Domenico Murena

(1808-1844)

Autore di versi politici e civili

 

Figlio di Giuseppe e nipote di Domenicantonio (Solofra 1737- Napoli 1810) appartenne ad una famiglia solofrana il cui diretto ramo si era trasferito a Napoli. Visse ad Avellino dove morì il 14 novembre del 1844. Valdimiro Testa nel farne la biografia cita l'atto di morte da cui si deduce che era figlio di Giuseppe, ma poi sottolinea che a Solofra non si era trovato l'atto di nascita appunto perché erroneamente lo si credeva nato a Solofra. Infatti la famiglia continuava ad avere beni e dimora nel paese di origine dove risiedevano altri dello stesso ceppo.

****

Nel 1895 Valdimiro Nicola Testa pubblicò sul "Il Sole" periodico solofrano questo profilo di Domenico Murena che egli aveva già pubblicato nel 1892 su "La palestra irpina, anno II, n. 1 e da cui Michele Iannacchino prese per il profilo del Murena pubblicato sulla Topografia storica dell'Irpinia (1894).

.

Ciò che io dico di lui non è che una tradizione orale ed io l'ho raccolta per la prima volta. Quest'uomo moriva a trentadue anni appena nella nostra Avellino vinto più dalla lotta crudele che, combattutasi nel suo animo ardente, aveva fatto di lui assai malgoverno, anzi che dalla ferocia del morbo che era venuto consumandolo, a poco a poco. Moriva come tutti grandi poeti, come tutti i grandi sognatori, chiedendo la luce, il sole; volgendo non senza uno strazio grande dell'anima, l'ultimo pensiero a quanto egli, vivendo, aveva amato. Si raccontano di lui strane cose che potrebbero sembrare leggenda , ma che pure furono vere se ho da prestar fede a quanto i suoi contemporanei lasciarono trapelare nei lor scritti di natura intima e se è vero, come è, che l'uomo nelle sue concezioni intellettuali, trasfonde molto di sé e del suo cuore e delle passioni che travagliano la sua esistenza. Poche ora prima di finire il nostro dettava un sonetto bellissimo, e il suo pensiero, lottante tra il ricordo delle passate sventure e il bisogno forte di uscire, una buona volta dal turbine delle sofferenze che di lui, giovanissimo, avevano fatto un vecchio, il suo pensiero, dicevo, si fermava, in ultimo sulla madre poveretta e sul dolore che questa avrebbe avuto alla morte di lui, ad evitare il quale egli volentieri sarebbe vissuto ancora, poco curando di prolungare una vita di spasimi, di tortura, di strazi.

.

Per tarda età non ho la chioma bianca,
ma desio disperato, via e dolore
fan tanta guerra al mio vital vigore,
che lentamente si consuma e manca.
 
E un segreto pensier che mi rinfranca
spesso mi dice: "Omai s'appressan l'ore
che del tuo lungo tormentoso errore
pace alfin troverà l'anima stanca".
 
Ebben! io scalmo:  "il giunger lor m'è tardo!
Ahi! Ma la madre al fianco mio sen viene
e mi ferisce d'un pietoso sguardo.
 
Allor fero desio più non mi tiene,
allor di morte mi spaventa il dardo.
E prego il ciel ad allungar mie pene.

 .

