Russo Vincenza

(1909-1983)

 

Venuta dalle fila dell’Azione Cattolica si ispirò al principio che l’azione del cattolico deve donare, istruire, essere a disposizione degli altri e che senza l’azione si è solo cattolici e ciò è poco.

Presidente del CIF e dell'ECA di Solofra negli anni del dopoguerra. Ricoprì la carica di Consigliere Provinciale del CIF.

Il CIF (Centro Italiano Femminile) fu da lei fondato a Solofra il 27 maggio 1948 con un vasto programma assistenziale come si legge nel discorso che segue.

Discorso della Presidente del CIF tenuto al Comune di Solofra in presenza del Prefetto di Avellino con il programma svolto dal CIF nei primi 16 mesi di vita.

 

1949 settembre. Solofra.

Ringrazio V. E. per l'alto onore concesso a questo comune ed in particolare al CIF locale con la personale adesione alla cerimonia. È un atto eloquente che sta a dimostrare quanto sia a cuore alla massima autorità provinciale il nostro movimento, che tende a svolgere un'opera risanatrice morale, religiosa, sociale. Ed è un incoraggiamento a proseguire ed a meglio operare. Ringrazio ancora tutte le autorità e gli interventi perché tutti insieme conferiscono alla nostra manifestazione il più alto prestigio. Ringrazio infine l'Amministrazione comunale che ci ha dato l'ospitalità.

Il comitato comunale del Cif è stato costituito il 27 maggio 1948 ha appena 16 mesi di vita non potrò quindi darvi relazione di un'attività molto vasta, ma quello che è stato fatto è intessuto del più vivo sentimento, quello stesso sentimento che voi mi avete sempre letto negli occhi per cui siete diventati amici della mia opera, e posso senz'altro dire che la vostra amicizia ha sorretto l'attività di un anno di vita del Cif comunale di Solofra. Difatti iniziai il mio lavoro invitando le signore di Solofra ad iscriversi quali Benefattrici dell'assistenza che il Cif avrebbe svolto a favore dei lavoratori bisognosi, ammalati, costretti perciò a non poter provvedere ai loro bisogni familiari perché non a tutti arriva l'Assistenza delle Casse Mutue per le particolari condizioni di lavoro richieste da tali organizzazioni. Così sono state spedite ricette mediche che, debitamente firmate e timbrate, sono state presentate al Cif Provinciale nel primo semestre per l'ammontare di lire 58.000 e sono pronte altre ricette spedite per un totale di lire 12.250. Queste cifre sono venute in lire 20.000 dal Cif Provinciale, in lire 28.000 dal nostro concittadino residente in America, Enrico Gagliardi, che fece pervenire ai suoi fratelli altre lire 5.600 per gli assistiti del Cif. Delle quali lire 28.000 furono spedite in ricette agli ammalati ed il resto elargiti in sussidi e generi alimentari. Totale per medicinali lire 48.000 ed il resto, tutto il resto, ci è stato fornito dalla bontà degli amici del Cif, generosi sostenitori, come dicevo, delle sue prime basi. Ho avuto anche tutto l'aiuto dei sei medici locali e dei medici del capoluogo. Difatti il dott. Santangelo, il dott. Malzoni, il dott. Salomone e il prof. Sgrosso prestano gratis le loro consultazioni ai nostri assistiti ai quali forniamo anche il costo del viaggio.

