Ferdinando Garzilli

 

Medico della marina italiana ed eroe a Lissa

 

 

Nacque il 12 gennaio del 1816, studiò nel collegio medico di Napoli conseguendo ottimi risultati nella disciplina e meritandosi la stima dei professori e dei colleghi per le sue doti personali. Il 13 luglio del 1840 entrò nella marineria napoletana come “pratico di Nuova leva”. Con l’unità d’Italia passò nella marina del nuovo stato. Divenne medico di corvetta con diploma del 2 maggio 1865. Nonostante fosse padre di molti figli e figlio di madre vedova si mise a disposizione della patria e fu medico della marineria da guerra. Si imbarcò come primo medico sulla cannoniera corazzata “Palestro”, comandata da Alfredo Cappellini. Nella battaglia navale di Lissa il 20 luglio del 1866 non volle lasciare, insieme al suo aiutante il medico fiorentino Carlo Gloag, i molti feriti e morì insieme all’equipaggio nello scoppio della nave.

 

Da Mariano D’Ayala, Vite degli italiani benemeriti della libertà e della patria. Morti combattendo, Firenze, Cellini, 1868, p. 206.

 

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Così Giuseppe da Forio racconta l’episodio in Vita di Giuseppe Garibaldi, pp. 978-979.

 

La Palestro si era ritirata dal combattimento in preda ad un fuoco che ad ora ad ora parea volesse divampare. Il suo comandante, credendo di potere spegnere il fuoco, rifiuta il soccorso delle altre navi, limitandosi solo a chiedere di essere rimorchiato presso la nostra linea. Mentre passa a portata dell'Affondatore, il comandante e 1' equipaggio gridano Viva il re, Viva l'Italia e poco dopo in mezzo al Governalo ed all' Indipendenza, salta in aria e soli 19 individui sono salvi. Comandante di questo legno era Alfredo Cappellini da Livorno, nato il 29 dicembre 1828, valoroso ed intrepido marinaio degno di miglior fortuna: luogotenente di lui era Ernesto Vilerbo da Napoli, giovane di belle speranze, di virtù antica; ed uffiziali, Vincenzo Cacciottoli dell'isola di Procida, Aniello Lanso, Emmanuele Barbaro, Carlo Marcillier tutti e tre di Napoli, Fabrizio Fabrizi da Palermo. Andrea de Agostini e Pietro Ribaud, ambedue da Napoli, uno pilota, l'altro commissario; Ferdinando Garzilli da Solofra ne era il medico e Giovanni Banner da Napoli meccanico L'incendio della Palestra si vuole cagionato da una granata austriaca introdotta pei boccaporti in una estremità non corazzata. Nella chiglia sottoposta le polveri chiuse in casse di rame, benché con le pompe si bagnasse la Santa Barbara, non potendo inumidirsi scoppiano, e con esse la nave.

 

 

Altro racconto:

Siamo nel canale di Lissa dove le corazzate austriache avevano attaccato la Palestro. L’avanguardia italiana era comandata dal Vacca. A questo punto l’Ammiraglio Albini ordinava al comandante Gogola della nave Governalo di andare in aiuto della Palestro su cui l’incendio era molto forte. Il comandante della Palestro rifiutò qualunque mezzo di salvezza, chiese solo che la nave venisse rimorchiata verso la linea italiana. Mentre la nave col fuoco passava sottovento vicino alla nave Affondatore costui insieme all’equipaggio gridava: Viva il re. Viva l’Italia. Intanto l’incendio avanzava nonostante il lavoro per domarlo. Quando la Palestro giunse tra il Governalo e l’Indipendenza saltò in aria insieme ai suoi uomini che non l’avevano mai abbandonata. Si salvarono solo 19 individui, un equipaggio dichiarato eroico. Tra questi c’erano diversi napoletani, uno di Palermo ed un solofrano il primo medico di bordo Ferdinando Garzilli.

 

 

Parlano di lui

Storia delle marine militari italiane dal 1750 al 1860 di Carlo Randaccio, 1886, p. 189.

Gazzetta medica italiana. Stati sardi, p. 255.

Rivista storica del risorgimento italiano, 1895.

Diario dei martiri italiani dal 1176 al 1870 di Gabriele Fantoni 1885, p. 157.

 

 

 

 

 

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