Francesco Guarini

Solofra 1611-Gravina di Puglia 1651

 

Un rappresentante della pittura napoletana del Seicento di influsso caravaggesco

Abbandonò la scuola manieristica della bottega paterna

  

Caratteristiche della pittura guariniana

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L’Annuncio a Maria della resurrezione di Cristo (1642).

“Opera matura in cui sono privilegiate le figure in primo piano, con pochi elementi che definiscono l’interno del quale sono visibili solo il pavimento, l’inginocchiatoio ed una sedia di paglia descritta con esattezza come tutti i brani di natura morta del Guarino. Un aspetto peculiare della composizione è nella contrapposizione frontale delle due figure principali che appaiono quasi di profilo rispetto allo sguardo dello spettatore. La gamma cromatica è estremamente luminosa con straordinari brani di pittura nella descrizione delle ali dell’angelo e dell’effetto cangiante del taffetas della sua tunica, ed anche nelle sottili creste di giallo vivo che conferiscono riflessi serici” (da Lattuada).

 

 

Liberazione di San Pietro (1632)

“È tra i dipinti del Transetto della Collegiata di Solofra meglio conservati. Mette in rilievo la fase caravaggesca del Guarino nella figura del prigioniero a dorso nudo sulla destra. Al Ribera si richiamano i dormienti sulla sinistra, l’uso di una pittura fatta di pochi ed essenziali accenti cromatici in grado di rendere effetti luminosi come la brillantezza della pelle rugosa e l’impatto della luce sul volto e sulla barba di S. Pietro” (da Lattuada).

 

Particolare del Transito di S. Giuseppe

 

 È chiaro l’influsso del Caravaggio di cui il Guarini seguì il "realismo" e il grande ruolo dato alla luce e al colore.

 Riuscì ad unire le istanze delle scuole del Ribera e dello Stanzione con un linguaggio pittorico nuovo, disadorno, rude e semplice che gli ha fatto acquistare un posto di primo piano nella pittura di derivazione caravaggesca napoletana.

Nella sua pittura ci fu un periodo stanzionesco, uno in cui seguì la scuola del Ribera, quando si ebbe la sua migliore produzione, ed un ultimo in cui riprese la maniera stanzionesca con un maggiore naturalismo.

 

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Le sue opere migliori sono le tele del transetto

della Collegiata di S. Michele Arcangelo

 

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In queste tele il Guarini elaborò una poetica personale dando l’avvio alla "nuova pittura guariniana", che seguiva la parte più rivoluzionaria della pittura del Caravaggio e che fu definita "polemica".

Sono il documento di una condizione sociale in fallimento, denunzia di una ingiustizia sovrumana, interpretazione di un mondo che si avviava al tramonto.

In questi capolavori l’artista rappresentò vecchi pezzenti ricoperti di lane pesanti o di pelli pecorine, pastori assonnati e seminudi, patriarchi, madonne, santi ritratti nell’esperienza quotidiana, figure tolte dalla bottega artigiana e dalla strada, messe un’architettonica ridotta, ed espresse con una poesia semplice e rude, un attento interesse al ritratto, una pennellata densa fatta di grandi macchie di luci e di ombre che fanno del Guarini una personalità di livello artistico diverso dai suoi maestri.

L’Annuncio ai pastori è l’opera più paesana e significativa del Guarini pittore del suolo natio, memore degli umili pastori, dei conciatori di pelli e dei fabbricatori di cotti.

Il sogno di Giuseppe con figure solidamente costruite, essenziali, scabre, primitive.

La visione che precede la fuga in Egitto espressione di un’arte che trasforma in poesia la vita quotidiana e colloca questa violenta visone al di là delle ricerche del Ribera.

L’Annuncio a Maria, una pagina di realistica e rude poesia.

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La Circoncisione (1635) mette ancora più in risalto il momento polemico della pittura guariniana e accosta l’artista ai ribelli naturalisti del suo tempo.

Una delle opere fondamentali dell’iter del Guarini in cui è più forte è il legame stilistico col Ribera come gli astanti in secondo piano. “La gamma cromatica è piuttosto vivace. Il prezioso broccato del sacerdote inginocchiato a sinistra, dalle cifre ampie e sontuose è memore di analoghe soluzioni decorative di Battistello Caracciolo. Anche se c’è una fitta quinta di personaggi a sinistra che danno profondità alla scena, il dipinto si concentra sui personaggi principali la cui dimensione occupa quasi tutto lo spazio visivo. Emergono in tutta la loro potenza i forti accenti ritrattistici dei volti dei protagonisti, anch’essi partecipi di quella attenzione alla senescenza eroica introdotta dal Ribera nella pittura napoletana del primo seicento” (da Lattuada).

