Un testamento del XVI secolo

 

Potente Morena

 

 

1537 B6524 ASA Notai Avellino

 

Testamento ed ultime volontà di Potente Morena.

 

Il testatore nomina eredi universali i figli Bartolomeo, Cesare e Francesco e i nipoti Antonio e Giovanni Domenico, figli del fu Domenico. Nomina Antonio e Gio Domenico, eredi del sedile di case antiche dove abitano nel casale Sortito, confinante con la via pubblica da due parti con le case e il cortile di Donato Parrella, le case di G. Battista Perrella e consistenti in più vani sottani e soprani con astraco, gaifo, forno, cortile antico murato, dinanzi al quale vi è un’entrata grande confinante col cortile di Donato Parrella, poi gira in basso verso ponente fino al pioppo grande che sta lungo il muro della via pubblica, confinante con i beni di messere Scipione de Jacobatis, con il compito di fare un muro entro due anni, i nipoti per un quarto e i figli per gli altri tre quarti. Lascia ai nipoti la terra arbustata e vitata, sita alle Celentane, confinante con i beni di Fante Parrella col vallone; l’oliveto arbustato sito alle campori, confinante con i beni di Scipione Jacobatis e con la via, da dividersi con i figli; la quarta parte del bosco di Turci, il resto ai figli. Lascia ai nipoti una cassa grande di abete che ora tiene Antonio, con un altro cassoncello che è nella camera dove sta Antonio, una botte di capacità di barili 20, una tina di uguale capacità che è nel cellaro delle case, come pure tutti i mobili e le suppellettili di casa e altri aimenti che hanno comprato, lo stiglio dell’arte de auropella, e tutte le recoglienze di denari, ori e argenti che sono in loro potere e che essi hanno acquistato in modo che possano usarli da veri padroni senza che i suoi figli abbiano da nulla pretendere. Stabilisce che tutti i suoi beni mobili ed immobili, denari, ori, argenti, recoglienze, suppellettili e agi di casa siano dei figli i quali devono fare una casa di fabbrica vicino all’orto confinante con la via pubblica, dove si dice la pietra mazocatora all’angolo delle due mura confinanti con la via pubblica e vicino alla bottega grande che sta alla via pubblica, dove si dice la via nova, dove devono porre lo stiglio dello centimolo entro 4 anni e durante il quale tutto ciò che produrrà il centimolo deve essere diviso in comune tra i fratelli. Lascia a Bartolomeo la casa dove abita sita nel casale della piazza alias sortito, confinante con la via pubblica con vani sopra e sotto astracati, con tutto ciò che lui ha qui costruito e dove può costruire altro edificio, mentre dovrà fare una nuova entrata da parte della via pubblica. Lascia a Cesare la casa detta lo centimolo antico con astraco sita nel casale detto platea dove egli abita, confinante con la via pubblica, la casa focale che si è fatta da poco, confinante con le case degli eredi del fu Renzo Parrella. Lascia a Francesco l’altra casa vicina, confinante con la casa di Cesare con vani sotto e sopra astraco, dove ora abita, confinante con la via, con gaifo avanti, con la gradinata comune con l’impegno di chiudere l’entrata grande sulla via pubblica verso ponente e di fare una porta all’altra entrata vicino alla cisterna. Lascia a Bartolomeo le due potechelle che sono nella piazza pubblica, dove egli abita ed esercita l’arte della merciaria, e che confina con i beni di S. Angelo e con la piazza con tutto lo stiglio di merceria e altre cose ad essa spettanti oltre a tutte le recoglienze, mobili e beni che possiede, l’altra bottega nuova sita nella strada davanti S. Agostino (confinante con la via pubblica, con i beni del notaio Andrea Alfano e di Albenzio Giliberti), la selvetella che egli ha comprato da Delettuoso Guarino (confinante con i beni del fu Lorenzo Guarino) detta lo chiamarano seu comodo, e tutti i beni che Bartolomeo comprerà fino alla sua morte.

Lascia a Cesare e Francesco la intera bottega di conceria con lo spanditoio e acqua e tutti gli stigli suoi, sita a lo fiume e confinante con i beni di Vallarano Caropreso, che è indivisa tra loro e della quale ciascuno sia padrone per la sua parte insieme a tutto ciò che ora posseggono tanto di immobili di casa che in mobili mercimoniali quanto di beni che ciascuno ha comprato. Lascia a Cesare e Francesco la bottega con la fabbrica sotto sopra e gaifo seu cammara che sta dietro la bottega con tutte le pertinenze e che è posta nella piazza pubblica, confinante con i beni del fu mastro Paolo Maffei e G. Battista Caropreso e con la piazza, che è indivisa, delle quali botteghe essi possono fare scambio.

