Un documento inedito del 1722

Finalmente un documento che fa chiarezza sulla grafia del cognome di

.

FRANCESCO GUARINI

Da

Genealogia e Ragguagli Istorici del antico e moderno stato di Solofra e sua Università nel genere fisico seu materiale politico, civile, spirituale e prudentiale o vero ricca platea della medesima Università

descritta da not.

Vit’Antonio Grassi

cittadino della medesima.

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La famiglia

Guarini

 

L’annotazione di due particolarità nella famiglia Guarini basterebbero a manifestare il suo antico decoro, la prima per essere stata descritta nel decimo terzo luogo fra le 30 civili l’anno 1329, come più volte ho citato, e secondo per havere havuto per figlio l’eminente pittore Francesco Guarini che descrissi fra li huomini Illustri nel primo capitolo; ma perché sarei soverchio parsimonioso a proportion dell’altre, conviene manifestare altre prerogative, e notitie.

Viene l’anno corrente 1722 la famiglia Guarini maggior dell’altre diramata ne casali, cioè al Vicinanzo, Fontane sottane, Capopiazza, Sorbo, Balsami, Forna, Cupa, Toppolo, Strada vecchia, Piedi S. Angelo, Volpi, Toro soprano, e sottano, Fratta, e Santagati. E tiene il primo luogo nel numero dell’anime ascendendono a 400 in 67 fuochi di diversi ceti civili e bassi per la lontananza de secoli li quali è ben noto che producono accanzi e diminuzioni cossì nei beni di fortuna, come d’huomini di talento.

Questo testo si trova a pag. 188 dell’inedito indicato.

Da notare la grafia del cognome Guarini e non Guarino.

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Francesco, detto Ciccio Guarino pittore e suoi quadri particolari

Le prerogative delli descritti personaggi, che sono stati di onore e gloria alle loro famiglie e Patria vengono

[…] (il documento contiene una pagina scritta di argomento diverso con vergature di cancellatura verticali e orizzontali)

[di più] occupato di una singola virtù e quasi eroica, e di prima riga d’essi pittor famoso, il quale con la sua gloria addombra tutti, questo fu il gran huomo illustre e meccanico nel genere della pittura Francesco Guarini volgarmente detto: Ciccio Guarino, intanto che è cossì la memoria e l’artificio di un tal huomo che io quasi direi, che fusse statro preconizzato ne’ suoi antenati, come appresso dirò e con fondamento discese quest’huomo nel quale infinita la sua virtù e la sua linea da Felice Guarino, suo avo veramente con il suo nome Felice portò questa felicità a’ suoi eredi, onde in una pittura che l’istesso Felice fe’, et hoggi si vede chiaramente nella Chiesa di S. Maria di Costantinopoli al suffitto dell’atrio anteriore, quasi vaticinando di se stesso scrisse sotto al quadro di mezo: Felix Guarinus solofranjis descendens ex pittoribus generanique pittores faciebat 1602. Dal qual Felice discese il suo figlio Gio Tommaso Guarino, virtuoso e maggiore del padre Felice, non solo nel genere della pittura, ma anco nell’intagliare, et indorare, come si vede la sua mano nell’ala maggiore della Chiesa Collegiata di S. Michele, da esso fatta et nell far organi; et da Gio Tommaso discese detto Ciccio il quale ha date tutte le doti alla pittura possibili, e perciò è stato et è in tale stima e veneratione che viene comparato al Quercin d’Acento, al Dominichino, et anche al Tintoretto, al Correggio, e possiamo dire anche a Rafael d’Urbino, ma la maniera sua propria sorta al naturale e coherente al primo, cioè Quercin d’Acento.

Occasione della morte del Guarini.