Che dirvi poi della Maternità Provinciale che la sempre avuto particolare trattamento per le madri di Solofra che io vi ho diretto? Anzi ultimamente mi ebbi il rimprovero che a momenti avevo la pretesa di far lavorare il consultorio della Maternità Provinciale solo per le madri di Solofra. Questo rimprovero mi è giunto graditissimo, perché mi dice che nulla ho lasciato intentato pur di confortare con la maggiore assistenza le madri più bisognose dopo che il Consultorio Comunale aveva già prodigato loro tutta la sua assistenza. Tramite il Cif provinciale ho avuto dal Consorzio antitubercolare aiuti e radiografie agli ammalati di TBC. Il CIF Provinciale ha assegnato lire 15.000 in un sussidio di lire 5.000 ognuno a tre madri ammalate mogli di reduci disoccupati. Ha assegnato a 40 famiglie di sinistrati pacchi di farina, fagioli e scatolame. Ha concesso una Refezione scolastica a 60 bambini bisognosi che è durata tutto l'anno scolastico gestita dalle suore di S. Teresa nel rione Sorbo, particolarmente colpito dalla incursione aerea del 21 settembre 1943. Quella scuola è quindi composta da bambini in maggior parte orfani o di famiglie sinistrate che hanno negli occhietti ignari un riverbero delle privazioni sofferte. E vi ho istituito un doposcuola durato tre mesi eseguito dalla insegnante Sig. Petrone con una merendina quotidiana di pane e marmellata. Ho avuto una merendina quotidiana di pane e marmellata per due mesi e il sussidio di lire 5.000 ciascuno per i bisogni degli asili "Sacro Cuore" e "Garzilli" dell'Ospedale Landolfi. Ho avuto assegnato una colonia montana, che ho fatto ospitare nei locali del "Sacro cuore" in S. Andrea Apostolo, affidandola alle cure del parroco don Filippo Garzilli. Non mi soffermo a trattare i benefici di questa cura elioterapica a 50 bambini, figlioli di reduci, orfani, ecc. perché voi li avete visti sfilare impettiti per le nostre vie al canto degli inni più belli. L'alimentazione ben curata, l'assistenza sanitaria, i saggi ginnici all'aperto e le escursioni in collina a respirare l'ossigeno delle selve meravigliose di S. Andrea, la cittadella gloriosa di Solofra culla del più grande figlio F. Guarini [...], hanno dato per esito, alla chiusura della colonia, dopo 30 giorni un aumento di peso a ciascun bimbo che varia da uno a tre chili. E poiché l'assistenza del Cif Comunale va soprattutto diretta a favore del nostro popolo, costituito da lavoratori e lavoratrici, ho riveduto presso la Previdenza Sociale tutte le pratiche a loro favore e qualche caso l'ho sottoposto alla Direzione generale a Roma presso il Ministero del Lavoro e Previdenza sociale, avendone immediato favorevole esito. E un grato pensiero rivolgo al Direttore di Avellino dott. Armando Rossi che è sempre a disposizione per i miei assistiti, che riceve direttamente nel suo studio ed esplica di persona la loro pratica. Gli uffici delle Imposte di Atripalda hanno accolto spesso le pratiche dei miei ricorrenti ed il cap. dott. Speranza mi da il titolo di consulente fiscale quando mi vede arrivare con pacchetti di ricorsi e richieste di dilazioni, ecc. Cosi in tutti i Ministeri il Cif dirige domande e pratiche sempre sollecitamente espletate e così l’Emigrazione […]

