Articoli su “Il Campanile” 2004 (XXXV, n. 5, p. 4).

 

 

Il credito a sostegno del commercio solofrano

 

 

Una necessità in un ambiente artigiano-mercantile

 

 

Legato al mio articolo del numero scorso, mi è stato chiesto un intervento sul sistema finanziario che sosteneva il commercio solofrano. Esso poggiava molto sul credito è ciò per la mancanza di moneta liquida, una realtà estesa in tutto il meridione. Il credito era molto diffuso ed era praticato in vari modi e per somme anche non alte. Una modalità di credito avveniva attraverso la cessione di un bene che veniva consegnato al creditore e che faceva sia da garanzia ma anche permetteva a costui di riscuotere gli interessi attraverso il godimento del bene (fitto di un magazzino o di una terra, uso dei frutti di un podere, ecc.). Poiché in quei tempi il godimento degli interessi era vietato, si stipulava un atto legale di vendita del bene, che era dato in garanzia al prezzo del denaro dato in prestito, e lo si faceva accompagnare da un patto di retrovendita a favore del precedente proprietario. Così quando il denaro veniva restituito si stipulava un altro atto in cui il bene, che aveva fatto da garanzia e aveva permesso il godimento dell’interesse, veniva rivenduto al vero proprietario. Tutta questa operazione avveniva in modo molto articolato e con l’intervento anche di più notai. Ed è per questo motivo che a Solofra ci furono sempre molti notai (all’inizio del Cinquecento ce n’erano addirittura cinque) e per questo motivo da noi la proprietà privata era divisa in tante piccole parti e molto limitati furono i beni feudali (quelli cioè che si davano in godimento al feudatario). Grave però era il fatto che su questo doppio passaggio del bene pesava una tassa feudale (si chiamava laudemio o gradante) che doveva essere pagata sia da chi cedeva la terra che da chi la comprava. Per questo motivo un feudo come il nostro, la cui economia era poggiata sul commercio e quindi sul credito, diveniva molto appetibile e per questo motivo i nostri statuti in tutte e tre i corpi ebbero ogni volta un articolo che regolava questa tassa che in effetti veniva pagata da una sola persona; quindi per un credito non c’erano quattro prelievi ma due.

C’era poi un altro modo di usare il credito ed era quello che regolava gran parte del commercio. In effetti la compravendita avveniva attraverso un atto notarile che registrava la consegna della merce da parte di una persona ad un’altra, quest’ultima era colui che si spostava per venderla nei mercati e nelle fiere e che si impegnava del pagamento entro un termine ben preciso. Si veniva a creare tra i due una specie di società che terminava quando finiva il rapporto commerciale, il quale poteva durare anche a lungo poiché spesso non avveniva la consegna del denaro ma di altra merce, che colui che aveva intrapreso il viaggio mercantile portava dal mercato in cui si era recato. Questo sistema, molto diffuso e documentato nel Cinquecento, potette essere usato perché sostenuto dalle grandi famiglie di allora e in un ambiente molto solidale, nel senso che i due che stipulavano l’atto appartenevano spesso alla stessa grande famiglia o a famiglie imparentate, le quali svolgevano sia l’attività di concia che quella mercantile. Si creavano certamente delle distinzioni in seno a queste famiglie in quanto c’era il ramo che si dedicava alla concia e quello che svolgeva l’attività mercantile e finanziaria. Quest’ultimo era più ricco poiché quando consegnava la merce da vendere diventava finanziatore del viaggio mercantile ed era in una posizione favorevole poiché non correva alcun rischio, in quanto l’atto legale gli assicurava il recupero del denaro o della merce. Il mercante che girava tra le fiere, anche se andava incontro a maggiori rischi, dovuti pure alla pericolosità di quei viaggi, poteva avere la possibilità di fare maggiori affari incontrando una favorevole congiuntura al mercato. 

Poteva succedere che il debitore non si presentava al pagamento ed allora il creditore doveva provvedere a recuperare il denaro corrispondente alla merce consegnata e per questo si rivolgeva al Tribunale locale (era un luogo molto attivo) il quale poneva in atto la procedura di ingiunzione, per la quale gli statuti concedevano un certo tempo per permettere anche ai parenti del debitore di provvedere al pagamento se costui non era ritornato dal viaggio mercantile. Dato questo largo uso del credito il mancato pagamento del debito era punito col carcere e con la messa al bando, procedure che in una società come quella solofrana erano molto usate. Il nostro “calvanico” (meglio calvario) era usato a questo scopo. Di questa attività se ne giovava soprattutto il feudatario che in un feudo la cui economia era poggiata sulle attività artigianali e mercantili aveva molte possibilità di guadagnare e di esercitare le sue angherie. Il feudalesimo, che nel Meridione durò fino all’inizio del XIX secolo, per gli abusi che permetteva fu il più grave ostacolo all’economia meridionale e la causa principale del suo mancato decollo.

Mimma De Maio

 

 

 

Vita economica a Solofra nel Cinquecento

 

 

 

 

 

 

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