Il problema dell'acqua

XX secolo

Il Comune di Solofra contro poche famiglie

.

Contro il progetto dell'acqua ricorsero dice Vincenzo Napoli "un ristrettissimo manipolo di utenti" e in modo specifico "contro le espropriazioni delle utenze".

Il progetto fu avversato, gli oppositori diffusero un volantino, l'Amministrazione diffuse un manifesto.

Ci furono 23 anni di lotta il progetto fu avversato in ogni modo, mentre, dice sempre il Napoli, "la morte decimava i solofrani con le malattie epidemiche più pericolose, frutto della cattiva acqua che arriva in città".

Il prefetto in data 13 maggio 1922 inviò al sindaco Napoli i ricorsi degli utenti, perché l'Amministrazione facesse le sue deduzioni sia in merito alle antiche concessioni ed alle successive convenzioni in base alle quali i ricorrenti ritenevano che ad essi fosse riconosciuto e garantito l'uso dell'acqua per bere e per irrigare.

Il Garzilli documentò le sue asserzioni con una sentenza di Corte di Appello, con una perizia giudiziale ed uno strumento di convenzione con il Comune.

e sia per ciò che riguarda la affermata sovrabbondanza di acqua non solo per i bisogni dell'alimentazione idrica di Solofra ma anche tenuto conto della concessione dei 4 litri a Montoro per la quale sovrabbondanza non sarebbe necessaria l'espropriazione. Anche perché con la nuova conduttura che gli stessi ricorrenti ritengono utile per migliorare la qualità dell'acqua si eviterebbe una forte dispersione.

Sui ricorsi si dovette pronunciare il Consiglio comunale di Solofra e quello di Montoro. (Il prefetto era Baccaredda).

Il primo ricorso fu del conte Vito Garzilli, fatto da Napoli il 20 dicembre 1921 in cui si opponeva a che "sia dichiarata la pubblica utilità dell'acquedotto a farsi di Solofra senza tenere presente e salvaguardare i suoi diritti" che, secondo lui, sarebbero gravemente lesi se la utilità pubblica fosse dichiarata nei sensi e modi richiesti dal Comune richiesti.

I motivi:

è indubbio che è utile trasformare l'acquedotto in creta in uno in ghisa (ma ciò si doveva fare senza ledere i suoi diritti). Il Garzilli affermava che l'acquedotto non si doveva fare ex novo poiché l'acqua già era distribuita alla maggior parte della popolazione, sia attraverso antichissime concessioni a privati, sia mercé pubbliche fontanine. L'acquedotto quindi è utile che sia posto in condizioni di perfetta utilità. Secondo il Garzilli col pretesto dell'igiene e della rifazione dell'acquedotto "una minoranza faziosa", impadronitasi del Comune, tende a spogliare dell'acqua coloro che già la posseggono per vecchi titoli o per prescrizione e chiedono la pubblica espropriazione la quale non è giustificata, poiché non è lecito togliere per poi ridare l'oggetto medesimo quando la quantità sgorgante dalle sorgenti delle Bocche sottane è tale che non solo possono darsi 4 litri al m/s a Montoro Superiore ma mantenersi intatte tutte le attuali concessioni private nonché tutte le fontanine pubbliche e ne supera da poterle concedere alle pochissime case che ancora non l'hanno. Si oppone alla espoliazione di coloro che già la posseggono poiché in tal modo si da loro libera mano di "favorire amici e perseguitare l'avversario". Il Garzilli contesta ancora il fatto che il Comune quando concede l'acqua a Montoro afferma che essa è abbondante e poi afferma il contrario per toglierla a chi ne ha antica concessione.

Il Comune è padrone della sorgente fin dal 1550 nel corso dei secoli ha concesso parte dell'acqua a diversi sia a corpo perduto e ad uso potabile, sia a scopo industriale ed agricolo. Per conseguenza le dette concessioni non possono considerarsi come semplici usi civici che sia al Comune togliere e ridare ma come un diritto permanente di uso di acqua che l'utente è poi libero di usare a suo piacimento. (Come uso civico ciò non succedeva poiché il diritto di uso non era permanente).

Espropriando l'acqua a chi tiene questi diritti si viene a ferire tutta l'economia di un intero paese agricolo ed industriale, per cui si ritiene certo che ciò non sia consentito dall'autorità.

Elenca i diritti dei sottoscritto:

una concessione secolare di acqua al palazzo di via Forna a scopo perduto le cui scorriture unitamente a quelle della fontana pubblica di Santa Caterina sono destinate ad irrigazione di orti prossimi a detto palazzo.

