LA CHIESA ALTOMEDIOEVALE DI SOLOFRA

 

La pieve di S. Angelo e Santa Maria

 

Ambiente storico

Con le invasioni barbariche il territorio di Solofra subì le distruzioni di Totila e della guerra greco-gotica (535-555), ma offrì anche, con i suoi elementi morfologici fortemente difensivi, un rifugio a chi fuggiva dalle distruzioni.

Si formarono due arroccamenti

Le Cortine a S. Agata, protetto da Castelluccia.

Cortina del Cerro a Solofra, protetto da Chiancarola.

Le abitazioni, le cortine, permisero una forte difesa, mentre le inondazioni del fiume la preclusero dai pericoli della pianura.

Una cortina del casale Cortina del cerro (nel medioevo il territorio era detto ad cerbitu).

Un agglomerato di abitazioni che si affacciano su un cortile interno: trasformazione altomedievale della villa romana avvenuta in tutte le aree romanizzate.

 

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Solofra si lega a Salerno

Il territorio solofrano divenne tributario di Salerno. Da qui giunse l’influsso della civiltà bizantina che fu soprattutto di carattere religioso.

Il territorio fu diviso in distretti pievani, che avevano come punto di riferimento una pieve, cioè una chiesa rurale, che univa intorno a sé gli altri centri religiosi del distretto e dove si svolgevano le funzioni liturgiche più importanti e le feste dei santi protettori.

Nella pianura alle spalle di Salerno furono creati cinque distretti pievani, di questi solo quello di Solofra fu in una zona interna e montuosa, perchè la conca solofrana aveva due insediamenti abitativi.

La pieve solofrana sorse sulla collina lungo la riva destra del Flubio (dove ora c’è la Collegiata di S. Michele). Fu un centro religioso ed economico, punto di riferimento e di protezione degli abitati sparsi nella zona e degli altri centri religiosi.

Appartenevano alla pieve i magazzini (cellae) per la raccolta dei prodotti, le attrezzature per la panificazione, per la produzione del vino e dell’olio, che in quei tempi erano di uso comune, c’erano poi case per accogliere chi veniva da lontano e campi coltivati.

La posizione della conca, arretrata sulla pianura, fece sì che questa chiesa venisse usata, col tempo, solo dagli abitanti del posto diventando un centro religioso e sociale intorno a cui si formò l’identità della comunità solofrana, di un gruppo unito e amalgamato dal centro religioso.

 

 

 

 

La chiesa aveva due fondamentali prerogative

 

jus baptisterii

si entrava nella comunità cristiana, cosa che aveva una importante funzione di protezione in quei tempi insicuri e precari;

jus cimiterii

la sepoltura dei morti legava la comunità al territorio (La stessa collina aveva accolto le tombe sannite e romane).

 

I riti della pieve

 

Erano i riti tradizionali della religione cristiana: l’Avvento, il Natale, la Pasqua.

I culti locali

·         S. Maria del quindici agosto

di origine bizantina

·         Santo Angelo

introdotto dai Longobardi

Il culto al Santo Angelo prevalse sul primo

Quando la chiesa divenne parrocchia perdette la seconda intestazione e fu chiamata brebe de Santo Angelo.

Un dato documentale, all’inizio del XVI secolo, conferma l’esistenza nella chiesa della cappella a S. Maria del quindici agosto.

 

La Cappella di Santa Maria del 15 agosto in S. Angelo

 

1563. (ASA B6547)

Grandonio, Dionisio, Mattia, Ieronimo, Nerdo, Fabrizio Petrone dichiarano, dinanzi al primicerio e archipresbitero di Solofra, Cosma Vigilante e ai canonici della chiesa (Luca Grasso, Vincenzo Petrone, Michele Lettieri, Pietro Lombardo, Martino Migliore, Massenzio Donato, Ferrante Petrone, Domenico Grasso, Ortensio Parrella) affermano che in S. Angelo c’era una cappella appartenente da antica generazione alla famiglia Petrone sotto il vocabolo di Santa Maria di mezzo agosto nella quale era celebrata una festa con messa solenne il 15 agosto con 4 per ogni canonico. Ora vogliono che nella nuova chiesa di S. Angelo venga costruita un’altra moderna e nuova cappella sotto lo stesso nome, dove i canonici devono celebrare la festa come sempre è stato. Dichiarano di pagare il censo, la elemosina e quanto è dovuto alle altre cappelle. I canonici e l’arciprete citano un decreto della Universitas di Solofra secondo il quale le nuove cappelle nella chiesa nuova sono gravate di 10 ducati l’anno e non come era in S. Angelo vecchio, per tanto i fratelli Petrone devono pagare quanto gli altri, nonostante la loro cappella sia più antica di tutte le altre. Don Vincenzo Petrone uno dei canonici della Collegiata si offre di celebrare la messa cantata come ab antiquo.

 

Alla fine del XI secolo, prima della fine del Principato longobardo di Salerno, la pieve fu concessa dal vescovo di Salerno, Amato, al prete solofrano Truppoaldo.

 

 

 

 

La pieve e la concia

 

Importante fu il rapporto tra la pieve solofrana e la concia delle pelli.

 

La pieve favorì i rapporti economici con Salerno per via dei tributi che la comunità pagava al vescovo. E favorì lo sviluppo della concia che fu anche protetta, perché sia i Longobardi che i Normanni concessero al vescovo vari privilegi.

Queste favorevoli condizioni fecero diventare la concia una specificità solofrana.

Da M. De Maio, Alle radici di Solofra, Avellino, 1997

 

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Alle origini della festa di S. Michele

 

La sede del culto a S. Michele: la pieve diventa chiesa recettizia

 

Continua la vicenda solofrana intorno alla sua chiesa madre

La pieve diventa parrocchia

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Documento della pieve di S. Angelo e S. Maria

Il perchè di un errore

 

 

 

Una chiesa medioevale nel Principato salernitano

La pieve di S. Angelo e Santa Maria de locum solofre

http://www.storiadelmondo.com (maggio 2003).

 

 

 

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