E alla morte di lui pianse la madre, piansero gli amici tutti e i discepoli, e forse pianse anche una donna che il poeta aveva amata, avea invocata negli ultimi suoi istanti, quando la parola del sacerdote gli annunciava, pur troppo vicino, il momento di non più pensare alle cose terrene [...]. Fu questo Domenico Murena nato in Solofra, ma vissuto quasi sempre in Avellino, dove tenevanlo le cure del foro, dove no solo come avvocato, ma come letterato occupò, forse, il posto più luminoso nello svolgersi di quel movimento intellettuale che ebbe luogo, nella città nostra, dal 1830 al 1850, per opera di una pleiadi di eletti ingegni, la maggior parte avellinesi, i quali tutti si lasciarono ispirare dal nobilissimo sentimento di rendersi benemeriti del proprio paese, studiando come un sol uomo ed accomunando le energie dei loro intelletti, vivendo ed amandosi come una sola famiglia. E si deve appunto ad questo spirito di concordia e di entusiasmo, io credo, che la nostra città in quel torno di tempo, potè vantare fiorentissime tutte quelle istituzioni, che più da vicino riguardavano lo sviluppo della cultura e dell'educazione se potè rendersi altera di un foro illustrato dalle più belle tradizioni, se poté andare orgogliosa di un ambiente letterario quale noi oggi ùvorremmo augurarci.

Di questo ambiente fu dunque come l'anima il nostro Murena. Egli viveva dell'amicizia di Pirro De Luca, allora ottimo facitore di versi appassionati, ed ora decoro della magistratura italiana, di Enrico Capozzi, di Nicola e Michele Jorio, di Federico Villani di quanti , insomma, illustrarono con i loro scritti quel periodo di rigogliosa vita avellinese. Di lui parlarono e scrissero sempre con affeto i suoi contemporanei, di lui gli amici lontani ricordano e salutano nelle loro lettere, e la sua morte immatura fu pianata da federico Villani in due sonetti e commemorata da Federico Cassitto, il benemerito segretario della nostra R. Società economica, con un elogio che è il ritratto più veritiero, per quanto possa a prima giunta reputarsi esagerato, del nostro e del valore di lui come avvocato, come letterato, come poeta. "Rettissimo nei giudizi, indefesso nello studio, continuo nelle meditazioni, forte nelle amicizie, fedele ai suoi numerosi clienti, onesto, manieroso, senza affettazione, non poteva, giovane ancora, trapassare senza l'accompagnamento di moltissime lacrime. La corta esistenza di lui sarà epoca di onore nei fasti della Provincia".

Più di una volta, o signori, a proposito di Domenico Murena, ho riflettuto che lo svolgersi di quel periodo d'arte che, in Italia, precesso e seguì il 1818, compreso sotto il nome di letteratura patriottica, è, a chi ben voglia osservarlo e studiarlo, un fenomeno molto più complesso di quel che a prima giunta non paia. Generalmente parlando di questo periodo si suole illustrarlo con quei nomi di prosatori e poeti che, vissuti sotto l'influsso di certi speciali condizioni politiche, poterono liberamente manifestare quei sentimenti di patriottismo e di liberalismo che in altri tempi e i altri luoghi sarebbero stati puniti col capestro o con la prigione. Così Manzoni, Giusti, Gioberti, Guerrazzi, D'Azeglio, Berchet, Niccolini, Poerio, Mameli, son sempre lì a farla da rappresentanti di questa letteratura patriottica, mentre essi in realtà non formano che il punto più alto e forse, più fortunato di quella graduale evoluzione attraverso la quale ha dovuto necessariamente passare il pensiero patriottico, evoluzione determinata da latri fatti letterari da altri uomini. Per me vedete, e lo dico per un esempio, il purismo di Basilio Puoti, per quanto definito reazionario, retrogrado, pedantesco codino, ecc., è sempre una battaglia combattuta in pro' della causa italiana, una battaglia efficace quanto l'Assedio di Firenze di Guerrazzi, quanto la Protesta del Settembrini, quanto i gloriosi momenti di Curtatone e Montanara: per me dei canti a Dante a Machiavelli, a Micca a Galilei a Campanella, a Leopardi, per quanto poco accennanti alle condizioni politiche dei tempi, son sempre delle voci ribelli degli slanci di patriottismo che significano qualche cosa, che alludono al triofo di nuovi destini, quei destini al cui effettuarsi sono efficacissimi auspici i gloriosi ricordi di un'arte libera, come lo sono i piombi dei fucili e gli assalti alla baionetta.