Altra concessione secolare al palazzo di via Cupa le cui scorriture, che già servivano ad irrigare il giardino attiguo alla casa sono state, con grave spesa del sottoscritto portate ad irrigare il fondo Starza.

Per queste due concessioni il Garzilli si associa al reclamo che altri utenti porteranno al ministero.

Il Garzilli sottolinea la concessione per la quale reclama, separatamente agli altri, il suo diritto ed è per il fondo starza per il quale gode il diritto dell'uso degli avanzi dell'acqua della fontana nella piazza. Questo fondo nel 1826 ebbe dal Comune di Solofra il diritto d'essere irrigato con le scorriture della fontana della piazza (diritto venduto al duca di Gravina allora proprietario di detto fondo).

Nel 1897 il Comune di Solofra deviò, a monte di detta fontana, un corpo d'acqua viva col pretesto di portarla ad alcuni pubblici edifici. In quella occasione il Garzilli Francesco padre di Vito ricorse per chiedere il diritto (art. 654 del codice civile). Il Comune negò il diritto sostenendo che esso poteva deviare a monte l'acqua. Contro tale posizione la corte di appello nel marzo del 1909 dichiarò che al Garzilli spettava due terzi di servitù attiva sugli avanzi d'acqua della fontana della piazza e che al Comune era inibito qualsiasi deviazione di acqua a monte. Però il Comune, come proprietario del fondo servente, aveva diritto a tramutare la servitù sugli avanzi d'acqua in servitù di presa (art. 656) e dette incarico al perito, Filippo Giordano, di descrivere lo stato dei luoghi e determinare la quantità di acqua viva da assicurare al fondo del Garzilli, in corrispettivo degli avanzi d'acqua, ai quali a termine dello strumento del dicembre del 1826, tenuto pure conto dei bisogni della cittadinanza e delle altre modalità stabilite dello strumento. La perizia ebbe luogo con la presenza del contraddittorio del Comune e fu presentata nel 1913. In essa il Giordano procedette alla misura dell'acqua e, tenendo presente un amento di popolazione e di bisogno d'acqua, calcolò la quantità della servitù d'acqua che doveva diventare presa d'acqua di 180 m/cubi al giorno.

Il Comune venne ad accordi col Garzilli (notaio Giannattasio 1915) e le cose rimasero ferme. Ora il Garzilli chiede che gli venga riconosciuta la proprietà privata, e, per il fondo della starza, che venga assegnata a lui m/c 80 al giorno.

Altro ricorso fu fatto dai coloni del fondo starza sottana, Ferrandino Gabriele e De Piano Gabriele e da Grassi Donato fu Francesco che ricorrono contro la espropriazione. Il fondo starza sottana nel 1768 fu concesso dagli Orsini ai ricorrenti con peschiera manufatti e acqua. Nel 1815 il Comune riscattò il fondo insieme alla straza soprana sempre forniti di acqua . Nel 1835 per la costruzione del fondo al largo villa venne distratta parte dell'acqua e si ebbero varie liti poi nel 1862 si addivenne ad un accordo. Grassi Donato aveva diversi diritti di acqua al suo palazzo che il Comune riconobbe nel 1862 e 1863. L'acqua fu usata per i bisogni dell'annessa conceria e per fondi irrigui. Accetta il rifacimento dell'acquedotto ma questo non toglie che gli venga tolta acqua che basta a tutti.

Terzo ricorso fu di Oscar Graziani, Giovanni Grimaldi, avv. Giovanni Grimaldi fu Luigi, Tommaso Grimaldi fu Luigi, Arminio Filippo, Donato Grassi, Vito Garzilli, Salvatore Murena che si oppongono e chiedono una regolare misurazione poiché il Comune ha occultato la misurazione.

Il comune nella persona del sindaco Napoli afferma che sono illegali i ricorsi.

La situazione:

Solofra ha due bocche, una, la sottana, alimenta la popolazione e solo due o tre fondi, quelli menzionati dai ricorrenti. Le bocche soprane più voluminose alimentano i mulini comunali, 55 concerie di pellami, 22 masserie e fondi irrigatori che si trovano nella parte ovest di Solofra, i 4/5 dei terreni di Solofra. L'acqua alimenta tutta l'industria di Solofra.