Questo huomo sì singolare sopra tuttu gli huomini illustri della Patria hebbe una dissaventura degna di essere notata, cosa però assai verificabile nella nostra Padria, nella quale gli huomini virtuosi hanno patito, e patiscono molte disavventure; la disavventurta dunque, et infortunio, che corse questo celebre huomo fu perché avendo deliberato di portasi in Roma per far spicco della sua virtù e perfettionarsi maggiormente, fu esortato quasi non volendo di portarsi in Gravina per far qualche pittura singolare al Padrone comune de Feudi (et ivi chiuse i suoi giorni sotto li 13 luglio 1654) [il testo in parentesi ha un frego orizzontale].

Fra le molte, belle, e nobili pitture, che in Gravina dipinse, e formò che si vedono evidentemente essere della sua propria mano nel Palazzo del detto Protettore comune, sono quattro le più notabili e le più proprie che uscissero dal suo fecondo ingegno.

Quadro di Abramo in Gravina.

La prima del nostro Padre Abramo in atto di suonare, e di fare il sacrificio d’Isac suo figlio con uno vigore negl’occhi come nelle mani cossì prodigiosi, che pare un’incanto; vi è una specialità che non deve omettersi, cioè quelle legne adattate per far il sacrificio dell suo unico, e caro figlio Isac sono rappresentative dell’altare di faia e con artificio l’ha cossì ben connesse e discerticate e lasciate le parti intieramente che fa pristiggio all’occhio con artificio cossì proprio, che l’occhio ne resta ingannato.

Quadro di Giacobbe in Gravina.

Il secondo rappresenta la vendita della prima genitura da Esaù a Giacobbe, il quale come si ha nella scrittura la vendè per una minestra di lenta, seu lenticchie, e soppone esser venuto affamato Esau con varij cacciatori dalla penosa caccia, onde fa un intreccio da molti huomini affaticati dal penoso e faticoso mestiere della caccia medesima, che è una delle più belle pitture prodotte dalla sua mano.

Quadro d’Issac in Gravina.

Il terzo che si vantaggia sopra tutti gli altri tre, rappresenta Isac Caliginante, e quasi cieco, che dà la benedittione a Giacobbe, posto in una possitura cossì grave sola e maestosa e con una nobilissima barba propria di tal vecchio venerabile, che deve dare per divina provvidenza la primagenitura dal suo spirito profetico, opposta all’incontro la madre di Giacobbe, che fa l’orditura della benedizione, stando cossì cauta, sospetta per ottenere la benedittione medesima il suo caro Giacobbe, che è una mirabil cosa al sol rammentarsi.

Quadro di S. Cecilia in Gravina.

La quarta et ultima rappresenta la vergine S. Cecilia nell’atto di sonare il cimbalo con l’allegoria d’essa santa che propriamente si rappresenta l’atto del sonare, come si ha nell’antifona della sua leggenda: "cantantibus organis" l’ha posto con una idea si nobile e maestosa et è propriamente detta S. Cecilia pigliata dal naturale et è propriamente l’Eccellentissima Signora della Tolfa, che fu madre del Eccellentissimo Signor Cardinale Orsino odierno Arcivescovo e SS.mo prelato di Benevento, pigliata nell’officiarla, non solo nella comparatura naturale, ma più le vestì proprie di Signora e con un cioffetto usato a quel tempo tra capelli, colle quali qualità si vede chiaro la sua effiggie pigliata al naturale, e posta in tela, quasi sia vivente.

Quadro del Purgatorio in Gravina.

Vi sono altri ritratti fatti nella Chiesa del Purgatorio di detta città di Gravina con il quadro maggiore, col quale finì la sua vita Francesco Guarini, sotto 13 luglio 1654, lasciandolo quasi in perfetto nell’età sua d’anni 35 incirca, causata dal soverchio desiderio d’andare in Roma, benchè altri dicono per gelosia d’un corteggiano, per nome Abbondante Confetta per vedersi mirato dal Protttore con occhio minor benegno del Guarini che poi fu ammazzato come si disse per ordine dell’istesso Protettore.

In vita sua questo celebre huomo del Guarini fece diversi quadri per che era di mano sollecita, come mi diceva Contissimo Liotto, che li macinava li colori e l’accomodava sopra la tavolozza in Gravina, e più volte faceva qualche picciol quadro e lo mandava a vendere fuori patria per il medesimo quando il Guarini havea bisogno, e pintava al Palazzo.