Lascia a Cesare un pezzo di terra con olivi posto in località detta alle scanate, confinante con i beni di Paolo Guarino e di Dilettuoso Guarino, un pezzo di terreno sito in Montemarano in località lle padule che è unito ad altri beni che Cesare ha comprato, mentre gli altri beni che ha in Montemarano devono essere dei tre fratelli.

Stabilisce che i beni di Antonio, se egli muore senza figli, dovranno passare a Domenico e viceversa e in successione a Bartolomeo, Cesare e Francesco e così stabilisce pure per gli altri fratelli, l’uno dovrà succedere all’altro.

Dichiara che ha maritato le figlie Lorenza e Beatrice, che le ha dotate e che ciascuna deve essere contenta della dote e non deve chiede altro; ha maritato le nipoti Carmonsina e Ramudetta, figlie di Domenico, di 13 e 14 once ciascuna, che non debbano chiedere altro.

Vuole che Antonio e Domenico non dovranno chiedere alcuna altra cosa sui beni del loro padre, che tutti i beni non devono essere alienati.

Ordina che il possedimento detto lo orto, sito nel casale di S. Agata di Serino, confinante con i beni di Donato Guarino e con la via pubblica, che il terreno sito a lo nocellito confinante con la via pubblica, con i beni di Carlo Verità, con altri beni detti li bussoli su cui Bartolomeo ha una cautela a favore di Ludovico della Tolfa, signore di Serino e di Solofra, dovranno essere comuni con i figli e che la divisione sia fatta di comune accordo.

Vuole che la moglie Sabetta Garzillo sia padrona e usufruttuaria dei beni, che i figli e i nipoti la venerino e le obbediscano senza molestarla e che abiti, vita durante, la casa che ha dato ad Antonio e Domenico, della quale deve portare la chiave, che essi si preoccupino degli accomodi, la sostengano, la onorino e la seppelliscano come conviene.

Raccomanda che i figli e i nipoti tengano, ciascuno per la loro parte, i beni dotali delle mogli e che li restituiscano insieme al corredo.

Vuole che se le sorelle restano vedove debbano essere ricevute e sostentate nelle case dei fratelli.

Dispone di essere seppellito nella Cappella del Corpo Santo posta in S. Agostino. Lascia un tarì ciascuno alla chiesa madre di Salerno, alla chiesa maggiore di San Michele Arcangelo, tre tarì  per pannanza e per omne ratione, un tarì e mezzo per salterio legendo, metà per i presbiteri della Collegiata chiesa di San Michele e metà per i frati di S. Agostino, tre tarì per una quarantana messa dicenda, tre tarì e grana dieci per un tentale dicendo e celebrando, sei tarì e dieci grani per la Confraternita di S. Croce e Santa Maria delle Grazie, che come confratello venga a prendere il suo cadavere. Lascia i nipoti e i figli arbitri di stabilire la cera e il pane lugubre. Dispone 5 grani per causa fraudata, per malo oblato incerto, per penitentia non fatta, mentre gli eredi disporranno delle messe che saranno celebrate dai presbiteri e dai frati. Lascia sette e mezzo tarì per la fabbrica di S. Angelo. Stabilisce che tutti questi legati siano soddisfatti dagli eredi ciascuno per la sua parte.

Dispone che Bartolomeo e Cesare diano a Francesco ciascuno 15 ducati entro due anni, che se nasce una lite per l’esecuzione del testamento gli eredi dovranno scegliere amici e parenti comuni per risolvere la questione e accettare il loro verdetto, che tutti devono accettare la sua volontà, pena la privazione dell’eredità; che sia di Bartolomeo la terra che ha comprato nelle pertinenze di Montoro in località detta Santa Croce, confinante con i beni di don Galiano de Covenazio e di Antonio Russo, la fabbrica da lui fatta fare vicino alla sua casa, la bottega con terreno retrostante che ha comprato da Antonio Morena, sita alla piazza e confinante con la piazza, con i beni di San Giacomo, metà bottega che ha comprato dal fu Gio Paolo Fasano, sita nella piazza e confinante con la stessa piazza e con i beni di messere Alberico Fasano dei quali i coeredi non debbono pretendere nulla, che i nipoti e i figli devono pagare, ciascuno per la loro parte, ogni debito da loro contratto, che gli eredi eseguano le sue ultime volontà.