In sedici mesi tutto quanto è stato svolto sta ad indicarci quanto ancora dovrà svolgersi. Innanzitutto urge la riparazione del locale ECA perché si possa sistemare la mensa per le madri gestanti dal 6° mese e per le nutrici fino al 6° mese che fin dall'anno scorso mi assegnò la Maternità Provinciale ed io dovetti rifiutare per mancanza di locali. E in questo anno scolastico, che ora s'inizia, potrei far funzionare in quello stesso locale la Refezione scolastica del Cif che potrò avere per un numero maggiore di bambini perché potessero accedervi i bambini bisognosi presenti in ogni classe di tutte le scuole del centro. Stetti in Prefettura ultimamente ed il compitissimo dott. Giordano, Capo di Gabinetto di S. E. mi suggerì di presentare un preventivo di spese per la riparazione, eseguito dal tecnico del Comune che, se non avesse superato le lire 200.000, avrebbe potuto avere l'aiuto del Genio Civile. Purtroppo questo progetto è stato eseguito e la spesa tocca le lire 800.000. Come si fa? Trascurare questa riparazione significa rinunziare a quel locale che accoglierebbe nei rigori dell'inverno una nidiata di bambini da rifocillare e permanentemente un buon numero di madri nel particolare periodo della gestazione e dell'allattamento. Queste madri del popolo non dovranno dare un prodotto deficiente, dopo che il loro organismo ha subito tutte le privazioni della guerra e del dopoguerra che ancora non rallenta la morsa delle rinunzie prodotte dal carovita e dalla disoccupazione. Le madri del popolo, le vere eroine della maternità, che io collocherei sul piedistallo del loro eroismo per immortalare i sacrifici che hanno saputo compiere e che ancora oggi compiono nella loro sacrosanta missione. Facciamo che Solofra non sia priva della mensa che la Maternità ed Infanzia Provinciale vuole offrire a questa categoria che ci è tanto cara. Noi facciamo appello alla E. V. I. perché sia assegnata una spesa maggiore e subito in modo da cominciare col coprire il tetto onde evitare che le piogge deteriorino l'interno maggiormente. Dobbiamo segnalare che il nostro Sindaco, col senso di acume, di previdenza, di capacità che tutti gli riconoscono, ha messo in salvo il rimanente dei tetti risparmiando così 60.000 lire di tegole che sarebbero già andate in rovina. Dopo la copertura si potrebbero effettuare le prime riparazioni per allestire la mensa delle madri e la refezione degli scolari. Con questa fiducia passo a sottolineare un'altra necessità che in linea indiretta tocca la nostra opera assistenziale alla classe lavoratrice di Solofra. Per assicurare il lavoro alle nostre fabbriche nel periodo invernale onde evitare maggiore disoccupazione, occorre che venga assicurata l'erogazione di forza motrice. Ora non sono io a dover suggerire quali provvedimenti o istanze al governo potessero essere fatte perché fosse assicurata una erogazione sufficiente alla produzione locale.

In qualità di vicepresidente dell'ECA devo pure perorare.......

 La sua azione si volse a potenziare gli asili rurali per i quali il Cif ottenne un alto finanziamento impegnato soprattutto in attrezzature.

Si impegnò nella realizzazione a Castiglione di Ravello della “Casa dei bimbi irpini”, un centro per prevenire la tubercolosi nei figli dei colpiti da questa malattia, sorto e gestito con i contributi dell’ONMI e del Ministero della Pubblica Istruzione.

 

1956. Solofra.

Colonia montana del Cif tenuta a S. Andrea

 

 

Visita della Presidente Vincenza Russo, sulla sinistra in seconda fila. Sulla destra nell'ultima fila il parroco di S. Andrea don Filippo Garzilli.

 

 

 

Avellino. 1951.

Mostra dell'Artigianato irpino

Gli artigiani mostrano i loro prodotti al sottosegretario del Ministero Industria e Commercio on. Cingolani. Al centro Vincenza Russo.

 

1951. Roma.

Convegno nazionale del Movimento Femminile D. C. 3.4-5 novembre 1951

Intervento di Alcide De Gasperi. Presenti onorevoli e ministri. Saluto del Sindaco ing. Rubinacci, interventi di On. Iervolino, Russo, Pontade, Palanza, Migliori.

 

 

La Delegata Provinciale di Avellino, Vincenza Russo.

 

1953, maggio 22.

Alcide De Gasperi ad Avellino

 

Sulla destra con i fiori Vincenza Russo.

 

 

 

Sul palco ad Avellino in primo piano a sinistra Vincenza Russo a destra Romeo Villani.

 

1954. Firenze.

Congresso Nazionale dell'Assistenza

 

 

Parla la Presidente dell'ECA di Solofra, Vincenza Russo, alla presenza dell'Ecc. Migliori, Alto Commissariato Igiene e Sanità e dell'Ecc. Iervolino.

 

1954. Epifania. Avellino.

Giornata della Madre e del Fanciullo 

La Befana dell'Opera Maternità e Infanzia con la Signora del Prefetto di Avellino e la Presidente del Cif di Solofra.