Quadri al monastero di S. Agostino di Salerno.

Fra quali quadri nella città di Salerno, e proprio nel Convento de’ RR. PP. Agostiniani dentro al Chiostro ha fatte due figure cossì nobili, una di S. Anna e l’altra della nascita di N. S., in cui vi è quel bel bambinello cossì delineato al vivo, che attrae devotione, e stupore che nulla più. Questi due quadri che sono tra li nobili ch’ha fatti forse con attensione maggiore, dipingendo nella città di Salerno sono di singolare celebrati da molti, ma particolarmente dal Protettore della mia Padria, fu Ill.mo Sig. Regente di Andrea il quale non potea capire, che un tal magistero fusse uscito da sì celebre e magistral pittore, uscito, come egli diceva, dalla nostra patria di Solofra.

Quadro alla chiesa di Materdomini.

Nella chiesa di Mater Domini a noi vicina, et proprie quella de ì RR. PP. di S. Basilio del rito latino vi è un quadro del SS. Rosario, questa effigie, benchè replicata in tanti luoghi da lui, come in S. Domenico di Solofra, nella Parrocchiale di S. Agata et in molte altre parti, è però sempre variata, con invenzione e con ingegno. In questa però di Mater Domini ha un’ansia sì nobile, e maestosa che invita ogn’uno a vederla et è di sodisfatione non solo alla sua soddisfatione ma anche d’ammirazione.

Quadri alla Parrocchiale di S. Andrea.

E ancora i più notabili quadri quel della Parrocchiale di S. Andrea di Solofra, che ha due prerogative, credo suggeriteli dall’affetto d’esser suo casal proprio, cioè uno l’altare maggiore della resurrettione di N. S. con una lapide dilungata del suo sepolcro, che è ammirabile per li suoi colori chiarissimi, che finge la lontananza, e l’uscita fuora del suo sito; maggiore però è l’effiggie dell’Apostolo S. Andrea nel quadro maggiore nell’atto del predicare dalla croce che come si ha dalla sua vita convertì tanti, sistente anche nell’istessa croce, et è cossì delineato al vivo, che anche hoggi doppo tanti anni perché stia col colore, e con la voce anche predicando.

Soffitto di S. Agata di Serino.