 

 

Particolare della Visione di Zaccaria

 

La poderosa figura di popolana che allatta, vigorosamente naturalistica, costituisce un notevole esempio di lettura al naturale del patrimonio figurativo dello Stanzione (Lattuada).

 

 

 

 

 

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La Sine macula (1642), espressione di una nuova ricerca stilistica e coloristica, in cui l’artista si distacca dalle correnti naturalistiche della pittura napoletana e dà inizio alla fase matura della sua opera.

Opera commissionata dalla Congrega dei Bianchi annessa alla Collegiata. Olio su tela (242x161).

 

 

Altre tele sono: L’Annunciazione, le tre pale rappresentanti la Madonna del Rosario (in S. Domenico in Solofra, in Materdomini e in casa Di Donato) delle quali la migliore è la prima, commissionata al Guarini dalla Principessa Dorotea Orsini; due tele del soffitto di S. Agata, eseguite subito dopo i teloni sammicheliani e commissionate dal principe Marino Caracciolo di Avellino, il quale, dopo aver visto "con infinita meraviglia quel soffitto bellissimo, ambì averne anch’egli uno di pregio non minore nella chiesa di Sant’Agata" (Il taglio delle mammelle e Martirio sulle braci), dove è ripresa la ricerca naturalistica degli anni migliori che le colloca tra i capolavori; la Maddalena in estasi; il Sacrificio d’Isacco; La Vendita di Giuseppe che si riallaccia, nei colori violenti e nella vitalità delle figure dense pittoricamente, al primitivo momento naturalistico.

 

Nell’ultimo periodo il Guarini si avvicinò ancora di più allo Stanzione con opere che sono rielaborazioni del maestro, ma dove ci sono i segni dell’antica poetica. Il Transito di San Giuseppe (Chiesa di S. Diego in Napoli) e una sua seconda edizione nella chiesa di S. Sossio in Serino che può definirsi un tardo capolavoro; la Madonna del Suffragio della omonima chiesa di Gravina, opera forte energica, espressiva, tormentata.

 

 

 

Approfondisci

      Cronologia guariniana

    Il sonetto dedicato da Carmine Troisi all'artista

 

 

 

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Pagine dedicate a Francesco Guarini

 

Da M. Grieco, Francesco Guarini da Solofra nella pittura napoletana del600, Avellino, 1963.

V. pure: R. Lattuada, Francesco Guarino da Solofra nella pittura napoletana del Seicento (1611-1651), Napoli, 2000.

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Cronologia guariniana

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19 gennaio 1611 nasce a S. Agata di Solofra da Giovan Tommaso e Giulia Vigilante.

25 febbraio 1636 viene emancipato dal padre.

3 marzo 1636 firma il contratto per i dipinti della Collegiata.

1637 firma La sacra famiglia appare a due frati carmelitani (Zurigo)

1637 firma l’Annuncio a Zaccaria della Collegiata di S. Michele Arcangelo.

1641 chiede i voti dell’ordine minore.

2 marzo 1642 riceve l’incarico del Martirio di S. Andrea e della Resurrezione.

1642 firma l’Annunciazione della Collegiata.

1642 firma l’Incontro tra Sant’Antonio Abate ed il centauro della chiesa di S. Antonio abate di Campobasso.

1643 firma il S. Benedetto esorcizza un frate ossesso di S. Antonio abate di Campobasso.

5 maggio 1644 Onofrio Giliberti gli dedica la sua opera Il vinto Inferno da Maria dove egli scrive un elogio agli Orsini.

1644 firma la Madonna del Rosario di S. Domenico di Solofra.

1645 firma la Madonna del Rosario e Santi a S. Maria Materdomini di Nocera Superiore.

23 novembre 1651 muore a Gravina.

 

 

 

 

Sonetto

Il Pittore

Angeli e Patriarchi, in lor divine
forme solenni emersero in tua mente
da l'evo antico, e tu, con la possente
arte che vola oltre l'uman confine,
 
chiuso tra le natie montagne irpine,
rendesti in immortal luce vivente,
onde a noi fatto è il ciel ognor presente,
strappate via del tempio le cortine.
 
E fu de l'arte tua pur nobil vanto
l'aver, come esigea tal sacro stile,
fatto del popol nostro un popolo santo;
 
chè ogni angiol tuo è bene un nostro bimbo,
ed è la beltà nostra femminile,
che le tele ornasti d'aureo nimbo.