 

1956. Roma

 

Congresso Nazionale del Movimento Femminile della Democrazia Cristiana

Le delegate salgono le scale del Campidoglio per l'apertura del Congresso.

 

Dal 1958 al 1962 fu la Delegata Provinciale dell’INIASA prodigandosi per l’istituzione di vari Corsi di addestramento nei diversi settori artigiani: Legno (a Montemiletto), guanti (ad Avellino), maglieria (a Calitri), confezioni in pelle (a Solofra). Presentò al Ministero del Lavoro un vasto programma per l’addestramento in nuovi settori artigiani.

Ha collaborato al Centro studi economici della Camera di Commercio di Avellino.

Fu corrispondente di vari giornali e redattrice della rubrica “L’angolo della donna” del Corriere dell’Irpinia nella quale svolgeva dibattiti su problemi sociali.

 

Solofra. 1952.

Visita dell’Eccellenza Pandozy, prefetto di Avellino, all’Istituto dei Padri Giuseppini.

Cenzina Russo sostenne l’impianto dell’Istituto e fu tra le fondatrici delle Coperatrici Giuseppine.

 

Una testimonianza

 

N. B. Questo testo è una parte del "Racconto di mia nonna" che partecipò al concorso, indetto dalla RAI nel 1984 con la trasmissione "Trent'anni della nostra storia" diretta da Paolo Fraiese, in cui i ragazzi dai 10 ai 13 anni dovevano raccontare il contributo dei loro nonni ai primi anni del dopoguerra. Vinse il secondo premio Nazionale.

Dopo il 1946 il mio paese, Solofra, ha avuto una vita sommessa poiché silenziosamente piangeva i suoi 300 civili morti per il tragico bombardamento del 1943, silenziosamente scuoteva la polvere delle macerie per ricostruire, silenziosamente si pregava il santo protettore per dimenticare le atrocità della guerra, la fame, i disagi. E silenziosamente si svegliava il mio paese alla vita politica.

I primi anni di vita repubblicana non videro fatti salienti, in questi anni però qui operò un personaggio che fece molto per risvegliare nell'animo dei suoi concittadini la coscienza politica, per aiutare i poveri a non soffrire la fame e sperare in un futuro migliore. Questo personaggio è mia nonna, Vincenza Russo, nata a Solofra il 29 luglio 1909 e morta a Roma l'11 agosto del 1983, una donna "intelligente e viva". Dopo la guerra stette vicino alla sua gente, a chi soffriva e non aveva di che lenire i suoi mali. Portò aiuto qua e là, in tutti i casolari, senza far distinzioni. L'opera sociale si sviluppò prima con gli Aiuti Americani del dopoguerra. Ella infatti diresse la distribuzione di questi aiuti ed in questa sua opera dedicava molto tempo, nonostante fosse madre di quattro figli. C'era un centro di distribuzione, dove lei gestiva la mensa per i poveri, per gli orfani e per gli scolari, C'è chi ancora oggi ricorda "il giallo formaggino americano, la polvere bianca del latte" che servirono per sfamare tanta gente. Ai fanciulli dell'Azione Cattolica di cui era presidente, la domenica distribuiva un formaggino di cioccolata. Tanti "grandi" di oggi ricordano che per essi quel formaggino era una gioia immensa, "una cosa a cui si pensava dal lunedì". Quegli aiuti arrivarono veramente a chi aveva bisogno. Mia nonna il 27 maggio del 1948 costituì il Comitato Comunale del CIF, che si occupava dell'assistenza a favore dei lavoratori ammalati a cui non poteva arrivare l'assistenza delle Casse Mutue. Nel primo periodo l'opera del CIF, diretto da mia nonna fu svolta soprattutto nella spedizione delle ricette mediche e nella elargizione dei sussidi e generi alimentari alle famiglie. Aveva organizzato una rete di generosi sostenitori che risiedevano persino in America, aveva l'aiuto dei medici locali e persino di quelli di Avellino (Santangelo, Malzoni, Salomone, Sgrosso) che prestavano gratis le loro consultazioni agli assistiti del CIF. Attraverso la Maternità provinciale dava assistenza alle madri bisognose, a quelle ammalate, alle mogli dei reduci e dei disoccupati. Alle famiglie dei sinistrati assegnava pacchi alimentari. Il quegli anni il CIF assegnava la refezione ai bambini delle scuole in maggior parte orfani. Istituiva inoltre il doposcuola per i figli del popolo, durante il quale veniva distribuita una merendina quotidiana di pane e marmellata. [...].