Sopra tutti va’ venerabile il suffitto fatto in S. Agata di Serino rappresentante molte figure dell’istessa Santa, e con altre ancora che rappresentano diversi miracoli del SS. mo Sacramento. Rammentare per parte tutte le prerogative di si’ nobil soffitto, sarebbe troppo dilongarmi, tanto più che una sola figura fatta di notte, quando la santa fu medicata da S. Pietro è veramente di stupore, e merita riflessione la cannela rimasta morta di notte, che con artificio della sua mano, e del suo ingegno, fa un giro di mezzo lume vivo, et l’altro fumante, che chi lo considera, benché piccola cosa è veramente d’ammirattione. Il più, che a me piace, è il primo a mano sinistra del suffitto nel entrare alla chiesa, con tre figure, uno in mezzo della santa in atto del martirio ligata ad un basso tronco, e due tirandi d’intorno, cossì ben situati et espressivi nel tagliare le poppe, che è cosa mirabilissima. Questo quadro si può dire che fu il primario obietto della morte del Guarini, poiché dovendosi far l’opra di tal soffitto s’antepose il pittor che a quei tempi serviva la casa del Signor Principe di Avellino Proterrore di detto casale, e per consulta del Guarini medesimo fu supplicato il Principe, che dovendosi far l’opra con denaro di contributione del casale, et havendono il Guarini pittor vicino, al quale inclinavano molti de contribuenti, che a quei tempi forse non era in tanta stima, per toglier via ogni adombratione d’animo, su fussero fatti due quadri, o macchie, uno al Guarini et altro al suo pittore, mandarli in decisione a persona forastiera ben esperta, e si facesse l’opra dal più approbato, cossì fu eseguito, furono mandati in Roma li due quadri al famoso pittore di Roma Girofano che per parte del Guarini fu fatto il sopra accennato, et hebbe il medesimo la prelatione approbando detto Girofano la grande opera del Guarini dicendo però che era vero e naturale, e per ciò dispose andare in Roma, dal che ne seguì poi la morte, come di sopra s’è detto. Il quadro che pinse il pittor del Principe, pure con tre figure del tormento del martirio della santa, si vede al suffitto nuovo di detta Chiesa sopra all’altare maggiore inchiontro senza cornice, che se bene sia ben’ tento, non è però comparabile al Guarini. Nel ponere in opera tal suffitto ne fu formato instrumento col quale si convenne che per l’opra delli 16 quadri del medesimo, e fornimenti d’oro, ed ogn’altro magistero s’havesse havuto a stare all’arbitramento di due esperti, e donarne cento scudi esso Guarini; compì l’opera, e ricevè molte somme di denaro, essendo poi passato a miglior vita furono anche pagate altre somme a sue sorelle, e fratelli quodam medico Gio Sabbato, et Antonio detti legittimi successori, che tutti ascesero a ducati 600 incirca. Una de quali sorelle del Guarini fu moglie del m.co Angelo Balsamo di Banzano orefice hoggi vivente, il quale sentendosi poco contento di tal prezzo intentò lite in Vicaria, nella quale comparere. Il R. D. Gio Sabbato di Maio, antecessore dell’odierno parroco di detta Chiesa, a portò diverse eccettioni si in iustitia si in ordine, per il che la vittoria andava perplessa e dubiosa senza sapere in beneficio di chi andava a cadere, per il che si concordorno per docati 40 che ricevè presentialmente nell’atto della concordia, e renunciò alla legge seconda cd. de rescimenda venditione, et alla legge sub pretestu de’ transationibus con speciale, e particolare giuramento, sincome apparisce da pubblico atto per mano del quondam notaio Antonio Crescillo di Solofra sotto lì 30 ottobre 1682.

Dico il vero, che secondo il mio ratiocinio tal’opra, è mercatissima, e vale docati 2000, se bene quei tempi della fabbrica di tal nobile, e maestosa opra di pitture non era in tanta stima; mi si dice però chre per li predetti eredi non poteva aggiustarsi, e se bene vi si fusse traposto a suo favore il Signor Primicerio Giuliani come egli mi dice a suo favore, che molto lo compassionava, e s’affliggeva, s’affaticò assai bene con il detto R. Parroco, a li mastri di quel tempo, che facessero tutti li sforzi per qualche competente ricombenza non poter haver altro che detti docati 40 si vedeva essere una picciola miseria retributione a tanto credito. Il prendere il partito di levar li quadri dalla chiesa riusciva troppo malagevole, cossì […] che bisognò quietarsi per detta picciola somma de docati 40; la lesione è enorme anzi enormissima, eccedendo non solo il duplum, ma quantruplum, e per ciò tal transattione è ipso iure nulla, et non solo rifiutabile ex dolo, ma non forò avere nessuna sussistenza, del che il detto Sig. Primicerio sempre si n’è protestato publicamente per esoneratione di coscienza, pregando li eredi, a proponere le loro ardenti, chiare, et indifficultate ragioni.

Quadri nella Collegiata di S. Michele.

Non solo è venerabile, ma sormonta prerogative il suffitto cossì sontuoso del nostro S. Michele, seu della Collegiata di esso, dove ha faticato anche il Padre Gio Tommaso nella navata di mezo ma quello che ha special consideratione è il suffitto della navata, de sopra seu croce, nel qual suffitto è stato tutto l’impiego di sua mano; discorrerne per partes di tutti li celebri quadri della detta croce, seu navata di sopra, o a traverso è stupor troppo in questa istoria di nostra Padria il stile istorico; ne pigliaremo tre o quattro che meritano special commemoratione, e delli due, che sono, uno all’altare del Monte, et altro alla Congregatione dell’Immacolata Concettione nella Collegiata medesima,