Nel 1531 il comune acquistò le acque da Carlo V per 1200 ducati. Una lunga lite contro il Della Tolfa nel 1537 portò il Comune a pagare 17.000 ducati riscattandosi dalla servitù baronale. Nel 1643, avendo l'Universitas bisogno di denaro per ducati 1000 concesse a Giovanni Petrone l'uso delle acque destinate ad animare i mulini e gli stabilimenti per la concia. Il Petrone la concesse a 22 proprietari di concerie.

Documento che stabilisce come va divisa l'acqua per le 22 masserie. Nel 1829 ci fu una convenzione tra i proprietari delle concerie e quelli delle masserie per usare l'acqua prima nelle concerie e poi delle masserie.

Si contestano le affermazioni che Solofra ha tale abbondanza di acqua che non sono necessari gli espropri, che la popolazione col superfluo può essere largamente provveduta.

Le acque di Solofra nel periodo di magra hanno litri 15 di acqua come fu costatato da ingegneri del Genio Civile mentre quelli privati dicono il falso poichè ben remunerati dai commitenti privati. Nei momenti di piena si hanno 22 litri nei momenti di penuria 15

Nel 1916 il comune di Solofra con i consiglieri che ora lo richiedono negò al Comune di Montoro l'acqua affermando che non ce ne era abbastanza ora ce ne è.

Situazione: 14 rioni o casali 9 serviti dalla attuale conduttura i più popolosi: S. Andrea, Caposolofra, Caprai, Stazione e Toro soprano, Misericordia, Sambuco, Cortina del cerro, Masserie.

Le 12 fontanine sono solo al centro lungo l'arteria principale. Solo 45 sono gli utenti dell'acqua le famiglie invece sono 1304.

 

4 giugno 1922.

Alla seduta straordinaria per l’acquedotto consorziale di Solofra partecipò il consiglio comunale formato dal sindaco Napoli Vincenzo e dai Consiglieri: Papa Emanuele, Giannattasio Vincenzo, Falangola Francesco, Didonato Napoleone, Del Vacchio Gennaro, Rossi Luigi, Didonato Nicola, De Santis Nicola, Bavarese Michelarcangelo, Ciuffi Gaetano, Giannattasio Raffaele, Parmigiano Nicola, Lettieri Alfonso, Santoro Emiddio. Il segretario comunale è Grimaldi Bartolomeo.

Viene approvato la costruzione dell’Acquedotto.

 

 

Nel 1928 fu concessa acqua a Montoro Superiore e Inferiore e nel 1954 la concessione fu estesa a Contrada e Forino (Amministrazione Russo).

L’acquedotto fu costruito secondo i criteri di allora con un’unica conduttura per uso urbano che industriale. Ciò provocò gravi problemi di fornitura per cui quando lo sviluppo industriale si estese fu necessario regolare l’erogazione dell’acqua con l’interruzione per alcune ore del giorno e della notte.

Gli industriali hanno affrontato il problema costruendo dei pozzi che hanno abbassato la falda acquifera.

 

 

Fonti di captazione dell’acqua:

 

Località

Scorza

Scorza

Scorza

Caprai

Selvapiana

Selvapiana

Selvapiana

Selvapiana

Consolazione

Consolazione

Consolazione

Consolazione

Consolazione

Consolazione

Bocche

Pasteno

Toro Sottano

Arco Torre

San Vito

San Vito

San Vito

San Vito

San Vito

San Vito

San Vito

Cioppo di San Vito

Cioppo di San Vito

Cioppo di San Vito

Cementane

Cementane

Cementane

Cementane

Cementane

Cementane

Cementane

Bussola

Bussola

S. Agata

S. Agata

Misericordia

Masserie

Carpisano

Carpisano

Carpisano

Carpisano

Carpisano

Carpisano

San Gaetano

Cortine

Sette pani

Tipo di presa

Pozzo

Sorgente

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Sorgente

Pozzo

Sorgente

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Pozzo

Sorgente

Pozzo

Uso

Industriale/potabile

Industriale

Industriale

Potabile

Industriale

Industriale/potabile

Industriale

Industriale

Industriale/potabile

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale/potabile

Industriale/potabile

Industriale/potabile

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Industriale

Profondità

-

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510

-

250

-

210

-

-

285

-

260

142

250

250

-

-

220

240

252

265

268

180

304

285

250

249

240

200

220

280

265

-

250

285

260

350

280

-

180

250

250

286

280

-

260

243

220

-

265

 

 

 

La verità sull’acquedotto

La difesa di una prepotenza da parte di poche famiglie che avevano il diritto di usare l’acqua

 

 

 

 

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