I contrasti della società solofrana nel Trecento

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Lungo tutto il Trecento Solofra risentì dei contrasti che visse tutto il salernitano, dove la borghesia aveva preso il governo della città e lottava per l’accaparramento dei diritti sulla fiera e sulle terre dell’episcopio di Salerno, e per il dominio sulle attività artigianali della lana e della pelle, al centro dei quali c’era la famiglia de Ruggiero che si imparentò con la feudataria solofrana Francesca Marra.

 

La chiesa del Santo Angelo fu assorbita dalla comunità solofrana e divenne chiesa ricettizia.

 

Una chiesa di proprietà delle famiglie più facoltose che attraverso di essa proteggevano le loro attività finanziarie.

 

 

Le nuove famiglie giunte a Solofra provocarono una ridefinizione della società solofrana che da ceto agricolo-pastorale, con possessori trasferitisi a Salerno, si trasformò in ceto artigiano mercantile.

I contrasti furono particolarmente violenti a Solofra, perché di natura economica, tanto che gli Angioini concessero ben due indulti.

 

Solofra più di tutte le altre terre soffrì incendi, rovine e saccheggi

 

I cittadini coinvolti in queste lotte erano la parte più attiva della società solofrana che avvertiva la spinta di forze nuove poiché Solofra era ben inserita nelle prospettive economiche del salernitano legate alla materia prima della pastorizia, lana e pelli.

 

 

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I Filangieri

 

 

M. De Maio, Solofra nel Mezzogiorno angioino-aragonese, Solofra, 2000.

 

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