Quadro di S. Giuseppe.

e tra essi due all’altare del Monte è quel ritratto, seu figura, che rappresenta l’amabile S. Giuseppe preso dal ritratto morto d’un eremita di venerabile aspetto, che stava alla Chiesa di S. Biase, dove s’è edificata la Chiesa della SS. Consolatione, hoggi detto: Madonna di S. Biase. In questo fa necessario la memoria del suo maestro, che fu il Cavaliere Massimo, il quale un simile quadro, quasi dell’istesso disegno nella Chiesa dell’Ospedaletto de RR. PP. della riforma S. Francesco di Napoli; havendo dunque visto il detto Pittor Guarini il disegno del suo maestro s’immogliò di farne uno consimile, e perciò mese all’opera tutte le prerogative de tutti talenti, l’abellì con maggior disegno, et con altra idea più magnifica, e con colori veramente vivaci sopra ogni disegno. Il veder l’uno, et il veder l’altro fa che possiamo dire limitata la regola di N. S. Non est discipulus supra magistrum, ma si vede avidamente in questo caso, che discipulus est supra magistrum; et in questo caso va’ connessa la riflessione dell’altro, benché non suo maestro, cioè l’insigne Lanfranco, del quale prese il disegno dalla Chiesa di S. Apostoli dei Teatini di Napoli, cioè del ritratto che habbiamo detto della sua Parrocchia di S. Andrea, ha preso con verità l’imitatione di detto Lanfranco, ma poi l’ha cossì nobilitato, e reso magnifico, e si può scorgere, come habbiamo detto del consimile di S. Giuseppe, si vede l’uno e vede l’altro con l’istessa riflessione, benchè non totale di suo discepolo; et in questo caso va fatta mensione che il Guarini è stato discepolo del Cavalier Massimo, di Giuseppe di Liveria, seu Spagnoletto, et Artemisia, dalla quale dicesi proprio habbia cavato qualche finezza in quel magistero de colori.

Quadro dell’Immacolata Concetione.

Va celebrata ancora come magnifico ritratto della Concettione SS. Immacolata nella Congregatione superiore della Collegiata medesima, et è uno de più celebri, e magnifici ritratti, che egli habbia mai composto con intreccio di tanti bel’ Angeli, che lo rendono assai venerabile, et il magistero adoprato da esso Guarini si suppone per l’amicitia, e corrispondenza di tali fratelli dell’istesso oratorio, di cui era parimente sodale fratello, e figlio della medesima congregatione. Nelle scritture della casa del Guarini si trovò una lettera scritta dal Guarini a suo fratello Gio Sabbato, che havea piazza di medico in Barletta, notitiandoli, d’aver fatto un quadro della SS. Concetione per la sua Congregatione cossì bello, che era il migliore di quanti ne havea fatti.

Quadro dell’Annuncio ai Pastori.

Questo che s’è detto parlandosi della Collegiata è venuto per il circolo che habbiamo fatto de i quadri in genere della medesima Collegiata; ma quello che sormonta ogni ammirazione, et è con una notabilissima specialità da tutti ammirabile è quel nobilissimo ritratto nel suffitto con titolo: Annuncio vobis gaudium magnum, il quale è il principale del medesimo suffitto. Egli have molte specialità degne di essere ammirate, e notate da ogni huom che ha senno. Questo quadro rappresenta i pastori a’ quali fu fatto l’annuncio della nascita del Messia, ha molte speciali considerationi. Primo l’Angelo su la nubbe che annuncia il festoso e notabile nottione della medesima nascita, il quale su d’una nube con chiaroscuri tramesciata distende un piè fuor di misura ammirabile, e ritenendo un’altro piede in dentro particolarmente con ammiratione fa un sforzo nel piano della tela, che riesce d’ammirazione. Parimente ritiene detto quadro un pastore mezo dissavestito, che con le vene, muscoli, e tutto il personaggio dissavestito posto in ammiratione è d’ammiratione parimente alli circostanti. Sopra tutti vi sta un pastore vestito con pelliccione di lana gentile cossì gentilmente fatto, che pare in verità, non di pittura, ma di verità propria istessa, e veramente un tal pelliccione dicesi da tutti, un tesoro di vaghezza; vi è anche una donna in ammiratione all’Angelo che sosta a rimirare il medesimo angelo, tiene nelle braccia un figliolino fuori del manto della medesima madre, con testa, et occhi cossì vivi, che pare totalmente un figliolino non dipinto ma vivo, vivace stimato da tutti. Questa al buon gusto d’huomini virtuosi et intendenti è la figura la più magnifica notabile, e di stupore che possa riuscire fra tutte l’opre sue d’ammiratione e di stima.

