto, dal tipo dei mobili e degli abiti, agli stemmi sparsi dovunque, evidenzia che questa famiglia apparteneva alla ricca e colta borghesia solofrana, che traeva il proprio sostentamento dalle attività artigiano-mercantili locali. Filippo, sposato con Delia Caropreso e padre di Bartolomeo e Felice Antonio e di otto femmine, tutte, secondo il costume dell’epoca, suore, aveva una conceria, al largo S. Caterina, ed era, come i più importanti conciapelli solofrani, anche mercante e finanziatore. I suoi rapporti commerciali si estendevano a tutte le zone del Meridione dall’Abruzzo, dove Lanciano costituiva una porta verso i mercati del centro-nord, al salernitano e alla costiera amalfitana, da sempre centri privilegiati delle attività mercantili solofrane, alla Puglia e alle zone interne dell’Irpinia, attive nei rapporti con il nostro commercio specie degli animali e della lana, alla Calabria, da tre secoli fornitrice di prodotti concianti, e al napoletano, dove Filippo aveva un arrendamento sui "frutti della Città di Napoli". Ricchissimi erano i legami finanziari con i conciatori solofrani che qualificano Filippo, a metà settecento, un importante sostenitore del commercio solofrano.

Il palazzo aveva un cortile con pozzo e acqua corrente, magazzini e cantine, una Cappella, e al piano nobile una grande sala da cui si diramavano le numerose stanze, tutte riccamente arredate con mobili di pregio, cassepanche e sedie rifinite in pelle e istoriate con lo stemma, che a quei tempi avevano tutte le famiglie facoltose. Alle porte c’erano pesanti tende di damasco verde o cremisi, che si ponevano per riparo o ornamento, mentre alle finestre c’erano vetrate, dette alla francese. Tra gli elementi dell’arredo spiccano i numerosissimi quadri che coprivano quasi interamente le pareti, tutti con cornici indorate e varie orlature, raffiguranti sia membri della famiglia, sia soggetti religiosi o di natura morta ma anche molti soggetti venatori. Interessanti sono gli arredi sacri della Cappella o sparsi un po’ dappertutto, il corredo della cucina con i grandi utensili di rame, le attrezzature per il vino delle cantine, i generi alimentari conservati nei magazzini, dal grano, alla carne salata, al formaggio, ai "maccaroni", il caratteristico calesse settecentesco con mantice e il cavallo da sella finemente guarnito, nella stalla.

La grande sala centrale aveva un orologio con cassa di pioppo dipinta, un canapè rivestito di pelle rossa, delle scrivanie e i caratteristici mobili a diversi scomparti protetti da reti di ferro per libri o altri oggetti, tutti dettagliatamente descritti, come pure gli oggetti di argento e le preziose stoviglie contenuti nei mobili. Da questa sala si accedeva a due anticamere, elegantemente arredate con scrivanie, tavoli e sedie, stipi a vetri per oggetti di pregio, e da queste alle molte camere da letto, tra cui quelle di Filippo, dei figli e dei fratelli (Bartolomeo e Costantino). Tutte avevano il caratteristico letto a baldacchino ornato con varie guarnizioni, mobili con cassetti e porta oggetti, inginocchiatoi, tavoli, né mancavano grandi specchi da muro. Una di queste era la camera dei bambini con culla rossa e finimenti d’oro, mentre quella che ospitava il vescovo Costantino, all’epoca ancora vivo, quando veniva a Solofra, aveva un "letto di campagna con padiglione" e molti oggetti religiosi. Interessante era lo studio di famiglia, a cui si accedeva dalla sala centrale verso nord, perché qui, in due librerie, si trovavano circa 400 libri, anch’essi descritti, che si inquadrano nel clima culturale dell’epoca e che permettono di definire gli studi e gli interessi del Vescovo di Caiazzo. Tra gli oggetti alcuni calamai di marmo o d’osso col caratteristico coperchio che conteneva la polvere che allora si metteva sullo scritto fresco perché asciugasse. Due stanze di particolare interesse erano l’armeria con diversi candelieri e due porta armi (tre cherubine e sette scoppette lunghe per caccia, due paia di pistole, due sciabolotti e due spade coll’impugnatura di ottone usate dai "servidori") e il guardaroba, dove, in due armadi (detti alla genovese) e in varie casse e bauli di pelle, c’erano gli abiti appartenuti a Delia Caropreso, il suo corredo e quello per la casa, gli abiti di Filippo e quelli del giovane Bartolomeo, oltre ai gioielli personali e di famiglia e vari oggetti di argento, che costituivano un vero e proprio tesoro. Il tutto, dettagliatamente descritto, risulta particolarmente interessante poiché riesce a dare un quadro abbastanza preciso della moda dell’epoca. C’erano le vesti da donna eleganti, di tessuti pregiati e ornate di oro ed argento, la caratteristica intelaiatura che si poneva sotto la gonna per tenerla allargata e gonfia, gli immancabili busti, la borsa per scaldare i piedi, e poi manicotti, cuffie, ventagli; il corredo era nei tessuti dell’epoca in prevalenza di seta, di Fiandra, di damasco, con molti cortinaggi usati per guarnire i letti. Tra i gioielli - collane, braccialetti, orecchini d’oro e di perle, anelli con pietre preziose, orologi - c’erano medaglie, spille, fermagli, diversi rosari con grani d’oro, di agata, di corallo, di cocco tutti con medaglie, persino un arcolaio con rocchiello e ditale d’argento ed un cassetto con vari oggetti del mons. Costantino recanti lo stemma vescovile e la sua cifra. Tra gli oggetti appartenuti a Filippo c’era una spada con manico d’argento, uno bastone di canna d’India con pomo di argento lavorato, e, tra i suoi indumenti, soprabiti invernali di finissimo pannolano ed estivi di seta, il caratteristico abito maschile da gala con giacca fino al ginocchio, simbolo del ceto borghese (detto giamberga), e quello con giacca più corta e bottoni d’argento (giamberghino) di seta o di panno, le livree ornate di trine di seta, con cappelli bordati o con trina di argento e una coppola di velluto con lo stemma di argento, persino tre parrucche. Dello stesso tipo gli abiti del giovane Bartolomeo, un guardaroba molto ricco e vario di tessuti pregiati con ricami d’oro ed argento, dove spiccano i copricapi semplici o bordati, ben quattro feluche a due punte e dei giovanili mantelli ampi e corti con bavero.

(Da "Il Campanile", 2003)

 

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Solofra nel XVIII secolo

 

 

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