Tra le iniziative del CIF, la più bella, fu quella relativa alle colonie estive montane e marine. A schiere partivano nei mesi di luglio ed agosto i bambini poveri di Solofra nei vestitini azzurri i maschi e rosa le femminucce, con in testa grossi cappelli bianchi. Partivano per la cura della "elioterapia in riva al mare per curarsi o proteggersi dal rachitismo", la malattia infantile più diffusa, dovuta alla fame e alla povertà. Altre colonie furono aperte a Solofra, dove i bambini potevano per un mese mangiare ordinatamente ed abbondantemente, vestire bene, essere curati ed istruiti. Queste colonie furono godute da tanti bambini. [...].

C'era poi la TBC, una malattia che allora faceva paura, poiché non si guariva facilmente. Mia nonna si interessò a far curare nei sanatori i giovani colpiti da questo male per farli tornare sani. L'elenco dei giovani era lunghissimo e lei ad ognuno dava ciò di cui aveva bisogno, a chi il buono dell'Eca, a chi la razione di cibo, a chi la colonia, a chi l'aiuto personale. Ci furono poi i Corsi professionali che ella gestiva per preparare le giovani e i giovani ai mestieri ed introdurli nel mondo del lavoro. Solofra è ora una cittadina altamente industrializzata nella concia delle pelli, che segue una tradizione antichissima. Negli anni cinquanta, le industrie erano poche e a carattere artigianale. Mia nonna però capì che quell'attività poteva espandersi ed avere un futuro. Volle ed ottenne vari corsi di cucito in pelle. Tante giovani appresero a tagliare e cucire la pelle. L'abbigliamento in pelle è ora una realtà in pieno sviluppo a Solofra. Tante operai o dirigenti nelle sartorie locali di oggi furono alunne di quei corsi.

Mia nonna non si dedicò solo all'assistenza sociale. "Nel momento in cui si formava l'Italia libera, dopo il ventennio fascista e le atrocità della guerra ella volle dare il suo contributo di idee e di presenza attiva nella politica italiana". Nell'Azione Cattolica preparava le giovani e le donne al nuovo ruolo che dovevano avere nella vita repubblicana. Le conferenze tenute nelle varie sedi dell'Azione Cattolica nelle province di Avellino e di Salerno diventarono sempre più frequenti. Sentiva l'importanza del ruolo della donna nella società come mamma, come sposa, come sorella e capiva che era suo dovere educarle ad un ruolo che per loro diventava sempre più incisivo. "Siete il motore della storia" diceva rivolta alle giovani e le esortava a partecipare a non chiudersi nelle mura di casa. Faceva capire loro che avevano anche altri compiti: erano le educatrici degli uomini di domani e questo compito non era in opposizione con l'attività che fino ad allora la donna aveva svolto e continuava a svolgere in casa.

Il suo impegno superò le mura dell'Azione cattolica ed eccola a capo delle donne nel Movimento Femminile D. C. a lottare affinché tutte le donne "sentissero di essere il lievito della società e prendessero coscienza politica". "La donna come educatrice può e deve contribuire efficacemente alla formazione di una società più giusta e civile". "Entrare nella vita sociale", diceva, "significa andare nei quartieri dove si soffre, nei cantieri ove si lavora. Ognuno di noi nell'ambiente in cui vive può portare una scintilla che si trasformerà nel rogo ardente sul quale brucerà la discordia e tutto ciò che di negativo ha il nostro tempo". "Il Movimento Femminile D. C.", continuava, "ha nel suo grembo il segreto della vera civiltà per la società nella quale entreranno in un prossimo futuro i nostri figli [...] ciò significa partecipare ad un'opera universale, l'universalità della idea cristiana che crea l'individuo per la società e la società per l'individuo". Era mia nonna accanto ai suoi poveri nelle campagne elettorali. Ad essi spiegava gli arcani della politica, insegnava loro a fare la croce sui simboli da votare e i numeri per le preferenze essendo i suoi poveri sempre analfabeti. Uno è un'asticella diceva, per fare due segui il contorno del dito indice sinistro posto sulla carta, per fare tre fai due mezzi tondi, quattro una sedioletta. Cinque è difficile si disperava.