 

 

 

Analisi del documento

 

Individui citati

 

Potente.

Sabetta Garzillo, moglie.

Figli: Bartolomeo, Cesare, Francesco, Domenico (figli Antonio e Giovanni Domenico, Carmonsina, Ramundetta), Lorenza e Beatrice.

 

 

Beni immobili

 

Sedile di case antiche nel casale Sortito, confinante con la via pubblica da due parti con le case e il cortile di Donato Parrella, le case di G. Battista Perrella e consistenti in più vani sottani e soprani con astraco, gaifo, forno, cortile antico murato, dinanzi al quale vi è un’entrata grande confinante col cortile di Donato Parrella, poi gira in basso verso ponente fino al pioppo grande che sta lungo il muro della via pubblica, confinante con i beni di messere Scipione de Jacobatis.

Terra arbustata e vitata, sita alle Celentane, confinante con i beni di Fante Parrella col vallone.

Oliveto arbustato sito alle campori, confinante con i beni di Scipione Jacobatis e con la via.

Bosco di Turci.

Terra sita nelle pertinenze di Montoro in località detta Santa Croce, confinante con i beni di don Galiano de Covenazio e di Antonio Russo.

Fabbrica vicino alla sua casa.

Bottega con terreno retrostante sita alla piazza e confinante con la piazza, con i beni di San Giacomo.

Bottega, sita nella piazza e confinante con la stessa piazza e con i beni di messere Alberico Fasano.

Casa sita nel casale della piazza alias sortito, confinante con la via pubblica con vani sopra e sotto astracati.

Casa detta lo centimolo antico con astraco sita nel casale detto platea, confinante con la via pubblica.

Casa focale confinante con le case degli eredi del fu Renzo Parrella.

Casa vicina, confinante con la casa di Cesare con vani sotto e sopra astraco, confinante con la via, con gaifo avanti, con la gradinata

Due potechelle che sono nella piazza pubblica per l’arte della merciaria, che confinano con i beni di S. Angelo, con la piazza con tutto lo stiglio di merceria.

Bottega nuova sita nella strada davanti S. Agostino confinante con la via pubblica, con i beni del notaio Andrea Alfano e di Albenzio Giliberti.

Selvetella confinante con i beni del fu Lorenzo Guarino, detta lo chiamarano seu comodo.

Bottega di conceria con lo spanditoio e acqua e tutti gli stigli suoi, sita a lo fiume e confinante con i beni di Vallarano Caropreso.

Bottega con la fabbrica sotto sopra e gaifo seu cammara dietro la bottega con tutte le pertinenze, posta nella piazza pubblica, confinante con i beni del fu mastro Paolo Maffei e G. Battista Caropreso e con la piazza.

Pezzo di terra con olivi posto in località detta alle scanate, confinante con i beni di Paolo Guarino e di Dilettuoso Guarino.

Pezzo di terreno sito in Montemarano in località lle padule che è unito ad altri beni che Cesare ha comprato.

Beni in Montemarano.

Possedimento detto lo orto, sito nel casale di S. Agata di Serino, confinante con i beni di Donato Guarino e con la via pubblica.

Terreno sito a lo nocellito confinante con la via pubblica, con i beni di Carlo Verità, con altri beni detti li bussoli.

 

 

Beni mobili

 

Cassa grande di abete,

cassoncello,

botte di capacità di barili 20,

tina di uguale capacità,

mobili e le suppellettili di casa e altri aimenti,

stiglio dell’arte de auropella,

recoglienze di denari, ori e argenti,

recoglienze, mobili e beni,

 

 

Divisione eredità

 

Ai figli:

Beni mobili ed immobili, denari, ori, argenti, recoglienze, suppellettili e agi di casa;

tutto ciò che produrrà il centimolo,

parte dell’oliveto arbustato sito alle campori,

parte del bosco di Turci,

beni che ha in Montemarano

il possedimento detto lo orto, sito nel casale di S. Agata di Serino,

il terreno sito a lo nocellito

beni detti li bussoli

 

A Bartolomeo:

la casa dove abita sita nel casale della piazza alias sortito,

tutto ciò che ha costruito,

le due potechelle che sono nella piazza pubblica, dove egli abita ed esercita l’arte della merciaria, con tutto lo stiglio di merceria e altre cose ad essa spettanti oltre a tutte le recoglienze, mobili e beni che possiede,

l’altra bottega nuova sita nella strada davanti S. Agostino,

la selvetella che egli ha comprato,

tutti i beni che comprerà fino alla sua morte,

15 ducati da dare a Francesco entro due anni

la terra nelle pertinenze di Montoro in località detta Santa Croce,

la fabbrica da lui fatta fare vicino alla sua casa,

la bottega con terreno retrostante che ha comprato da Antonio Morena, sita alla piazza,

metà bottega che ha comprato dal fu Gio Paolo Fasano, sita nella piazza.