Discendenti della virtù del Guarini.

Dicemo che il nostro Pittor Guarini nella sua linea diretta havea finita la discendenza, et il merito con i suoi posteri, ma perpetuamente è rimasto di fame e di gloria appresso tutti; ma nemmeno ha finita la sua virtù con li descendenti, poichè hebbe nella sua sequela di pittura Angelo Solimene del Canale, casa di Serino, immediatamente vicino a Solofra, il quale seguitò al magistero della sua arte liberale, e riuscì non di tanta nobile riuscita, quanto un suo figliolo, hoggi detto: Cicco Solimeno, il quale parimente dedito alla pittura have illustrato non solo il casale del Canale di Serino, e poi della Città di Nocera de Pagani, ove fu casato detto Angelo suo padre, ma ha illustrata la città di Napoli, e quasi tutta l’Europa, il quale ha continuato la memoria del padre e con esso padre il maestro, dal quale è venuta l’idea del pittore, cioè di Ciccio Guarini, e cossì ha reso glorioso il maestro, il padre, e se stesso come s’è detto in tutta l’Europa, e bastano li due quadri, che ha dipinti a fresco nel convento dei PP. Teatini di S. Paolo, di detta città di Napoli. Uno che rappresenta la figura della caduta del cavallo quando fu chiamato da Cristo al suo discipulato, seu alla communità dell’Apostoli; et l’altro la caduta di Simon mago con l’oratione fattali da S. Pietro, stimati da tutti per un’opra singolare dell’arte, che stanno proprio nell’ingresso della sacrestia di detti PP. Di più per ultimo ad istanza de signori Genuesi, huomini di buongusto, ha composti tre quadri della fedeltà della casa Giustiniana, fedeli descendenti della fedeltà contro la durezza del Turco, che quasi li martirizzò, per li quali dice haverne havuto seimila scudi, e con tali vantaggi, e progressi della sua professione, che la città di Napoli l’ha dato il suolo per un gran palaggio vicino li studij, questo deve, e può dirsi discendere dalla virtù del mastro Guarini.

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Da questo testo, al di là di tante notizie e curiosità sui quadri e sulla vita dell’artista, ci sono alcune importanti indicazioni. La prima è la grafia del vero cognome del Guarini. L’artista era detto Cicco Guarino cosa che era frequente in quei tempi (avveniva anche per Francesco Solimena chiamato Ciccio Solimeno). Si spiega così come l’artista abbia voluto sottolineare la grafia del suo cognome e lo fa nella dedica all’Orsini. Lo stesso notaio, autore di queste memorie, riporta sempre la dizione Guarini anche quando lo chiama, verso la fine del testo, Ciccio.

Altro elemento interessante fu il concorso a cui il Guarini si sottopose per poter avere la commissione del soffitto di S. Agata, e il positivo giudizio alla sua opera che gli fece aggiudicare i lavori, ma anche l’amara constatazione di come localmente l’artista non fosse apprezzato adeguatamente: “nemo profeta in patria”.

Vedi la dedica di Francesco Guarini al duca Orsini

 

Il problema della grafia del cognome è risolto

Vedi i documenti dell’archivio di S. Andrea dove il cognome della famiglia dell’artista è Guarini

 

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La trascrizione di questo testo inedito è di Mimma De Maio chi lo usa è pregato di citare il sito protetto da Copyright