La vediamo accanto agli uomini politici del tempo persino ad Alcide De Gasperi, il grande statista della ricostruzione del dopoguerra, nelle prime battaglie dure della democrazia che muoveva i primi passi nel nostro paese, nei discorsi politici che tenne lottò affinché l'Italia uscita dalla servitù del fascismo non cadesse in un'altra servitù: quella del bolscevismo di cui paventò sempre il pericolo. Come molti in quel tempo ebbe vivo il senso del pericolo bolscevico che proprio in quegli anni asserviva la Polonia, la Cecoslovacchia, l'Ungheria. Ella riconosceva nell'opera del papa Pio XII "l'ancora di salvezza dell'Italia dal pericolo rosso". E sostenne la sua scomunica contro il comunismo. Odiava Stalin "il carnefice" lo chiamava e lo lottò con tutte le sue forze come lottò chi in paese se ne faceva paladino. Non credette nella realizzazione dell'ideale comunista. "La storia le ha dato ragione ed ha messo in luce la lungimiranza di quella paura. Stalin è stato dai suoi stessi chiamato carnefice e l'ideale comunista non è stato realizzato.

Oggi che si assiste all'immane lotta del popolo polacco per conquistare sacrosanti diritti, oggi capisco come quei pensieri, comuni ai grandi della storia fossero le premesse di una lotta giusta ed utile. Un po' di quella libertà che noi ora respiriamo a pieni polmoni la dobbiamo anche a lei, alla mia nonna. La sua storia l'ho letta nei suoi scritti, l'ho vista attraverso le fotografie di famiglia, ne ho avuto il racconto da mia madre, sua primogenita e da chi la conobbe.

Giordano De Stefano 1984

 

 

 

Ricordo di Vincenza (Cenzina) Russo

 

Il tredici agosto è ritornata a Solofra, per restarvi per sempre la signora Cenzina Russo. Ora riposa nella tomba di famiglia nella sua terra ove visse un'attiva vita tutta dedicata agli altri, fra la sua gente alla quale stette sempre vicina nei momenti difficili portando aiuto e dando tutta se stessa per alleviare sofferenze o risolvere piccoli e grandi problemi. Ma chi è questa donna? La chiamavano e si faceva chiamare la Signora Russo, mettendo in evidenza la famiglia di origine, quella del dott. Gabriele Russo, il padre, del quale era una fervente estimatrice e possiamo dire del quale continuò l'opera a favore del prossimo. I giovani, certo non la conoscono, ma a costoro i non più giovani possono ricordare la figura di questa Signora, che fu sempre vicina a tutti. Aveva per tutti un sorriso, per tutti una parola buona, per tutti qualcosa.

Negli anni duri del dopoguerra, quando la miseria e la fame era sofferta dai più, quando buio era il presente ed ancora più il futuro, ella non seppe chiudersi egoisticamente nella opulenza della famiglia in cui da sposa era entrata, ma volle e seppe essere vicino alla gente che soffriva. In tutti i modi ed in ogni occasione fu sempre in mezzo a loro. Con gli aiuti americani del dopoguerra, con l'ECA, l'Ente di Assistenza Comunale, di cui fu presidente, con il CIF, di cui fu dirigente, nell'Azione Cattolica, dalle cui file era uscita, fu sempre pronta a sollevare i bisogni del suoi concittadini. Quanti papà ed anche nonni della Solofra di oggi, non dimenticano il suo aiuto, le colonie montane e marine che potettero frequentare in quegli anni lontani proprio grazie a lei o il buono dell'ECA, che risolveva piccoli, ma allora urgenti problemi di ogni giorno, o quel formaggino di cioccolata che in quei tempi duri era tantissimo per un bambino affamato o privo di piccole ed innocenti gioie. La Solofra opulenta e sazia di oggi fa fatica a raffigurarsi cosa potesse significare tutto ciò. Ma gli anni duri del nostro passato sono una realtà che non si deve dimenticare per dar valore a ciò che oggi abbiamo o siamo e a chi ne è stata la premessa. 