 

A Cesare:

la casa detta lo centimolo antico con astraco sita nel casale detto platea dove egli abita,

la casa focale che si è fatta da poco,

15 ducati da dare a Francesco entro due anni,

un pezzo di terra con olivi posto in località detta alle scanate,

un pezzo di terreno sito in Montemarano in località lle padule unito ad altri beni che Cesare ha comprato,

 

A Francesco:

la casa vicina, con vani sotto e sopra astraco, dove ora abita,

 

A Cesare e Francesco:

la intera bottega di conceria con lo spanditoio e acqua e tutti gli stigli suoi, sita a lo fiume che è indivisa tra loro e della quale ciascuno sia padrone per la sua parte insieme a tutto ciò che ora posseggono tanto di immobili di casa che in mobili mercimoniali quanto di beni che ciascuno ha comprato;

la bottega con la fabbrica sotto sopra e gaifo seu cammara che sta dietro la bottega con tutte le pertinenze, posta nella piazza pubblica.

 

A Bartolomeo, Cesare e Francesco:

i beni dei fratelli che muoiono.

 

A Domenico:

i beni di Antonio, se muore senza figli.

 

Alle figlie:

Lorenza e Beatrice, la dote.

 

Alle nipoti:

Carmonsina e Ramudetta, la dote.

 

Alla moglie Sabetta Garzillo:

usufrutto,

venerazione e obbedienza,

abitare la casa di Antonio e Domenico,

sepoltura conveniente

 

Ai figli e ai nipoti:

i beni dotali delle mogli e che li restituiscano insieme al corredo;

la cura delle sorelle se restano vedove.

 

Ai nipoti Antonio e Gio Domenico:

sedile di case antiche dove abitano nel casale Sortito,

terra arbustata e vitata, sita alle Celentane,

oliveto arbustato sito alle campori,

parte del bosco di Turci,

cassa grande di abete,

cassoncello,

botte di capacità di barili 20,

tina di uguale capacità,

mobili e le suppellettili di casa e altri aimenti,

lo stiglio dell’arte de auropella,

recoglienze di denari, ori e argenti.

 

 

Obblighi

 

Gli eredi devono:

fare una casa di fabbrica vicino all’orto confinante con la via pubblica, dove si dice la pietra mazocatora all’angolo delle due mura confinanti con la via pubblica e vicino alla bottega grande che sta alla via pubblica, dove si dice la via nova, dove devono porre lo stiglio dello centimolo entro 4 anni;

fare un muro entro due anni, i nipoti per un quarto e i figli per gli altri tre quarti;

far celebrare le messe dai presbiteri e dai frati;

soddisfare i legati dagli eredi ciascuno per la sua parte;

scegliere amici e parenti comuni per risolvere liti ereditarie e accettare il loro verdetto;

pagare, ciascuno per la loro parte, ogni debito da loro contratto;

eseguire le sue ultime volontà;

sua sepoltura nella Cappella del Corpo Santo posta in S. Agostino.

 

Bartolomeo deve costruire un altro edificio vicino alla sua casa, e deve fare una nuova entrata da parte della via pubblica.

 

Francesco deve chiudere l’entrata grande sulla via pubblica verso ponente e fare una porta all’altra entrata vicino alla cisterna.

 

 

Chiese e istituzioni citate

 

Cappella del Corpo Santo in S. Agostino (sepoltura).

Chiesa madre di Salerno.

Chiesa maggiore di San Michele Arcangelo.

S. Agostino.

Confraternita di S. Croce.

Confraternita di Santa Maria delle Grazie.

 

 

Legati:

alla chiesa madre di Salerno,

alla chiesa maggiore di San Michele Arcangelo,

per pannanza,

per omne ratione,

per salterio legendo,

per presbiteri della Collegiata chiesa di San Michele,

per frati di S. Agostino,

per quarantana messa dicenda,

per tentale dicendo e celebrando,

per Confraternita di S. Croce,

per Confraternita Santa Maria delle Grazie,

per cera e pane lugubre,

per causa fraudata,

per malo oblato incerto,

per penitentia non fatta,

per la fabbrica di S. Angelo.

 

 

 

Il XVI secolo a Solofra

 

La famiglia Morena

 

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