A me il fenomeno della letteratura patriottica, inteso nella sua vera indole, piace paragonarlo a un peana di guerra, a una Marsigliese, a un Inno di Mameli: accanto alle note ardentemente, febbrilmente, nervosamente vibranti, sono altre note e che sfumano, che accennano, dileguando, sottilmente. Ma queste pur essendo sfumature, fanno meglio risaltare quelle e la musicalità, dalla sapiente fusione dei toni gravi coi tenui, prorompe vigorosa, in tutta la sua elettrizzante possanza.

In questa Marsigliese del pensiero patriottico, adunque non tutti possono rappresentare la frase predominante, il leitmotiv, ma tutti sono egualmente grandi, perché tutti l'ispira un'arte che ha una missione e la missione dell'arte deve essere nobile, civile patriottica. Orbene, signori questa missione traluce anche, splendidamente, nell'arte del nostro Domenico Murena e noi possiamo rallegrarcene, come di cosa che è parte di quell'epopea di martiri e di trionfi, di sacrifici e di glorie, che ci ha data la nuova Italia.

Pel Murena l'arte deve rappresentare il trionfo dei più nobili sentimenti morali e più nobile tra tutti i sentimenti è il patriottismo. E' questa l'arte del Manzoni, del Guerrazzi, del Gioberti del Giusti né più, né meno. E il nostro fu un italiano quanto di italiani ve n'era penuria: e come italiano non poteva far altro che inveire contro la tirannide dei tempi che persino la memoria degli allori passati avrebbe voluto calpestare, annientare, distruggere. Basterà ricordare quei dodici sonetti, nei quali egli volle fermare le più belle Rimenbranze della gloria italiana. Il volumetto, divenuto rarissimo, porta la data del 1838, e fu stampato in Avellino, essendo Intendente della provincia nostra Domenico Antonio Patroni. Emana da esso un acre odor di protesta che, forse, dovè sfuggire all'olfatto dello scrupoloso rappresentante del Governo: ma che certamente non pervenne mai alle radici di un qualsiasi Regio Revisore, ché altrimenti non sarebbe mancata la solita tiratina d'orecchi, più o meno scandalosa impertinenza dei birichini della penna... E' vero che il qualsiasi Regio Revisore, alla non compresa evocazione dei glorioso fantasmi della vita italiana, avrebbe poturo ingenuamente esclamare, come si usa nei paesi teuitonici a proposito di cose che hanno finito il loro tempo" [...].

Dante Machiavelli, Campanella Galilei, Casalpino, Beccaria, Filangieri, Pietro Micca, Pier Capponi, Monti, Leopardi risorgono nell'ispirata fantasia del Murena, grandi luminari dell'arte, del pensiero, ma soprattutto del patriottismo in quanto che determinarono la grandezza dell'Italia al cospetto delle altre nazioni. Il Murena difende il Machaivelli dalle accuse delle ricche menti che di lui avevan fatto un maestro d'inganni ai potenti, mentre lui accendevano stimoli di patria carità. Canta nel Campanella il precursore dei tempi nuovi e delle nuove teorie.

.

Ne vana è l'opra tua, ché ogni pensiero,
per te redento, sulle proprie piume
Libero spazia e solo intende al vero,
E il saper vasto e il portentoso acume
Ond'è cotanto il secol nostro altero
Son fiamme accese dal quel primo lume.

 .