E non solo all'assistenza la Signora Russo si dedicò. Nel momento in cui faticosamente si formava l'Italia libera, dopo il ventennio fascista e le atrocità della guerra, ella volle dare il suo contributo di idee e presenza attiva. Ed eccola tra le donne d'Italia nel movimento femminile della DC a lottare affinché anche la donna contribuisse alla formazione della nuova società. Ella ebbe, infatti, alto il senso del dovere sociale della donna e del suo compito di educatrice che non doveva limitare la sua azione nelle mura della casa. Diceva che la donna, come madre, come sposa, come sorella era il lievito della società e spettava soprattutto a lei contribuire efficacemente alla formazione di una società più giusta in cui avrebbero dovuto vivere i figli di ciascuna. Incitava quindi le donne ad uscire dal guscio in cui erano restate fino ad allora e a partecipare in prima persona al difficile compito cui erano chiamate.

E non basta. La vediamo accanto agli uomini politici del tempo persino a De Gasperi, il grande statista friulano della Ricostruzione del dopo guerra, nelle prime dure battaglie della democrazia che allora muoveva i primi passi nel nostro paese. Nei suoi discorsi politici e ne fece tanti poiché erra dotata di una facile ed incisiva dialettica, lottò affinché l'Italia, uscita dalla servitù del fascismo non cadesse in un'altra servitù, quella del bolscevismo di cui paventò sempre il pericolo. Come pochi in quel tempo ebbe vivo il senso del pericolo bolscevico che proprio in quegli anni asserviva la Polonia, la Cecoslovacchia, l'Ungheria. Ella riconosceva nell'opera di Pio XII l'ancora di salvezza dell'Italia dal pericolo rosso. Oggi la Storia ha messo a nudo la lungimiranza di quella paura che non era infondata, Oggi, che si assiste all'immane lotta del popolo polacco per conquistare sacrosanti diritti, oggi si capisce come questi pensieri comuni ai grandi della storia e a tanti altri in quel periodo, fossero le premesse di una lotta giusta ed utile. E noi le diciamo grazie di aver contribuito con il suo fervente anticomunismo, che in lei aveva le forme di una fede, all'Italia libera di oggi. Un po' di quella libertà che oggi respiriamo la dobbiamo anche a lei e questo per noi solofrani deve essere un grande motivo di orgoglio e soddisfazione.

Della sua opera ci piace ricordare solo l'attività sociale e politica che fu forzatamente interrotta dai doveri familiari accanto al marito lungamente malato e nella cura dei figli.

Vogliamo infine ricordare perché traspare ampiamente nei suoi scritti, la serenità con cui è giunta ai suoi settantaquattro anni nella preparazione al "grande passo" che fece serenamente il giorno 11 agosto addormentandosi in un sonno ristoratore da cui però non si svegliò più. Dobbiamo un momento soffermarci sul significato della vita di questa donna che dopo aver dato tanto agli altri senza pensare mai eccessivamente a se stessa ormai vicino alla scadenza finale può affermare nelle sue lettere a mo' di testamento spirituale: "Vivo una serena vecchiaia. Pensando alla mia vita non ho rimorsi, non ho rimpianti che possano turbarmi". È la frase più bella che illumina di serenità la vecchiaia, un periodo difficile e pregno di significato insieme.

 Da "Il Campanile", settembre 1983.

 

 

 

Ritorna a

Famiglia Russo

 

HOME

 

SCRIVI