Nella morte immatura di Gaetano Filangieri, l'immortale autore della Scienza della Legislazione, opera che, al dire di Beniamino Franklin aveva formato lo stupore persino degli americani, il nostro deplora l'impossibilità di solcare con più certo vento il pelago infinito della scienza. Scrive di Pietro Micca quando non ancora sorgeva un monumento che ricordasse ai posteri l'eroismo del biellese. Deplora le sciagure che afflissero Giacomo leopardi più fatale fra tutte l'animo maggiore dei tempi. E in questi versi, ai quali il buon Federico Cassitto augurava l'immortalità, è tutta scolpita la maschia e nobile figura del Morena che in tempi avversi a libertà o se non avversi, eravamo nel 1838, almeno non propizi a libertà, osava muovere la voce nella visione di un mondo migliore, contro i dimentichi italiani, ricordando loro le glorie del passato, e rimproverandoli dell'ignava del presente; e ciò quando gli latri, più di lui fortunati, inneggiavano alla politica militante o tacevano, paurosi. Ecco perché noi dovremmo desiderare che il ricordo di lui non isvanisca giammai: ecco perché io auguro alla mia città natale di veder presto raccolti in un sol tutto i non pochi componimenti poetici di Domenico Murena. Così la sua memoria rimarrebbe affidata a qualche cose di più tenace che non sia la tradizione orale.

 

Nel 1904 Nicola Valdimiro Testa pubblicò per la "Rivista abruzzese" (anno XIX, fascicolo II) un libretto dal titolo Le poesie civili di Domenico Murena (1808-1844). Contributo alla storia della coltura napoletana nella prima metà del XIX secolo.

Qui dell'autore il Testa sottolinea gli studi di Giurisprudenza in Napoli, e il ruolo nel movimento intellettuale che, "propagandosi dalla metropoli nell'intero regno, in Avellino, come nelle più importanti città dell'Italia meridionale, si svolse, fecondo di luminose manifestazioni dal 1820 al 1850". Sottolinea poi le fiorenti Istituzioni presenti in Avellino: Il Real Collegio, Il Seminario Vescovile, La Reale Società Economica. "Il foro splendeva di tradizioni e di campioni valorosi", e tutti "laici ed ecclesiastici, avvocati e giureconsulti, agricoltori ed economisti, tutti erano letterati anche i funzionari del Governo a cominciare dall'Intendente e dal Preside della Gran Corte Criminale". "In Avellino poi domiciliava l'influsso del Puoti" che aveva amici e devoti seguaci e lui stesso per tre volte era venuto ad Avellino ed aveva inveito contro colore che "su facevano banditori delle più stravaganze e balorde fantasie di Gallia e d'Alemagna".

"Domenico Murena si sollevava dalla schiera degli arcadi e da quella dei puristi: anche storicamente parlando egli precede il fiorire di quei poeti che a Napoli furono arcadi e puristi: Alessandro Poerio, Maria Giuseppina Guacci, Paolo Emilio Imbriani, Giuseppe Campagna, Saverio Baldacchini, Francesco Saverio Arabia, Pier Paolo Parzanese. C'era in lui qualche cosa di superiore ai tempi, di superiore all'ambiente, nel quale egli viveva: questo comprendevano anche i contemporanei. Di qui l'affetto ond'egli fu amato, di qui l'ammirazione ond'egli fu circondato, sconfinata e che l'invidia non valse mai ad intaccare".

Sottolinea l'amicizia con Pirro De Luca che aveva sposato la sorella e che scrisse per lui l'epigrafe sepolcrale.

Parla quindi il Testa dei suoi amici e contemporanei che scrissero di lui sempre con affetto, di Federico Cassitto che tessè l'elogio funebre in seno alla Società Economica, di cui riporta un stralcio là dove sottolinea l'attività di avvocato, di poeta ed anche un suo discorso tenuto alla Società economica sulle connessioni tra la letteratura e la economia politica.

Il libro presenta gli XI sonetti del Murena pubblicati nel 1838 e dedicati a Dante, Niccolò Machiavelli, Tommaso Campanella, Galileo Galilei, Andrea Cesalpini, Cesare Beccaria, Gaetano Filangieri, Pietro Micca, La risposta di Pier Capponi a Carlo VIII, Vincenzo Monti, I vasi di Vitulonia, In morte di Giacomo Leopardi.

 

 

 

Torna a

Murena

Uomini illustri

Home

Scrivi